CINEMA PARADISO

Favola smemorata per Rolando Ravello


Andrea Guglielmino26/03/2014
Un po’ 50 volte il primo bacio, un po’ Se mi lasci ti cancello, la nuova commedia di Rolando Ravello – alla sua seconda prova dopo Tutti contro tutti – Ricordati di me?gioca con maestria coi temi dell’amore e della memoria.Edoardo Leo è un cleptomane goffo che scrive orribili storie per bambini, che hanno per protagonisti piccoli Kamikaze e barboni assiderati. Ambra Angiolini una narcolettica con problemi di orientamento e amnesia. Si incontrano da una psicoterapeuta (Pia Engleberth) e si innamorano, anche se non proprio a prima vista. Purtroppo lei perde il ricordo della loro simpatia, così lui è costretto a riconquistarla ancora, e ancora… per quante volte? A far da contraltare c’è la storia di una coppia di amici, Francesco (Paolo Calabresi) e Valeria (Susy Laude), devastati (soprattutto lui) dalla routine della convivenza. E allora forse dimenticarsi il proprio amore, per vederlo rinascere ogni volta più forte, diventa un’esperienza positiva, rinfrescante e non così traumatica come si pensa. Ben girato, orchestrato con garbo, il film, in uscita in 300 copie il 3 aprile con 01, ha un respiro internazionale e trae ispirazione da un’omonima commedia teatrale diretta da Sergio Zocca (che nella pellicola ha un cameo). Sono stati gli interpreti Leo e Angiolini a proporla a Rai Cinema che ha poi individuato in Ravello la persona ideale per portare l’opera a compimento: “Temevo che i due attori, conoscendosi molto bene, si incancrenissero nella versione che conoscevano – dice il regista – ma io ho una visione diversa, dove conta molto l’emotività. Il film e la commedia per me non c’entrano nulla. Mi sono scostato in maniera naturale, è il mio modo di vedere le cose. Non so fare una regia tecnica, racconto di pancia, a cavallo tra favola e realtà”.  La sceneggiatura è stata curata, oltre che dallo stesso Edoardo Leo, da Edoardo Falcone e Paolo Genovese, registi uniti a servizio della storia, proprio come si faceva nel cinema italiano d’un tempo. “Ci servivano visioni esterne – commenta Leo – Rolando nonostante il suo aspetto da carcerato è una persona molto tenera, se poi hai la fortuna di trovare un produttore che ti incoraggia hai fatto centro e si chiude il cerchio. Spesso i primi censori di una storia sono gli stessi sceneggiatori. Siamo noi a dirci ‘non ce lo faranno mai fare’. Ma è il momento giusto per osare. Chi guarda avanti ha capito che oggi funzionano anche esperimenti complessi come Smetto quando voglio. Genovese si è cimentato con una commedia dai toni più sentimentali che in passato. Virzì si è dato al dramma sociale. C’è stato La mafia uccide solo d’estate e sono stati tutti ottimi successi”. “Abbiamo lasciato da parte i tecnicismi – sottolinea Genovese –  anche sorvolando sul realismo a tutti i costi. E’ una storia d’amore, non una puntata di Distretto di polizia. Se i personaggi ti catturano all’inizio tu non li molli più”. “Sono loro a creare un mondo a parte – commenta Ambra Angiolini – due pezzi unici che si incontrano per creare una cosa sola e più bella. Ha a che fare con il desiderio di ognuno di noi: incontrare qualcuno che renda nobili le parti di te che ti paiono difetti”. Qui il nostro resoconto dal set.