CINEMA PARADISO

Mister felicità


Martino è uno spiantato parcheggiato "'n coppa 'o divano" della sorella Caterina, che fa la domestica in Svizzera presso Guglielmo Gioia, una sorta di guru specializzato nel restituire la fiducia in se stessi agli atleti in crisi. Quando Caterina ha un incidente che le impedisce di camminare e che richiede cure molto costose Martino deve scuotersi dalla sua apatia esistenziale e sostituirla nelle faccende domestiche a casa di Gioia, il quale parte per terre lontane lasciandolo a custodia della casa. Ma Martino non si limita a tenere pulita la villa padronale e comincia a rispondere alle chiamate di lavoro del boss spacciandosi per Mister Felicità: sarà la sua seconda "cliente", la pattinatrice Arianna, ad avere su di lui il maggior ascendente.Alessandro Siani alla sua terza regia si cimenta con un soggetto e una sceneggiatura scritti insieme a Fabio Bonifacci, e il problema è proprio il copione: una trama improbabile, dialoghi poco credibili, gag infantili e una distanza siderale da qualsiasi tipo di realtà, ma anche dall'astrazione della favola, quale Mister Felicità vorrebbe essere. Il risultato è una commedia romantica che non si alza mai in volo, senza la leggerezza di quelle farfalle che vorrebbero esserne il simbolo.Siani è un artista carismatico che, supportato da una sceneggiatura solida (come era quella, d'importazione, di Benvenuti al Sud) e da una regia salda, può fare scintille. Al di là di un certo stile comico mutuato da Massimo Troisi, il comico napoletano ha una sua cifra originale che risiede, cinematograficamente parlando, anche nel suo piacevole aspetto "normanno" che lo rende un eroe romantico credibile e crea un gustoso contrasto con la sua comicità partenopea. Accanto a lui Diego Abatantuono, nei panni di Guglielmo Gioia, e Carla Signoris in quelli della madre di Arianna, scontano lo stesso problema: la mancanza di qualcosa da fare e da dire di veramente divertente e originale. Ed è un peccato perché la coppia Signoris-Abatantuono fa immaginare un film diverso, così come è evidente che i duetti Abatantuono-Siani (come quelli Bisio-Siani in Benvenuti al Sud) funzionerebbero sulle corde del contrasto regionale, se fossero scritti con maggior cura e arguzia.