CINEMA PARADISO

Lucy


Nè l'uomo nè la materia sono l'unità di misura dell'universo, ma lo è il tempo che è alla base di tutto. Diffondere la conoscenza e il sapere e trasmetterla è l'unica cosa che conta, e che può evitare il caos. Questi pochi concetti sono alla base dell'ultimo film di Luc Besson, che ancora una volta decide di mettere al centro di un suo film personaggi femminili coinvolti in esperienze che li trasformano radicalmente. Il punto che si pone il regista, partendo dalle neuroscienze, è cosa succederebbe se l'uomo potesse utilizzare il proprio cervello, a pieno regime o comunque più del 10% che è la situazione attuale. Il personaggio interpretato da Scarlett Johansson ricorda molto Nikita, del resto lo si può notare nei primi minuti e nelle tante similitudini. Se da una parte il regista francese insiste su una questione scientifica dall'altra il film si indirizza molto velocemente verso la strada dell'azione, trasformandosi in un frullato di teorie, che non vengono però approfondite; e azioni al limite del fumettistico. Un grosso limite del film è a livello di sceneggiatura, di solito uno dei punti di forza del regista. Assistiamo dunque a veri e propri buchi narrativi, a scelte alquanto discutibili sul montaggio e a tagli di personaggi senza senso. Ad una prima parte solida infatti, segue una seconda parte dove la sceneggiatura è confusa e non sfrutta al massimo la potente premessa ed anzi sembra quasi voler sbrigarsi a concludere il tutto; con un finale poi che lascia alquanto perplessi