Il 25 aprile 1945 le città di Milano e Torino vennero liberate dall’occupazione nazista: anche se il resto del Settentrione d’Italia venne affrancato dal controllo tedesco solo nelle settimane successive, questa data viene unanimemente riconosciuta come il termine del controllo nazista sul nostro Paese e coincide con la fine del Ventennio fascista.A partire dagli anni immediatamente successivi all’evento, la Guerra di Liberazione, condotta dalle brigate partigiane resistenti (sovente supportate dalle popolazioni occupate e dai collaboratori antifascisti) e dagli Alleati, insieme ad alcune particelle fuoriuscite dall’Esercito italiano, è stata prolifica materia di speculazione all’interno del dibattito cinematografico.Se, da un lato, la pulsione documentaristica si è ben conciliata con il filone narrativo ed estetico neorealista senza preoccuparsi eccessivamente di scandagliare cause ed effetti della questione, preferendo a tale approccio una pur sincera e riuscita messinscena del dramma (Roma città aperta di Roberto Rossellini, 1945), dall’altro si è sviluppato un fronte analiticoche ha tentato di veicolare attraverso il racconto le riflessioni indotte dai fatti occorsi durante il periodo della Resistenza, tentando di sottoporre al pubblico questioni morali che, ancora oggi, vista la loro ambiguità, si prestano ad essere equivocate (Il sospetto di Francesco Maselli, 1975; Il terrorista di Gianfranco De Bosio, 1963; Una vita difficile di Dino Risi, 1961; Legge di guerra di Bruno Paolinelli, 1961).
Cinema e resistenza da nientepopcorn.it
Il 25 aprile 1945 le città di Milano e Torino vennero liberate dall’occupazione nazista: anche se il resto del Settentrione d’Italia venne affrancato dal controllo tedesco solo nelle settimane successive, questa data viene unanimemente riconosciuta come il termine del controllo nazista sul nostro Paese e coincide con la fine del Ventennio fascista.A partire dagli anni immediatamente successivi all’evento, la Guerra di Liberazione, condotta dalle brigate partigiane resistenti (sovente supportate dalle popolazioni occupate e dai collaboratori antifascisti) e dagli Alleati, insieme ad alcune particelle fuoriuscite dall’Esercito italiano, è stata prolifica materia di speculazione all’interno del dibattito cinematografico.Se, da un lato, la pulsione documentaristica si è ben conciliata con il filone narrativo ed estetico neorealista senza preoccuparsi eccessivamente di scandagliare cause ed effetti della questione, preferendo a tale approccio una pur sincera e riuscita messinscena del dramma (Roma città aperta di Roberto Rossellini, 1945), dall’altro si è sviluppato un fronte analiticoche ha tentato di veicolare attraverso il racconto le riflessioni indotte dai fatti occorsi durante il periodo della Resistenza, tentando di sottoporre al pubblico questioni morali che, ancora oggi, vista la loro ambiguità, si prestano ad essere equivocate (Il sospetto di Francesco Maselli, 1975; Il terrorista di Gianfranco De Bosio, 1963; Una vita difficile di Dino Risi, 1961; Legge di guerra di Bruno Paolinelli, 1961).