CINEMA PARADISO

Perché Westworld è molto più di una serie tv da lineadiretta24


 SCRITTO DA MAURO ZINI IN DATA 26 GENNAIO 2017 EDIZIONE N° 25 DEL 2017BENVENUTI A WESTWORLD – Il parco dove tutto è concesso. Questo è lo slogan di Westworld, l’incipit di una serie tra le più belle degli ultimi anni che trascende la narrazione pura per sconfinare nella filosofia come solamente pochi prodotti sanno fare. L’ispirazione è nota: prodotto dalla HBO e tratto dal film “il mondo dei robot” scritto e diretto da Michael Crichton, Westworld prende un argomento di fantascienza pura, ossia la creazione di androidi, repliche artificiali di forme di vita biologiche e li inserisce in un contesto antitetico alla fantascienza, ovvero il selvaggio wes
C’ERA UN DOMANI IL WEST – I ricchi avventori del parco di Westworld, in un futuro prossimo al nostro, vengono catapultati in una perfetta ricostruzione del far west, con tanto di cowboy, saloon, sparatorie, banditi, scheriffi e diligenze. All’interno del parco, oltre ai visitatori, vi sono delle comparse, degli attori, ma non di carne e ossa, ma fatti di circuiti e meccanismi, degli androidi appunto, ai quali viene data una programmazione di base, un passato, dei ricordi e un ruolo da portare a termine seguendo  una trama o improvvisando, adattandosi alle decisioni dei visitatori che possono in qualsiasi momento cambiare le storie a loro piacimento, magari rovinando in un secondo lunghe e complesse trame. Unica regola, i residenti (gli androidi) non possono uccidere gli umani.Possono al limite ferirli, provare a difendersi, ma in nessun caso possono mettere a rischio la vita degli avventori. Per il resto sono e si comportano come persone vere, del tutto indistinguibili dai visitatori.
UNA SERIE FILOSOFICA – Partendo da queste premesse, una scrittura profonda e ricercata riesce a giocare subito con questi elementi e con lo spettatore a casa. Come fai a distinguere cosa è umano, e cosa non lo è?  In quale momento un oggetto con un passato, delle emozioni, dei sentimenti e dei ricordi, seppur creati a tavolino, si può definire vivo e quando invece resta solamente un oggetto? Cosa è e da dove viene la coscienza umana?Queste domande, di non certo facile risposta, vengono poste continuamente allo spettatore, che si trova disorientato nel seguire un percorso che di lineare ha poco o nulla. Aggiungete poi che, essendo il parco visto come pura finzione dagli ospiti, i residenti vengono uccisi, torturati, stuprati e usati, salvo poi essere rattoppati, ripuliti e rispediti nel parco a rivivere lo stesso destino più e più volte, come in un infernale girone dantesco, finendo per far presto capire allo spettatore chi siano i mostri e chi i buoni di questa storia ambientata tra polvere e praterie.DENTRO E FUORI DAL PARCO – A rendere la trama ancora più fitta c’è il racconto di tutta la struttura che regola e gestisce il parco. La narrazione avviene quindi su due livelli, da un lato il parco e le storie del parco, con i suoi abitanti, le sue avventure e i suoi personaggi, dall’altro le vite e le storie dei programmatori, degli scrittori, dei chirurghi che si dedicano alla manutenzione dei residenti. Entrambe le narrazioni sono finemente intrecciate e finiscono per influenzarsi a vicenda facendo perdere allo spettatore il riferimento di cosa sia vero e cosa non lo sia.
UN CAST STELLARE – Ad una trama davvero ben congeniata e ad una regia tecnicamente impeccabile, si unisce un cast davvero stellare. Su tutti troneggia un Anthony Hopkins straordinariamente a suo agio nella parte di “creatore”. Mente illuminata, geniale, che a tratti ha ricordato il celebre personaggio di Hannibal Lecter, altri non è che colui che ha creato i residenti, li ha programmati e li fa vivere e muovere come note che scaturiscono dalle dita di un pianista. Passando per il burbero e spietato Ed Harris, cowboy solitario e senza pietà che gira il parco alla ricerca dei suoi segreti più nascosti. Da citare anche la straordinaria interpretazione di Evan Rachel Wood, la mite figlia del fattore (Dolores), uno dei primi androidi del parco, tormentata da voci interiori che la spingono a cercare qualcosa al di fuori della storia che le è stata data, a inseguire una verità misteriosa sulla sua natura.IL GIUDIZIO – Tutti questi elementi rendono Westworld una delle più belle serie degli ultimi anni. Sicuramente non un prodotto di facile o leggera lettura, non è stata infatti pensata unicamente per intrattenere, ma per spingere a riflettere, a porsi delle domande su cosa voglia dire essere vivi, umani, esistere. L’aspetto più interessante è che le considerazioni filosofiche ed etico-morali proposte nella serie non sono poi cosi distanti dalla nostra realtà, sempre più vicina, attraverso la ricerca a sviluppare delle IA potenzialmente senzienti. Una serie di fantascienza pura, degna di un racconto di Asimov, in grado di rubarti il cuore attraverso i suoi personaggi e aprirti la mente attraverso domande esistenziali.