CINEMA PARADISO

Benedetta follia


Nei film di Carlo Verdone, tutto sembra sempre girare in base ad alcuni elementi, ovvero il protagonista alle prese con le sue abitudini quotidiane; un secondo personaggio che sconvolge tutto; una serie di eventi che portano ad una svolta. Spesso e volentieri i finali hanno poi quel qualcosa di amarognolo. Questo film bene o male va sulla stessa strada. Ci troviamo chiaramente di fronte ad un omaggio alle sue maschere, verso cui guarda con malinconia, verso quel tempo che non tornerà, parafrasando Battiato e "La stagione dell'amore". Verdone ha la capacità innata, della commedia all'italiana, di riderci su e in questo film gli riesce (aggiungerei anche piacevolmente) qualche azzardo, come nella scena dello specchio in cui parla con il Guglielmo del passato, o meglio con il Carlo del passato; oppure la scena in cui sembra citare "Harry, ti presento Sally" o ancora e soprattutto nella scena "psichedelica" circordato da preti e suore, senza però accentuare la satira. La metafora del film è semplicemente quella di cercare di vivere e non di sopravvivere. Benedetta follia è quindi la parabola di uomo solo di mezza età ormai disilluso, che ha come unica passione la sua vecchia Honda, raccontato attraverso una narrazione delicata e struggente della solitudine. Infine da sottolineare il bell'intreccio tra l'imbarazzo esistenziale di Verdone con la natura popolana e scansonata di Ilenia Pastorelli