CINEMA PARADISO

Bastardi in divisa


 
Per Ryan e Justin è un momento di svolta nella vita: passata la soglia dei trent'anni, dopo una serie di piccoli e grandi fallimenti, è giunto il momento di decidere se rimanere a Los Angeles nella speranza di sfondare o tornare in Ohio e ammettere la propria sconfitta personale. L'ennesima umiliazione durante una rimpatriata con gli ex-compagni di college si trasforma per la coppia in un'idea di riscatto: fingere di essere agenti di polizia per guadagnare il rispetto e la popolarità fin qui mai raggiunta. Un gioco che Ryan comincia a prendere maledettamente sul serio, fino a entrare in collisione con il racket di un criminale efferato, lo psicotico Mossi.Protrarre una gag per l'intera durata di un film può sembrare una prospettiva tutt'altro che allettante. Ma il fatto sorprendente diBastardi in divisa è la sua capacità di reggere, benché a un ritmo spesso blando, fino alla fine, senza che le crepe nel ritmo generale dell'opera abbiano definitivamente la meglio. Le pretese di Luke Greenfield sono basse e tali devono essere anche le aspettative: la vis comica del buddy movie è ampiamente sfruttata (ad esempio, e molto recentemente, da Quentin Dupieux conWrong Cops) e i limiti autoimposti del politicamente corretto si fanno sentire, ma è innegabile ed encomiabile lo sforzo del duo di protagonisti di riportare a pagine auree della comicità a stelle e strisce, dalle parti di Eddie Murphy e Dan Aykroyd. Senza riuscirci, ma quantomeno provandoci, in un tacito accordo con il pubblico, a cui è garantita quella fetta minima di risate spensierate, garantite da uno Wayans jr. in forma, specie nella fisicità di alcune sequenze (il travestimento da killer e i tragicomici tentativi di arresto, oltre al consueto repertorio sul suo lato più femminile con corredo di gag sugli stereotipi gay). La coppia, prelevata di peso dalla serie Tv New Girl, si avvale di una chimica collaudata, che riesce a rimediare qualche sorriso anche quando si aprono voragini nella brillantezza dello script. L'intento semi-nascosto di emulare le gesta della premiata ditta Seth Rogen/Jonah Hill si ferma a metà strada, ma è significativa la ripresa - ancora una volta, dopo Facciamola finita - delle hit dei Backstreet Boys, emblema del trash pop anni Novanta. Una rivalutazione strisciante che dice molto, dentro e fuori daBastarsi in divisa, sull'eredità, difficile da rimpiazzare persino nei suoi lati apparentemente più deteriori, di un decennio fondamentale quanto "ingombrante".