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Rimetti a noi i nostri debiti

Post n°14528 pubblicato il 06 Giugno 2018 da Ladridicinema
 

Netflix sta cambiando il cinema e le serie tv, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione, così anche noi italiani ci stiamo adattando. 

Dopo "Il venditore di medicine", Antonio Morabito continua a indagare sul potere, o meglio sugli interessi e il lato oscuro di esso con "Rimetti a noi i nostri debiti", la storia di debitori che non possono pagare, e creditori senza scrupolo pronti a fare qualsiasi cosa per recuperare questi soldi, mandando i riscossori a recuperare in qualsiasi modo quel debito.

Il racconto del Bel Paese che fu, con un tasso di disoccupazione alle stelle, con imprese che falliscono continuamente e persone che non riescono ad arrivare a fine mese e che si indebitano fino al collo, pur sapendo di non poter ripagare il debito. Tra questi disgraziati c'è anche Guido (Santamaria), ex tecnico informatico. Viene licenziato quasi subito come magazziniere, va in depressione. Aiutato solamente da un professore che tenta di far capire a Guido come "gioca il potere". Guido si offre di pagare il suo debito lavorando gratis per la finanziaria che ha in mano il suo debito. Franco (Giallini), gli farà da mentore insegnandogli il "mestiere". Lui è un esattore senza scrupoli che si trasforma in un altro appena torna a casa o davanti a un confessionale dove confessa alcuni suoi peccati, ma senza citare cosa fa.

Un film che è una riflessione su quello che è il mondo di oggi, e su quello che la crisi ha creato e ampliato. Un mondo di corrotti dominato dal denaro, in mezzo alla precarietà della vita e del lavoro. Un j'accuse al sistema politico e economico corrotto e malato, al mondo del lavoro precario, che offre solo "lavori di merda". E' presente anche un'accusa a questa Europa degli egoismi dove contano solo alcuni paesi e le lobbies, attraverso le parole di un professore polacco, un ispirato Jerzy Stuhr, che ci racconta cosa è oggi l'Ue e quali sono i movimenti politico-strategici dei vari paesi, usando metafore e giocando al biliardo: "Il sistema politico economico italiano è come i frattali, non fa altro che riproporre modelli già collaudati", oppure "L'unico modo per toccare i poteri forti è mischiarsi, è il disordine puro, è l'entropia incontrollabile, la carambola".

Sono temi spesso affrontati nel cinema, anche troppo e malamente; ma la capacità dell'autore e la novità è quello di saper analizzare l'anima o meglio la corruzione di essa, all'interno della società di oggi senza che buoni e cattivi siano raccontati con limiti ben definiti. O ancora l'analisi dei sentimenti e degli atteggiamenti più radicali, come la misericordia, l'intreansigenza, la vergogna, il pentimento sono raccontati ai limiti estremi.

Ma il pentimento c'è? Non per nulla Morabito inserisce un verso della preghiera del Padre Nostro, il "rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai  nostri debitori", che Franco recita ogni giorno come penitenza dopo essersi confessato ma senza raccontare quello che fa a lavoro e quindi non pentendosi veramente, mentre Guido confessa i propri scheletri a Irina, mettendosi a nudo, che lo guarda disgustata e decide di andarsene.

I personaggi che si muovono sullo schermo sono solo fantasmi, sono tutti debitori, tutti perdenti e tutti in qualche modo arrancano. Il tutto sullo sfondo di una Roma cupa. Una società senza scampo e senza più alcun limite.

Il film di Morabito non lascia indifferenti e genera un moto di sconforto e disagio a causa di una situazione in cui tutti, prima o poi, potrebbero trovarsi, specie di questi tempi, specie in Italia.

 
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