Walt Disney è sempre stato catturato dal fascino misterioso degli elementi che caratterizzano il Medioevo. Lo ha visto e inquadrato come il perfetto periodo storico su cui creare alcune mitologie che accompagnano ancora oggi le fiabe Disney. Ecco quindi che l’ambientazione medievale nei cortometraggi di animazione, nei film di animazione e non solo, viene costruita su un immaginario che si struttura sulle parole della sua Cenerentola, “i sogni son desideri”. Disney scelse infatti come suo marchio, probabilmente da amatore di musica sinfonica, il castello di Neuschwanstein, che fece costruire anche all’interno del suo parco di divertimenti a Orlando. Tutti i castelli dei suoi film sono una riproposizione di Neuschwanstein, dalla versione più cupa e spaventosa a quella più brillante e aperta. Principesse, principi, streghe cattive, maghi e fate buone sono i personaggi probabilmente rimasti più impressi dell’immaginario neo-medievale Disney. Tuttavia c’è un soggetto che, nonostante sia difficile da inquadrare, ritorna spesso e attraverso le sue rare e brevi apparizioni all’interno di questi sogni si rende indimenticabile: il menestrello.

Nel 1933 Topolino, l’eroe Disney per eccellenza, canta e suona canzoni come farebbe un trovatore per la sua nuova amata Minni nel cortometraggio Laggiù nel medioevo, anche chiamato Topolino menestrello (alcuni dei titoli di cui si parla nell'articolo sono visibili sulla piattaforma Disney+). Topolino indossa un cappello con la piuma e si sposta per i villaggi medievali insieme al suo mandolino a dorso di un vecchio mulo. È coraggioso e beffardo nei confronti del suo rivale il tiranno Principe (Pippo) per la contesa dell’amata e, alla fine, le sue prodi gesta vengono premiate come rifondazione di un mito medievale fondato sul sentimentalismo.

La seconda apparizione di un menestrello all’interno di una delle fiabe Disney è in La bella addormentata nel bosco del 1959. Re Stefano, il padre di Aurora, nel corso della preparazione della festa per il compleanno della figlia ne festeggia il ritorno con re Umberto, padre del principe Filippo. Il regno è in festa per il ritorno dell’amata principessina e il menestrello invece di cantare per intrattenere i festeggiamenti e quindi adempiere al suo compito primario, si ubriaca. Il menestrello, un omino dal volto lungo e dal fare sgraziato, beve e si rallegra. La sua funzione di intrattenimento giullaresco viene soddisfatta, non per re Stefano, ma per il suo vero sovrano: il pubblico. Dalla sua entrata in scena, senza pronunciare parola, porta scompiglio e dopo aver accompagnato con il suo mandolino il canto di re Umberto e di re Stefano finisce per usarlo come un boccale qualunque. Non c’è spazio per lui all’interno di quei festeggiamenti, tant’è che i due regnanti si accorgono della sua presenza solo quando il menestrello è ormai letteralmente sprofondato, con la testa all’interno del mandolino, nel sonno. Anche le fate, quando addormentano tutti gli abitanti del regno, si accorgono solo all’ultimo della sua presenza. Il menestrello è questo: una figura dimenticata ma sempre presente sullo sfondo di un’accurata ricostruzione medievale. È un personaggio imprevedibile, il suo canto è profano e temuto dai regnanti perché libero di vagare di regno in regno.

Una terza apparizione della figura del menestrello è il Cantagallo di Robin Hood, 1973, realizzato dopo la morte di Walt Disney. Il Cantagallo si dice menestrello della storia, anche se forse sarebbe più corretto identificarlo nella figura del bardo. Ha la funzione di narratore ed è un viandante che di paese in paese racconta, senza temere la propria sorte, le gesta di Robin Hood, eroe di Nottingham. Infatti canta anche le cattive gesta di re Giovanni, l’usurpatore di re Riccardo. Non ha un suo re perché sta al di sopra della legge e delle regole e quando viene incarcerato continua a cantare dell’orrore che lo circonda. Intrattiene così il suo pubblico fuori e dentro lo schermo. La sua figura è portatrice di sole all’interno della cupezza della narrazione e il suo canto è conduttore di resurrezione del regno e di re Riccardo. Infatti, fin dall’inizio, nel vedere il Cantagallo attraverso la sua simbologia, possiamo avere la certezza che se egli può cantare è perché gli è concesso di farlo: non deve temere più nulla perché tutto quel che racconta è già passato.

Sospirello di Taron e la pentola magica è un altro menestrello importante all’interno della storia dei film Disney. La pellicola ebbe innumerevoli problemi provocati dalla violenza della trama. Nella cerchia di amicizie del giovane Taron, guardiano di porci, spicca Sospirello, un menestrello che si vanta di aver cantato per corti e regnanti illustri, ma sbeffeggiato dalla sua stessa arpa. Incarcerato dalle guardie di re Cornelius e poi liberato dai nuovi amici, li accompagna per il loro viaggio aiutandoli, con i suoi consigli, a trovare la giusta via per arrivare al finale della fiaba.

Questi sono solo alcuni dei più celebri menestrelli Disney, da cui si può notare una crescita del ruolo di questa figura all’interno dell'immaginario neo-medievale della celebre compagnia. In Taron e la pentola magica il menestrello diventa essenziale per la forma narrativa della fiaba. Così come il ruolo, che passa quasi inosservato, del menestrello ubriacone è sostanziale all’interno del banchetto di La bella addormentata nel bosco. Il menestrello può godere di una libertà che gli permette di essere ebbro, promiscuo, e di rivelare verità scomode poiché alla sua figura non è abbinato un giudizio condiviso dalla maggioranza. Si può quindi sospettare che menta sempre, come nel caso di Sospirello, e nonostante le sporadiche apparizioni è indispensabile per l’immaginario neo-medievale Disney proprio perché il menestrello è libero dai canoni che un eroe, per essere tale, deve rispecchiare. Il menestrello può comunque rientrare all’interno di quel sogno sconvolgendo un sistema che si distingue per il suo candore.