CINEMA PARADISO

Youtopia


Roma. Matilde ha 18 anni, una madre alcolizzata e una nonna che avverte ovunque la minaccia incombente di uno stormo di piccioni. La ragazza si è diplomata da sei mesi ma non trova un lavoro e rischia di perdere la casa in cui le tre generazioni di donne sopravvivono, perché sua madre non è in grado di fare fronte al mutuo. Per guadagnare qualche soldo Matilde si mostra nuda al computer offrendosi allo sguardo di un'umanità maschile di cui sembrano fare parte proprio tutti, dai bambini ai vecchi fino quel prete che dovrebbe benedire la casa pignorata. Pescara. Ernesto è un settantenne che alterna l'attività nella farmacia della moglie agli incontri con giovani prostitute disposte a realizzare le sue fantasie perverse. Lo assiste un ambizioso smanettone che ha capito che la (unica) via per un'assunzione a tempo indeterminato in farmacia consiste nel permettere ad Ernesto di accedere al deep web, il profondo abisso tecnologico in cui nuotano squali di ogni genere.Ci vorrà un'ora di racconto per far incontrare preda e predatore, ma anche esca e pesce pronto ad abboccare.E se il motivo per cui Matilde ed Ernesto incroceranno le loro strade non è narrativamente nuovo - basti pensare a Pretty Baby o al documentario australiano Virgins Wanted - Youtopia è la versione 2.0, e non si limita a rappresentare il web come mero tramite per scambi sessuali, ma ne evidenzia anche il potenziale salvifico. Matilde infatti vive un'esistenza parallela attraverso il suo avatar nel mondo virtuale di Landing, ove atterra insieme ad un avatar maschile, Hiro, ogni volta che la quotidianità rischia di avere la meglio sul suo istinto di sopravvivenza.Berardo Carboni mescola regia iperrealista e grafica computerizzata (l'animazione è dello studio Light & Color) per raccontare una favola (post)moderna che, nel personaggio di Laura, la madre di Matilde (interpretata con pathos volutamente caricato da Donatella Finocchiaro) è un melodramma tout court, del quale però - ed è questa la cifra più originale del racconto - il regista non manca di evidenziare la componente satirica e grottesca. Si ride, davanti a questa storia dell'orrore contemporaneo, sapendo che la risata è prevista dalla narrazione, anche se Youtopia non abbandona mai la consapevolezza (e la responsabilità) di raccontare derive dolorosamente reali.