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Ippocrate

Post n°15093 pubblicato il 03 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Benjamin Barois ha ventitré anni e il sogno di diventare un grande medico. Ma per ora di grande ha solo il camice, offerto dall'ospedale e 'decorato' con macchie pulite. Per sei mesi dovrà occuparsi di dieci stanze e diciotto pazienti. Ad osservarlo il padre, primario autoritario nello stesso ospedale, ad affiancarlo Abdel Rezzak, medico algerino competente e umano "facente funzioni d'interno". Di guardia, una notte è chiamato a occuparsi di un paziente che accusa forti dolori addominali. Benjmain si limita a somministrargli un analgesico ma l'indomani l'uomo è morto. Padre e superiori coprono l'errore, la vedova chiede spiegazioni, Abdel pone domande, Benjamin è confuso. Deluso da se stesso, cerca la maniera di rimediare e di diventare un medico migliore.

Tra un film e l'altro, Thomas Lilti cura i pazienti. L'autore francese sa bene di cosa parla e pratica quello di cui parla.

Figlio dei Lumière e di Ippocrate, Lilti passa in rassegna al cinema le disfunzioni strutturali dell'istituzione ospedaliera francese coi suoi macchinari obsoleti, la mancanza di personale e di mezzi, la sorte dei medici stranieri relegati ai ruoli secondari, la ricerca del profitto a spese dei pazienti. Girato interamente in ospedale, Ippocrate è un racconto di formazione in corsia che segue l'apprendistato tormentato di un giovane internista al servizio di suo padre. Ma la pratica si rivela presto più dura della teoria. La responsabilità è schiacciante e il protagonista dovrà confrontarsi brutalmente coi suoi limiti, le sue paure e quelle dei suoi pazienti. 

La sua iniziazione comincia e con quella un film sincero nutrito dell'esperienza del regista, degli aneddoti e delle testimonianze raccolte sul campo. Muovendosi tra un caso di coscienza, un alcolizzato che muore e avrebbe forse potuto essere salvato, un dilemma etico, una vecchia paziente giunta alla fine della vita, un conflitto sociale sordo ma permanente, alimentato dalle condizioni di lavoro estreme, le rivalità e i piccoli accomodamenti al centro di tutti i microcosmi professionali, l'autore disegna prevedibilmente ma con appropriatezza un universo ambivalente. Un universo con le sue gerarchie, i giochi di potere, il peso delle responsabilità, l'impunità, gli errori e le loro conseguenze. Il passo falso del protagonista di Vincent Lacoste, che trova in Ippocrate materia per affinare il suo eterno personaggio di loser lunare, costituisce il primo filo drammatico del film.

 
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