CINEMA PARADISO

Abracadabra


Carmen ha un marito che non la vede più: perennemente attaccato al televisore per guardare le partite di calcio, di nessun aiuto in casa ma con innumerevoli pretese, Carlos è diventato un estraneo volgare e ingombrante. Al matrimonio di un parente il cugino di Carmen, Pepe, si esibisce in un numero di ipnotismo e Carlos si candida come volontario, con l'intenzione di mettere in ridicolo il povero Pepe, che per di più ha una cotta per sua moglie. Ma la situazione gli si rivolterà contro, e Carlos si ritroverà abitato dallo spirito di Tito, ambiguo personaggio che ha avuto il suo momento d'oro negli anni Ottanta.Gli anni Ottanta, qui come in molto cinema contemporaneo, fanno da filo conduttore (soprattutto musicale) ad una storia che è impossibile catalogare o ascrivere ad un solo genere perché, e questa è la sua principale virtù, spiazza continuamente lo spettatore, disorientandolo anche su chi sia il vero protagonista della vicenda.Carlos il troglodita? Maribel la moglie frustrata? Pepe il cugino farfallone? L'ineffabile Tito? O il misterioso dottor Fumetti (eh, sì), vero esperto di magia ma anche grandissimo cialtrone?Il regista e sceneggiatore spagnolo Pablo Berger, già regista di quel Blancanieves vincitore di 10 premi Goya, gioca con il registro grottesco senza necessariamente imitare Pedro Almodovar o Alex de la Iglesia, trovando una sua cifra estetica personale che ben si adatta ad una commedia stralunata ma molto meno leggera e superficiale di quanto potrebbe apparire.Maribel Verdu, indimenticabile protagonista di Y Tu Mama Tambien, è una tenera ma determinata Carmen, più scaltra e assennata di quanto lascerebbe immaginare il suo comportamento svagato, e Antonio de la Torre è un Carlos dalle mille facce, alcune esilaranti, altre tragicomiche.