Come unire La banda della Magliana, mafia capitale e la Milano berlusconiana e ciellina, la ’ndrangheta assieme alla mafia e alla camorra, la corruzione politica, la spregiudicatezza bancaria, la manipolazione giornalistica della realtò. In una sola parola Suburra, di Stefano Sollima.Che cosa significa innanzitutto Suburra. La Suburra era un quartiere popoloso e ampio dell'antica Roma, la cui popolazione era formata dal sottoproletariato urbano che viveva in condizioni miserabili, pur se vicino aveva lo splendore della Roma monumentale e imperiale. Oggi è un termine che sta ancora per un luogo malfamato e periferico.La periferia di Roma è proprio il teatro in cui si svolge la maggior parte delle azioni del film e il racconto parte 7 giorni prima delle dimissioni di Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio nel 2011. Così abbiamo Filippo Malgradi, politico corrotto, codardo e perverso, che passa la notte con due escort, di cui una minorenne, che si caccerà in un guaio che avrà conseguenze senza fine. C'è Sebastiano, che organizza le feste dei vip ed è senza valori pur giudicando gli altri, che si ritrova in mezzo ai debiti lasciati dal padre con gli zingari. C'è Numero 8, giovane boss della malavita di Ostia che sogna di trasformare il litorale romano in una Las Vegas, come Bugsy Siegel. C'è Manfredi Anacleti, capo di un clan di zingari che vuole essere riconosciuto boss vero e di primo piano e in quanto tale entrare negli affari che contano. E ci sono Sabrina, l'escort che fornisce le escort a Malgradi, e Viola, la compagna tossica di Numero 8. I destini di tutti i personaggi sono destinati ad incrociarsi per via del legame che esiste da sempre fra criminalità e potere politico. Il collante di questo potere che aleggia Roma è rappresentato da "Il samurai", che fa affari con le famiglie siciliane e campane.Sarà che sono fatti molto vicini a noi quelli narrati o i tempi ristretti di un film, ma a livello di narrazione restano troppe pecche, troppe informazioni che non vengono concesse dall'autore sui fatti che sta raccontando favorendo invece la spettacolarità. E' quindi proprio la storia l'elemento debole del film.La cosa però che riesce a sorprendere alzando la pellicola, notevolmente di livello rispetto alla media dei film del momento, italiani e non; è il linguaggio e la tensione che sa dare, grazie ad una fotografia e una regia praticamente perfetta e alla capacità (nonchè alla perfetta scelta dei personaggi), nonostante la tentazione di romanzare un pò troppo; di dare una terribile immediatezza di quello che sta avvenendo o avviene.Proprio la scelta dei personaggi come detto prima è una forza del film. Da Favino perfetto nel ruolo del politico con le sue capacità di interpretare il personaggio sotto mille sfumature e sfaccettature anche solo con la postura e la voce; fino a Claudio Amendola, il Samurai ex elemento della Magliana che comanda Roma; passando per Elio Germano venditore di eventi senza coraggio; Alessandro Borghi, il numero 8 che forse è il personaggio più azzeccatto; e a tutti gli altri.Stefano Sollima ha fatto una scelta registica ben precisa, coerente, portata fino in fondo.Sfrutta sicuramente molto la capacità di narrare i fatti del libro di De Cataldo, ma forse ne è anche il limite. Un racconto comunque coraggioso, pur sempre nei limiti, delle periferie romane.Voto finale: 4-/5
Suburra
Come unire La banda della Magliana, mafia capitale e la Milano berlusconiana e ciellina, la ’ndrangheta assieme alla mafia e alla camorra, la corruzione politica, la spregiudicatezza bancaria, la manipolazione giornalistica della realtò. In una sola parola Suburra, di Stefano Sollima.Che cosa significa innanzitutto Suburra. La Suburra era un quartiere popoloso e ampio dell'antica Roma, la cui popolazione era formata dal sottoproletariato urbano che viveva in condizioni miserabili, pur se vicino aveva lo splendore della Roma monumentale e imperiale. Oggi è un termine che sta ancora per un luogo malfamato e periferico.La periferia di Roma è proprio il teatro in cui si svolge la maggior parte delle azioni del film e il racconto parte 7 giorni prima delle dimissioni di Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio nel 2011. Così abbiamo Filippo Malgradi, politico corrotto, codardo e perverso, che passa la notte con due escort, di cui una minorenne, che si caccerà in un guaio che avrà conseguenze senza fine. C'è Sebastiano, che organizza le feste dei vip ed è senza valori pur giudicando gli altri, che si ritrova in mezzo ai debiti lasciati dal padre con gli zingari. C'è Numero 8, giovane boss della malavita di Ostia che sogna di trasformare il litorale romano in una Las Vegas, come Bugsy Siegel. C'è Manfredi Anacleti, capo di un clan di zingari che vuole essere riconosciuto boss vero e di primo piano e in quanto tale entrare negli affari che contano. E ci sono Sabrina, l'escort che fornisce le escort a Malgradi, e Viola, la compagna tossica di Numero 8. I destini di tutti i personaggi sono destinati ad incrociarsi per via del legame che esiste da sempre fra criminalità e potere politico. Il collante di questo potere che aleggia Roma è rappresentato da "Il samurai", che fa affari con le famiglie siciliane e campane.Sarà che sono fatti molto vicini a noi quelli narrati o i tempi ristretti di un film, ma a livello di narrazione restano troppe pecche, troppe informazioni che non vengono concesse dall'autore sui fatti che sta raccontando favorendo invece la spettacolarità. E' quindi proprio la storia l'elemento debole del film.La cosa però che riesce a sorprendere alzando la pellicola, notevolmente di livello rispetto alla media dei film del momento, italiani e non; è il linguaggio e la tensione che sa dare, grazie ad una fotografia e una regia praticamente perfetta e alla capacità (nonchè alla perfetta scelta dei personaggi), nonostante la tentazione di romanzare un pò troppo; di dare una terribile immediatezza di quello che sta avvenendo o avviene.Proprio la scelta dei personaggi come detto prima è una forza del film. Da Favino perfetto nel ruolo del politico con le sue capacità di interpretare il personaggio sotto mille sfumature e sfaccettature anche solo con la postura e la voce; fino a Claudio Amendola, il Samurai ex elemento della Magliana che comanda Roma; passando per Elio Germano venditore di eventi senza coraggio; Alessandro Borghi, il numero 8 che forse è il personaggio più azzeccatto; e a tutti gli altri.Stefano Sollima ha fatto una scelta registica ben precisa, coerente, portata fino in fondo.Sfrutta sicuramente molto la capacità di narrare i fatti del libro di De Cataldo, ma forse ne è anche il limite. Un racconto comunque coraggioso, pur sempre nei limiti, delle periferie romane.Voto finale: 4-/5