CINEMA PARADISO

A Venezia la meditazione di Ferrara su Pasolini da la stampa


Willem Dafoe dà il volto al poeta. Nel cast anche Ninetto Davoli, Scamarcio e Mastandrea
Più fiction che ricostruzione storica, è approdato a Lido l’atteso film di Abel Ferrara «Pasolini», ovvero il racconto delle ultime 48 ore del poeta, scrittore e regista prima che fosse ucciso il 2 novembre 1975, in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Il volto di Pasolini è quello di Willem Dafoe.  La pellicola è un omaggio deferente a Pasolini da parte di un ex maledetto redento come Ferrara (ora beve solo acqua) perché, come dice lui stesso. «io sono cresciuto guardando i film di Pasolini e lui è cresciuto senza guardare i miei film. Io sono un buddista che tende a meditare sui propri maestri. Ho sentito molto il suo lavoro e mi sono permesso di avvicinarmi a lui». Nel film, ovviamente, non manca la tragedia finale con tanto di adescamento di Pino Pelosi e massacro poi al Lido di Ostia nella doppia versione: ucciso dal solo Pelosi e ucciso da un gruppo di balordi, forse pilotati da chissà chi.  Riguardo al suo rapporto con Pasolini scrittore, il regista del Cattivo tenente sottolinea: «Ho letto moltissimo i suoi libri e studiato le sue teorie, ma quando incontri le persone che lo hanno conosciuto e hanno lavorato con lui, è tutto diverso. Più bello. Capisci quanto era amato e come era gentile anche con i più umili. Sul set poi - conclude Ferrara - era tutto quello che io avrei voluto essere». Sulla mancata presa di posizione rispetto alla fine di Pasolini all’Idroscalo, Ferrara è molto chiaro: «Quello che davvero è successo quella notte non mi interessa affatto. Pasolini è morto. E questo è tutto. E poi - ribadisce - che significa quello che è successo è del tutto normale. Potrebbe capitare domani stesso a un uomo che gira in una bella auto a New York e rimorchia un giovane dominicano di Brooklyn».  «Pasolini - dice Dafoe - ho cominciato a conoscerlo a venti anni. Poi la mia conoscenza è aumentata quando ho cominciato a vivere in Italia e ho creato un rapporto diverso con lui. Non si è trattato di una ricostruzione, ma ho cercato di incarnare lui come era». Scamarcio, invece, che fa solo un piccolo cameo, dice: «Quando mi chiama Abel sono sempre pronto e poi vederlo girare ti fa immaginare che Pasolini facesse lo stesso». Da Ninetto Davoli, attore feticcio di Pasolini e incarnazione del suo ideale di uomo spontaneo, la frase più bella dell’incontro stampa. Rispondendo a una domanda di un giornalista sottolinea in perfetto dialetto romano: «Certo non abbastano 48 ore per raccontare Pasolini».  Nel cast anche Maria De Medeiros (Laura Betti), Valerio Mastandrea (Nico Naldini) e Roberto Zibbetti (Carlo). Bella la fotografia di Stefano Falive e il montaggio di Fabio Nunziata.