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I film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020

 

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Cineforum 2018/2019 | 7 maggio 2019

 

LA VITA IN COMUNE

Regia: Edoardo Winspeare
Sceneggiatura: Edoardo Winspeare, Alessandro Valenti
Fotografia: Giorgio Giannoccaro
Musiche: Mirko Lodedo
Montaggio: Andrea Facchini
Scenografia: Sabrina Balestra
Costumi: Ilenia Miggiano
Suono: Valentino Giannì, Giuseppe D'Amato, Antonio Giannantonio, Dario Calvari, Francesco Albertelli, Marco Saitta
Interpreti: Gustavo Caputo (Filippo Pisanelli), Antonio Carluccio (Angiolino "Rrunza"), Claudio Giangreco (Pati "Rrunza"), Celeste Casciaro (Eufemia Protopapa), Davide Riso (Biagetto), Alessandra de Luca (Valentina), Francesco Ferrante (Sabino), Antonio Pennarella (Ciro a' bestia), Tommasina Cacciatore (Franca), Marco Antonio Romano (Consigliere Cazzato), Salvatore Della Villa (Consigliere Ricchiuto), Ippolito Chiarello (Consigliere Zocco), Fabrizio Saccomanno (nullafacente), Fabrizio Pugliese (nullafacente), Domenico Mazzotta (nullafacente), Giorgio Casciaro (Lillino), Anna Boccadamo, Lamberto Probo
Produzione: Gustavo Caputo, Edoardo Winspeare, Alessandro Contessa per Saietta Film, con Rai Cinema
Distribuzione: Altre Storie
Durata: 110'
Origine: Italia, 2017
Data uscita: 2 settembre 2017

A Disperata, un piccolo paese del sud Italia dimenticato da Dio, il malinconico sindaco Filippo Pisanelli si sente terribilmente inadeguato al proprio compito. Solo l'amore per la poesia e la passione per le sue lezioni di letteratura ai detenuti gli fanno intravedere un po' di luce nella depressione generale. In carcere conosce Pati, un criminale di basso calibro del suo stesso paese. Il sogno di Pati e di suo fratello Angiolino era di diventare i boss del Capo di Leuca, ma l'incontro con l'arte cambia tutti, e così un'inconsueta amicizia tra i tre porterà ciascuno a compiere delle scelte coraggiose: i due ormai ex banditi subiranno una vera e propria conversione alla poesia e alla bellezza del Creato, mentre il sindaco troverà il coraggio per difendere delle idee, forse folli, ma per cui vale la pena battersi. La ricomparsa della foca monaca sarà il segno che qualcosa è cambiato. La vita del timido Filippo è ormai capovolta e lui ci si butta dentro con un tuffo, finalmente circondato non da paure ma da un silenzio pacifico. Questa inconsueta relazione non cambierà solo i tre amici bensì sarà anche foriera di una rinascita civile per la piccola comunità di Disperata.
Disperata non esiste. Esiste Depressa, frazione di Tricase. E dalla depressione alla disperazione c’è una distanza non indifferente, quasi come se, muovendoci con l’immaginazione lungo il filo della realtà, arrivassimo a una condanna senza appello. Magari per Winspeare, è solo un modo di giocare con tenera ironia sulla propria terra, una realtà e un’umanità forse sgangherate, ma pur sempre bellissime e vitali. Eppure, al di là di questa tenerezza - che è l’amore che si fa discorso e intelligenza - c’è un’amarezza di fondo che nasce dalla consapevolezza di osservare e raccontare un’altra dimensione del mondo, quasi perduta, legata a ritmi e tempi ormai fuori sincrono pur se magnifici, un’Italia che è ancora fuori dalla grazia di Dio, nonostante gli abbagli delle tarante spettacolo, dell’immagine reinventata a tavolino a bella posta per le cartoline e il turismo intensivo. E il tratto di costa del Salento è solo l’avamposto di questa reinvenzione. (……).
Winspeare tutto questo lo sa bene. E non è un caso che i suoi ultimi film, più sembrano scanzonati, formalmente irriverenti, quasi ingenui, tanto più mostrano i segni di una lucida coscienza ‘politica’. Innanzitutto perché della politica registrano l’impasse, la depressione profonda di vedute e possibilità di azione. Ai limiti della disperazione, come ben si riflette negli occhi tristi e nei modi rassegnati del sindaco Filippo Pisanelli (Gustavo Caputo, di nuovo timido innamorato). E poi perché questi film parlano di traiettorie alternative, di economie e visioni differenti, seppur con modi immaginari, fantastici e surreali: la comunità del baratto di “In grazia di Dio”, lo ‘zoo’ sognato da Angiolino ne “La vita in comune”. Ecco, vivere in comune, al di là dei giochi di parole, vuol dire ipotizzare strategie collettive che disegnino futuri possibili e impossibili, ma soprattutto condividere il presente con gli affanni, i problemi, le consolazioni, quel tempo sfiammato della vita di provincia. I fratelli Rrunza, rapinatori imbranati e di cuore, sembrano personaggi bizzarri, ma in realtà, nella loro essenza profonda, puoi riconoscerli a ogni bar di ogni paese sperso, sono le punte d’eccezione di un’umanità che ha altri parametri di normalità. E per interpretarli non servono gli attori, i ‘professionisti’, serve gente vera, dalla scorza dura, dal cuore d’oro e dalla battuta pronta. Come Claudio Giangreco e Antonio Carluccio, l’incontenibile Angiolino che Winspeare fa esplodere come una bomba atomica contro tutti i conformismi ufficiali. Del resto è un cast di amori e amici che ritornano, a cominciare dalla sempre splendida Celeste Casciaro. Il cinema è una famiglia allargata, un circo che fa davvero vita ‘in comune’ e che questa vita la riporta nelle storie che inventa e racconta. Cos’è tutto questo, se non un realismo che si libera dei suoi nei per diventare una fantasia dinamitarda? La rivoluzione italiana sarà meridionale o non sarà…
Aldo Spiniello, Sentieri Selvaggi

È un sud depresso quello descritto da Winspeare in questo film, e Disperata è la cittadina che lo rappresenta: una fabbrica chiusa, fontane che non danno acqua, gioventù senza lavoro - spiantati senza arte né parte, attratti dall’illecito -, un municipio cadente in cui nuove generazioni di amministratori inneggiano a un’anti-politica più cavillosa e ingolfante della politica che si vorrebbe spazzare via, immobilismo, stasi e lento affondamento. Un pezzo di nazione desertificato: ma questo avvilente quadro è lo scenario in cui si muove una comunità rappresentata attraverso maschere surreali che maschere non sono (tutto è attinto dalla realtà), protagoniste di storie che raccontano la realtà in forma di paradossi neanche tanto paradossali (la telefonata di Papa Francesco). A questa collana di siparietti irresistibili Winspeare sembra addirittura voler applicare i generi, ma solo per avvertire lo spettatore dell’inadeguatezza di quel mondo ad accoglierli: figure e situazioni troppo instabili e deviate per convertirsi in esempi, troppo minori per farsi icone, troppo sfuggenti per diventare significati di qualcosa. Così l’uccisione di un cane durante una rapina è il massimo problema morale di cui si possa ragionevolmente dibattere, l’unico proporzionato all’idea di dramma che il film va rappresentando.
La vita in comune” si afferma allora come film fuori dagli schemi nella sua tenace antiretorica, apparentemente sconsolato - non solo per quello che rappresenta, ma anche per come decide di farlo -, ma che, nonostante questo, riesce ad accogliere, nel suo divagante racconto, l’utopia delle favole radicandola a un territorio preciso. E che sa essere poetico e leggero (e divertente, molto) al punto da farsi facilmente perdonare la sua eccessiva lunghezza.
Luca Pacilio, Spietati.it

EDOARDO WINSPEARE
Filmografia
:
Pizzicata (1996), Sangue vivo (2000), Il miracolo (2003), Galantuomini (2008), Sotto il Celio Azzurro (2009), L'anima attesa (2013), In grazia di Dio (2014), La vita in comune (2017)

Appuntamento a martedì 8 ottobre 2019!

 

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Data di creazione: 29/09/2007
 

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