CINEMA PARADISO

Duri si diventa


James è un ricco professionista della finanza che sta per sposare la figlia del proprio capo e vive con lei in una villa di Beverly Hills. Darnell ha una piccola ditta di lavaggio auto nei sotterranei del medesimo palazzo in cui lavora James e sogna il sogno americano per uscire dal quartiere malfamato in cui vive con la sua famiglia. Quando James viene incastrato e condannato a 10 anni di carcere, in una prigione di massima sicurezza, si rivolge a Darnell convinto che, in quanto afroamericano, abbia esperienza di galera e lo possa allenare nei 30 giorni che lo separano dall'inizio della condanna così da non soccombere di fronte alla vita dietro alle sbarre. Darnell non è mai stato in prigione e non sa niente di cosa significhi essere un duro ma per soldi fingerà e diventerà il suo allenatore di vita da teppista.Quel che Duri si diventa poteva essere sta tutto nella prima scena, nella quale in una casa grande ed opulenta di Beverly Hills una coppia si sveglia, mentre si aprono automaticamente le serrande lei apre gli occhi e la prima cosa che vede è la propria mano sul cuscino con un paradossale anello gigantesco, la sola visione la fa sorridere soddisfatta. Gli stereotipi sulle classi sociali sono quanto di più abusato esista e nel suo attacco il primo film di Etan Cohen sembra promettere una maniera più sveglia e originale della media di prenderli di petto. Invece in questa commedia pensata come un buddy movie, in cui Will Ferrell incarna l'alto e Kevin Hart il basso (del resto la dicotomia bianco/nero se rispettata e non presa per contrasto questo impone), lo stile è quello della lunga parodia dello stile di vita distaccato delle classi più abbienti, una che però raramente affonda colpi centrati sfruttando la sceneggiatura ed è tenuta invece in piedi dalla potenza attoriale di Will Ferrell.Coproduttore assieme al sodale di una vita, Adam McKay (regista e sceneggiatore con il quale ha realizzato i suoi film migliori), Ferrell padroneggia tutto il film nel ruolo sia della vittima che del carnefice, scandisce i tempi anche ad un navigato comico come Kevin Hart (mai troppo a suo agio nel cinema) e catalizza tutto l'umorismo più sensato e corrosivo, lasciando agli altri le briciole.Lo stesso Duri si diventa sembra non riuscire a rendere un buon servizio al proprio protagonista. La sua trama, prima centrata su un conto alla rovescia verso la galera, poi spostata sull'amicizia con le gang criminali e infine su un finale d'azione, è l'esatto opposto di quelle strutture molto semplici in cui Ferrell ha dimostrato di trovarsi più a suo agio (da Anchorman a Old school).Genio dell'umorismo di parola, come quello di pura interpretazione o fisico (la scena in cui controvoglia provoca dei teppisti per scatenare una rissa è un gioiello di rigore e minimalismo comico), Will Ferrell è decisamente più grande, ingombrante e prepotente di Duri si diventa, già dai primi minuti si mangia il film a cui impone i suoi ritmi e i suoi tempi. Questo assicura un livello di godibilità e originalità più che sufficiente ma purtroppo non è gestito con l'abilità necessaria a dirigere un cavallo di razza come Ferrell per fargli dare il meglio, di fatto ammazzando qualsiasi possibilità di un livello di lettura superiore a quello più elementare.