CINEMA PARADISO

Emperor


1945. Dopo l'armistizio della Guerra del Pacifico, gli Stati Uniti entrano in Giappone per stabilire le colpe delle personalità militari direttamente coinvolte nelle azioni belliche. Su ordine di Douglas MacArthur, comandante supremo delle forze di occupazione, il generale Bonner Fellers si trova a decidere, in soli dieci giorni, sulla sorte dell'imperatore Hirohito. Ma comprendere il suo reale coinvolgimento nella scelta della resa del Paese si rivelerà un duro compito per Fellers, parimenti perso dietro alla ricerca di Aya, una donna giapponese di cui è innamorato e della quale non ha più avuto notizie.Un'indagine militare e una strettamente privata, due piste da seguire, dipanate entrambe in un paesaggio urbano devastato, Emperor sceglie di raccontare uno dei momenti cruciali della storia contemporanea, sommandoci una vicenda d'amore che sguazza nella convenzione più manifesta. Paralleli, i due percorsi risultano anche ben miscelati nella sceneggiatura di Vera Blasi e David Klass (tratta da "His Majesty's Salvation" di Shiro Okamoto), sebbene, ad uno sguardo più attento, diano l'impressione di remare l'uno contro l'altro, togliendosi spazio e doveroso approfondimento a vicenda: a rimetterci maggiormente è quella tormentata relazione amorosa che non può non rimanere a livello di intreccio da fotoromanzo, anche perché una certa organicità riesce comunque a permeare l'illustrazione dei funzionamenti interni all'esercito. Che sia l'apporto di un manierato, ma sempre solido Tommy Lee Jones nei panni di Douglas MacArthur (portato più volte sullo schermo, anche da Gregory Peck in Mac Arthur il generale ribelle) o di qualche acutezza nello sviluppo narrativo, la ricerca delle prove per scagionare o mandare all'impiccagione Hirohito riesce a tenere desto l'interesse del pubblico. È comunque un peccato che Peter Webber, regista inappuntabile, ma senza guizzi, non abbia voluto approfondire il punto di vista giapponese della vicenda, compresa la possibilità del grande malcontento e dell'onda di suicidi che l'impiccagione immediata avrebbe potuto causare nel Paese.Si staglia da una diffusa e mediocre correttezza la sequenza in cui Douglas MacArthur incontra di persona Hirohito per capire di che tipo di uomo si tratti, un brano in cui sono messe a frutto tutte le risorse disponibili, dal montaggio alla fotografia, dalla recitazione ai dialoghi, per un climax che chiude in bellezza una pellicola altrimenti non memorabile. Per avere un'altra versione del cruciale colloquio tra l'imperatore e il generale basta rivolgersi a Il sole di Alexandr Sokurov