CINEMA PARADISO

Rampage da movieplayer


Articolo a cura di Francesco Lomuscio  4 Gennaio 2014Con ogni probabilità, i seguaci irriducibili della celluloide horror ricorderanno il protagonista Brendan Fletcher per essere rientrato tra le vittime dell'artigliato Signore degli incubi Freddy Krueger in Freddy vs Jason (2003) di Ronny Yu, mentre dietro la macchina da presa abbiamo il tedesco classe 1965 Uwe Boll che, autore, tra l'altro, di House of the dead (2003) e In the name of the king (2007), da un lato è conosciuto come più prolifico cineasta dedito alla trasposizione di videogiochi su grande schermo, dall'altro è abbastanza noto perché la critica non ha esitato ad affibbiargli la nomea di peggior regista del nostro tempo.Nomea affibbiatagli in maniera decisamente esagerata e, se vogliamo, gratuita, perché è pur vero che nella filmografia bolliana sono presenti diversi titoli da dimenticare, ma non risultano affatto assenti produzioni che, realizzate con budget inferiori a quelli sfruttati in grosse operazioni hollywoodiane, non sfigurano più di tanto al loro confronto. In questo caso, pur ricordando la figura del personaggio principale quelle di determinati soggetti appartenenti all'universo videoludico, non ci troviamo dinanzi a un cineVgame, ma abbiamo il citato Fletcher nei panni del ventitreenne Bill Williamson, il quale, pur non vivendo una brutta esistenza, si convince di avere pochissime possibilità di emergere nel suo futuro; fino al giorno in cui, deciso a interrompere la solita routine, si procura tramite internet le armi e un completo integrale di kevlar per assicurarsi l'attenzione a cui ha sempre ambito.Ed è permettendo alla tensione di salire fotogramma dopo fotogramma, nel corso della fase di attesa pre-massacro, che Boll orchestra il tutto, privilegiando l'uso della camera a mano per far sì, con ogni probabilità, che l'oltre ora e venti di visione manifesti toni vicini al realismo dei servizi giornalistici.Perché, tra esplosioni, una tesa sequenza ambientata all'interno di un Bingo e l'uccisione di un gruppo di donne in un beauty center a rappresentare, forse, il momento più violento del lungometraggio, Rampage può essere considerato sì un prodotto di genere, ma indirizzato più alla denuncia su celluloide che all'intrattenimento.Denuncia relativa, ovviamente, alla eccessiva facilità con cui è possibile procurarsi armi da fuoco nella società telematica d'inizio terzo millennio, man mano che la vicenda che prende forma non può fare a meno di richiamare alla memoria tragici fatti come la strage della Columbine High School, risalente al 1999, o l'impressionante sterminio dell'isola di Utoya, avvenuto, però, due anni dopo la realizzazione del film.Denuncia che, con il veterano Michael"Strade di fuoco"Paré posto nel ruolo dello sceriffo, il caro vecchio Uwe filtra attraverso un racconto per immagini in movimento tanto semplice, duro e spietato quanto spaventoso.D'altra parte, a differenza della maggior parte dei blockbuster d'oltreoceano, non sembra porsi alcun problema per quanto riguarda esagerazioni di cattiveria, rendendo l'insieme non solo tutt'altro che prevedibile, ma anche capace di spingere alla riflessione.È Koch Media a renderlo disponibile su supporto blu-ray italiano, corredato di sezione extra costituita da trailer originale ed un making of di nove minuti.