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CHIARA UGOLININelle sale il 9 gennaio la versione restaurata del primo lungometraggio di Charlot, abbinato ad un altro film di Buster Keaton. Un'occasione per riscoprire un capolavoro che è entrato nella storia del cinemaUn bambino birichino, che soppesa nella mano un sasso, pronto a lanciarlo ma nel prendere lo slancio incontra la divisa del poliziotto e lo seduce con il suo sguardo innocente. Ha fatto dietro di sé un sentiero di finestre rotte, non per capriccio o per dispetto, ma per necessità, per un mutuo accordo con un bambino birichino ormai cresciuto, quel Vagabondo che Charlot, ovvero Charlie Chaplin, aveva creato più di 100 anni fa e che ne
Il Monello trova la sua prima storia a lungometraggio.
Un cult in sala. Dal 9 gennaio il capolavoro di Chaplin torna nelle sale italiane in versione restaurata dalla Cineteca di Bologna, abbinata al Sherlock Jr. del suo collega e rivale Buster Keaton, e in dvd. Un'occasione per riscoprire un capolavoro che è entrato nella storia del cinema e che nel 2011 è stato scelto per essere inserito nel National Film Registry dalla Biblioteca del Congresso per il suo valore "culturale, storico ed estetico". Un film dalla gestazione complessa e con differenti versioni che rende la visione di oggi ancor più necessaria perché restituita nell'integrità voluta dal suo autore. Charlot aveva inventato il Vagabondo nel 1914, il primo passo incerto quasi danzante (bombetta, bastone e scarpe a punta) di quello che sarebbe diventato un'icona e un mito cinematografico era avvenuto con il corto, Kit Auto Races at Venice. A quello ne erano seguiti molti altri, nel 1918 Vita da cani e Charlot soldato avevano già superato la forma dei cortometraggi. Nel 1919 Chaplin si era messo al lavoro su un nuovo progetto la cui idea era nata dall'incontro con la giovane star Jackie Coogan.
Il monello Jackie. Lo storico collaboratore di Chaplin, Roland Rollie Totheroh, raccontò come nacque il colpo di fulmine tra il trentenne regista e questo ragazzino che si esibiva al Grauman's Chinese Theater insieme al padre. Dopo averlo visto a teatro "Charlie aveva incontrato tutta la famiglia Coogan e si rese conto subito che il bambino aveva del talento e disse: "Voglio fare un film con questo bambino, ho avuto un'idea". Così nacque Il Monello, storia di un trovatello che la madre abbandona per indigenza e il Vagabondo Charlot salva adottandolo. A cinque anni il bambino e il papà adottivo hanno elaborato una pratica consolidata: il ragazzino spacca vetri e l'uomo arriva poco dopo, il kit da vetraio pronto a ripararlo, certo il tempismo mette in allerta una guardia ma i due riescono sempre a farla franca. Quando, a causa di una brutta influenza, il medico viene a far visita al monello scoprendo che il Vagabondo non è il padre naturale scatta la denuncia e la volontà di separarli, ne seguono scene drammatiche e anche un inseguimento sui tetti piuttosto comico, fino al finale conciliatorio che fa ritrovare al bambino la mamma diventata ormai una stella del teatro. D'altronde la prima didascalia è chiara: "un film con un sorriso - e, forse, una lacrima".
Fuga rocambolesca con la pellicola in una causa di divorzio. Per i critici Il Monello è il film in cui emerge, più chiaramente che nei corti, la vena malinconica di Charlot, d'altronde i diciotto mesi di lavorazione del film erano coincisi con alcuni dei momenti più drammatici della vita di Chaplin. La sua prima moglie, Mildred Harris si era fatta sposare adducendo ad una gravidanza inesistente, poi una volta sposati aveva avuto un bambino che era nato con una malformazione ed era morto tre giorni dopo la nascita. Questa tragedia aveva colpito profondamente Chaplin e minato la relazione già in crisi, poco tempo dopo nel pieno del montaggio del film era iniziata la battaglia legale del divorzio. Come raccontava ancora l'amico e collaboratore Totheroh, "dovemmo lasciare la città perché i legali minacciavano di pignorare tutti i beni di Charlie. [...] Dopo aver arrotolato i negativi originali dentro i barattoli di caffé divisi in rulli da 60 metri, imballammo tutto in dodici casse e ci incontrammo con Charlie al deposito di Santa Fé. Ci sedemmo a un tavolo e non appena Charlie si tolse gli occhiali da sole, un ragazzino iniziò a urlare "Charlie Chaplin! Charlie Chaplin!" così dovemmo andarcene via. Ci trasferimmo a Salt Lake City dove trascorremmo un paio di settimane. [...] Aveva tutto quello che possedeva in un'unica valigia, che io chiamavo la "valigia nera".
Chaplin tiene per mano il ventiduenne Jackie Coogan sul set di 'Tempi moderni' (1936)La prima del 1921 e la celebrazione del 1972. Il 21 gennaio del 1921 finalmente Il Monello incontrava il suo pubblico, migliaia di persone erano venute a celebrarlo alla Carnagie Hall, costringendo la polizia di New York a chiudere l'isolato al traffico. Il film fu un successo straordinario in tutto il paese, rimanendo in cartellone per mesi, a marzo il Kinema Theater di Los Angeles proietta Il Monello quattro volte al giorno, accompagnato e sincronizzato dal vivo da un'orchestra sulla base di una selezione fatta da Chaplin di brani di musica classica e contemporanea. All'estero il flm avrà anche un grande successo ma circolerà in versioni che non corrispondevano perfettamente all'originale voluto dal maestro. Nel 1972 dalla sua residenza svizzera, Chaplin aveva lasciato gli Stati Uniti ormai da vent'anni accusato di maccartismo, il regista decise di riprendere in mano Il monello. Tagliò alcune scene che riteneva superate dal tempo ma soprattutto compose di suo pugno diciotto distinti movimenti e affidò al suo fedele collaboratore Eric James il compito di trascriverle per partitura (su due pentagrammi). La sera del 4 aprile, pochi giorni prima di vedersi tributare un Oscar alla carriera che avrebbe dovuto ripagarlo almeno in parte dell'esilio a cui Hollywood lo aveva costretto, una folla immensa accoglieva Charlot all'entrata del Lincoln Center di New York per una prima della nuova versione de Il Monello con la nuova colonna sonora. Quella versione, completamente restaurata e restituita finalmente alla giusta velocità, grazie al minuzioso lavoro filologico di Timothy Brock, direttore e compositore che da anni dedica il suo impegno al cinema di Charlie Chaplin e alle sue musiche arriva ora ad un nuovo pubblico.