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Red sparrow

Post n°14769 pubblicato il 05 Dicembre 2018 da Ladridicinema
 

Dominika Egorova è la prima ballerina del Bolshoi e la figlia di una donna sola e ammalata, di cui si prende cura con affetto e devozione. Quando un brutto incidente pone bruscamente fine alla sua carriera sulle punte, minacciando la sussistenza economica della madre, Dominika accetta la proposta dello zio Vanja, potente vicedirettore del SVR, di servire il governo di Mosca divenendo una Sparrow: un'agente pronta a tutto, un'arma di seduzione letale. Dentro di sé, però, la ragazza disprezza i metodi del governo e coltiva un piano segreto.

Tratto da un romanzo di spionaggio di grande successo, esordio letterario dell'ex agente della CIA Jason Matthews, nelle mani del regista di tre Hunger Games e della loro eroina, Red Sparrow ci guadagna su due fronti opposti e contraddittori, divenendo un film più magnetico e accattivante, da una parte, ma anche molto più scoperto e ingenuo dall'altra, il ché non è esattamente una qualità in materia di spie e spionaggio.

Il magnetismo è prerogativa assoluta di Jennifer Lawrence: l'obiettivo del regista si pone totalmente al suo servizio, ammaliato come ogni personaggio sulla sua strada; ne illumina e scandaglia il corpo e la mente, finendo per arrendersi al mistero di entrambi, al termine di ogni scena, e per restituire una perfetta sincronia tra i movimenti della trama, numerosi e ben articolati, e il "balletto" psicologico della protagonista. 
A guastare il piano ben congegnato è, però, la fretta con la quale il personaggio della Lawrence individua nel collega americano la sua via di salvezza. Una fretta che appare tutta ideologica e troppo smaccata per servire un racconto che si regge (o dovrebbe reggersi) sul mantenere fino all'ultimo il mistero riguardo le reali intenzioni dei personaggi. Se si aggiunge che è già presente una scelta di cast che divide piuttosto smaccatamente i "buoni" filoamericani e i "cattivi" pseudo russi, un tentennamento di servizio, o anche solo la parvenza di un dubbio, avrebbe fatto gioco. Perché la verità - e il motivo per cui non arriviamo a desiderare che Dominika Egorova segua il destino seriale di Jason Bourne- è che Red Sparrow è un film più triviale e sguaiato di quel che appare di primo acchito. Ci confonde con le luci del teatro, i cappotti di pelliccia, il biondo perfetto dei capelli, lo slancio delle gambe, ma è solo una copertura. Come il campo di addestramento di Charlotte Rampling, di gran lunga più simile ad una "scuola per prostitute" (come ammette Dominika stessa) che ad un'accademia militare, il film di Francis Lawrence, per quanto di efficace intrattenimento, è irrimediabilmente sprovvisto di eleganza, nudo di fronte al ricordo di un Allied o di un La talpa.

 
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