CINEMA PARADISO

Macbeth


Macbeth, valoroso condottiero, cede alla propria sete di potere per seguire la profezia che lo ha indicato come il futuro re di Scozia, fomentato dalla moglie la cui ambizione è assai più intensa e frustrata della propria. L'ascesa al trono di Macbeth prevede l'eliminazione fisica del reggente in carica, e sarà seguita da una serie di delitti sempre più efferati, poichè l'uomo, divorato da dubbi e paure, vede ostacoli in chiunque. E Lady Macbeth si renderà conto di aver creato un mostro che non può più controllare.Difficile ridurre la trama di uno dei capolavori di Shakespeare in poche righe, perchè la quantità di livelli di lettura e di significati insiti nel testo è quasi illimitata, nonostante la brevità della narrazione: una brevità che consente a Justin Kurzel, il regista di questo settimo adattamento cinematografico di Macbeth, di riportare fedelmente sul grande schermo l'intera storia, conservando nella loro interezza (e complessità linguistica) i dialoghi shakespeariani.Tuttavia il contributo originale di Kurzel si limita alla messiscena, in una Scozia selvaggia e brulla a metà fra Braveheart e la Grecia arcaica di 300): per il resto l'adattamento è talmente fedele e ossequioso rispetto al testo di Shakespeare da risultare convenzionale, nonostante l'ottima interpretazione di Michael Fassbender che comunica con la sola forza dello sguardo le mille sfumature della metamorfosi del protagonista: da eroico combattente ad arrampicatore assetato di potere a tiranno senza umanità, passando per quel bambino fragile che la moglie riesce a manipolare con facilità. E Marion Cotillard è una Lady Macbeth dal viso angelico e l'animo corrotto la cui maternità frustrata si trasforma in brama di potere, e che fa leva proprio su quell'impulso materno (e sulla sua sensualità) per manovrare il coniuge come un pupazzo. Fra le poche prese di posizione autoriali di Kurzel ci sono la trasformazione visiva di quel materno in mariano nella scena in cui Lady Macbeth cede ai sensi di colpa per le proprie mani sporche di sangue e l'inquadratura in cui Macbeth punta un coltello contro il ventre della moglie, identificandovi la fonte primaria dei suoi guai.I fantasmi che dovrebbero tormentare Kurzel, per restare in zona Shakespeare, sono quelli di Orson WellesAkira Kurosawa e Roman Polanski, autori prima di lui di adattamenti assai più coraggiosi, nonché quello dello stesso Shakespeare, la cui prosa fortemente evocativa può ispirare ogni artista a creare un adattamento fortemente personale. Il Macbeth di Kurzel invece è rigoroso, canonico, esteticamente ammirevole, storicamente corretto, ma non aggiunge nulla a quanto c'è sulla pagina e a quanto c'è già stato sul grande schermo. Anche per questo l'incessante accompagnamento musicale di sottofondo dopo un po' comincia ad assomigliare allo stridio di una sega circolare.