CINEMA PARADISO

Diana - La storia segreta di Lady D.


Durante una visita all'ospedale per confortare l'amica Oonagh Shalney-Toffolo, nel 1995, la Principessa di Galles, Lady Diana, s'imbatte nel cardiochirurgo pakistano Hasnat Khan, con il quale avvia una relazione sentimentale segreta di due anni, fino a quando l'uomo non pone fine alla frequentazione per il veto della famiglia di origine e l'invadenza della stampa. Definito da alcuni amici della principessa come "l'amore della sua vita", Khan rappresenta un capitolo poco noto e insolitamente felice della favola tragica di Lady D., nonché il materiale drammaturgicamente ideale per raccontare gli ultimi anni della sua esistenza, quando la speranza di un futuro d'amore e libertà si scontra per sempre contro il tredicesimo pilastro del tunnel parigino di Pont de l'Alma. Il regista tedesco Oliver Hirschbiegel, già misuratosi con niente meno che la biografia di Adolf Hitler in La Caduta, e lo sceneggiatore di The Libertine, di cui ricordiamo il frasario accattivante ma anche spesso decontestualizzato e lasciato a navigare nel vuoto strutturale, devono essere sembrati chissà come il giusto team per questa impresa cinematografica che arriva in coda a una nutrita schiera di film per la tv sul personaggio di Diana Spencer e rimane saldamente incollato a un'estetica e a una narrazione tipicamente televisive, nonostante i differenti presupposti. Al di là della forzatura per cui il film prova a imputare l'impegno di Lady D. in campo umanitario, così come il suo risveglio di donna indipendente, alla vicinanza e allo stimolo di Hasnat, quando non mancavano i precedenti, è là dove la scrittura e la regia hanno carta bianca, nei momenti non altrimenti documentati di questo love affair difeso con forza dall'ingerenza di fotografi e tabloid, che il film dà prova del suo totale fallimento. Incapace o impossibilitato a inventare un privato di cui non si sa nulla, pensa male di appiattirsi su una sequela di momenti standard dell'innamoramento, validi per tutti e per nessuno, con la conseguenza primaria che il personaggio incarnato da Naomi Watts, non solo non assomiglia al modello a cui mira, ma non arriva a costituire nemmeno un modello altro. L'assoluto e veritiero affondare della vicenda biografica di Diana in una stagione specifica della storia della televisione, che ha trasformato per esempio il suo matrimonio e il suo funerale in eventi mediatici senza precedenti, non diventa parte del discorso cinematografico di Hirschbiegel né giustifica, però, a questo punto, il kitsch nel quale è immerso il film, con buona pace dell'attitutine di Diana per lo stile e l'eleganza.