CINEMA PARADISO

Il mito (da sfatare) della web democracy da formiche.net


 
Nella democrazia della rete, così come nella sondocrazia, l’effetto soundbite tende a ridurre il dibattito politico a slogan e concorre alla produzione di meccanismi di semplificazione della politica e di banalizzazioni di tipo populistico. Oggi il governo dell’opinione pubblica sembra superato dall’idea che possa esistere una specie di “governo della rete”, evidentemente non alieno a quei fenomeni di webpopulism di cui ha scritto ampiamente Emiliana De Blasio in un libro che ha realizzato insieme a me, a Micheal Higgins e a Matthew Hibberd. L’idea della democrazia della rete è una sorta di superamento del concetto di democrazia diretta (i cui rischi di involuzione totalitaria, peraltro, sono noti a chiunque abbia basi elementari di scienza politica). Al tempo stesso, però, essa ha molti tratti di contiguità con l’idea un po’ snobistica del governo dell’opinione pubblica che Bryce ipotizzava un secolo fa. Nella democrazia della rete, così come nella sondocrazia, l’effetto soundbite tende a ridurre il dibattito politico a slogan e concorre contemporaneamente alla produzione di meccanismi di semplificazione della politica e di banalizzazioni di tipo populistico (in maniera non troppo dissimile da quanto avviene anche nella rappresentazione televisiva della politica). Aggiungerei un’ulteriore preoccupazione: quanto incide nelle scelte collettive la mia vicina ottantenne nella democrazia della rete? Questo non significa, ovviamente, che il web non possa avere un ruolo significativo nell’attivazione di circuiti virtuosi di accesso, coinvolgimento e partecipazione. Non bisogna però confondere lo spazio pubblico rappresentato dalla rete (uno spazio che va tutelato e difeso, attraverso l’adozione di strumenti che certifichino la neutralità della rete stessa) con la democrazia. Lo scontro fra gli entusiasti della webdemocracy e i suoi detrattori, nasconde la vecchia contrapposizione fra fautori della democrazia diretta e alfieri della democrazia liberale. In realtà, proprio molte delle esperienze di base (che nella rete trovano uno spazio di visibilità) costituiscono realtà sociali che sperimentano forme di democrazia deliberativa e partecipativa molto diverse sia dalla tradizione delle ormai esauste democrazie liberali sia dalle pericolose derive della democrazia diretta o assembleare. Michele SoriceDocente di Comunicazione Politica e di Sociologia della comunicazione e Direttore del Centre for Media and Communication Studies “Massimo Baldini” dell’Università LUISS “Guido Carli”