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I 5 motivi per i quali Zerovskij non è uno show ma un regalo: Renato Zero nella storia dopo l’Arena di Verona da optimalia.com

Post n°13991 pubblicato il 11 Settembre 2017 da Ladridicinema
 

Renato Zero a Verona porta un'interpretazione di Padre Nostro da applausi: il cantautore romano convince l'Arena con uno spettacolo al top.

Non sono solita scrivere in prima persona. Amo le retrovie, osservare in silenzio e criticare costruttivamente. So riconoscere il momento nel quale è concesso fare uno strappo alla regola. In queste settimane ho scritto tanto di Renato Zero e di Zerovskij, lo spettacolo concepito per i suoi primi 50 anni di carriera. Ho analizzato canzoni, intenzioni e parlato di uno show che racchiude tutto ciò che l’artista capitolino ha voluto trasmetterci.

Non sono sorcina, né zerofolle e non ho nemmeno la pretesa di definirmi tale. Ho poco più della metà degli anni dell’intera carriera di Renato Zero, che ho conosciuto tardi grazie – anche, ma non solo – al mio lavoro. Ho consumato video, interviste e recensioni di queste settimane dedicate a Zerovskij. Vedere lo spettacolo, però, è un’altra cosa.

Ed è un’altra cosa far parte della grande famiglia di Renato Zero, che nelle due giornate di Verona mi ha accolta come se fossi sempre stata una di loro. Tra i regali di Renato, anche la possibilità di incontrare una mia conterranea che mai avrei immaginato di conoscere dal vivo, oltre a tutta la musica che, in tre ore, non ha mai perso una sola briciola dell’emozione iniziale inaugurata con La stazione.

 

Di Zerovskij si è detto tutto e il contrario di tutto. Si definisce concerto e non spettacolo, si ritrova un Renato Zero in perfetta forma vocale ma mancano le canzoni che in molti hanno reso parte della loro vita. Nello spettacolo dedicato ai suoi 50 anni di carriera c’è però tutto il suo essere e tutti gli insegnamenti che il pubblico zerofolle ha potuto metabolizzare in mezzo secolo di musica.

Ed è così che ho deciso di racchiudere, in 5 punti, i motivi principali per i quali Zerovskij è un regalo e non uno show. Un dono, per dirla con uno degli ultimi dischi di Renato, che è destinato a riscrivere un pezzo di storia della musica italiana. Che ci piaccia o no, Renato Zero sarà uno dei pochi a “rimanere”, per qualcosa di buono ma anche per molto di rivoluzionario. Eccoci pronti per un incredibile viaggio tra le pieghe di Zerovskij.

1. LA MUSICA. Questo elenco non poteva che iniziare con la grande protagonista, la musica. Nella due giorni all’Arena di Verona, mai ho avuto l’impressione che fosse stata messa da parte in nome di qualcos’altro. Ad arricchire il concetto centrale di tutta l’opera è l’Orchestra Filarmonica della Franciacorta, diretta da un sempre impeccabile Renato Serio. Tra i pezzi a suonare meglio nella eco storica dell’Arena di Verona vi è sicuramente Stalker, ma anche Ti do i voli miei e Un uomo da niente, con la quale Renato ha voluto toccare la drammatica tematica della violenza sulle donne. Accanto alla musica, da tenere in considerazione la voce di Renato, apparsa cristallina e precisa anche nei passaggi più complicati.
2. IL PUBBLICO. Zerofolli, Sorcini, accompagnatori e curiosi: la trama eterogenea del pubblico di Renato Zero è il vero valore aggiunto dello spettacolo. Più attento quello del venerdì, forse più coinvolto quello del sabato: i presenti hanno guidato lo spettacolo dalla prima fino all’ultima canzone, per poi esplodere nella chiusura quando Renato Zero ha regalato un bis alla vecchia maniera tornando sul palco e abbracciando idealmente la folla ancora inchiodata all’interno dell’anfiteatro scaligero.
3. IL CAST. Il cast affiatato e di grande talento ha fatto in modo che il filo narrativo di Zerovskij fosse rispettato alla lettera. Validissimi tutti gli elementi, sempre a fuoco sotto tutti gli aspetti. Il gradino superiore del livello emozionale è sicuramente occupato da una straordinaria Roberta Faccani, incaricata di interpretare la vita e la morte, che ha conquistato il pubblico con la performance in Danza Macabra nella quale ha dato sfogo alla sua grande vocalità, per la prima volta nel corso dello spettacolo, poi replicata in L’Ultimo Valzer.
4. L’INTERPRETAZIONE DI PADRE NOSTRO. Sul palco dell’Arena di Verona, tutte le tracce di Zerovskij. Tra i nuovi brani sono stati però inseriti alcuni grandi classici del repertorio zeriano, con una Padre Nostro che – venerdì 1° settembre – ha fatto letteralmente esplodere l’anfiteatro scaligero. Con la migliore performance di tutto il tour, Renato Zero rimane tra i pochi a potersi permettere di spingere tanto sulla voce e non perdere nemmeno una minima traccia della carica interpretativa che lo caratterizza da sempre. In Padre Nostro, assistiamo alla prima standing ovation della serata del venerdì.
5. LA SCALETTA. Che il pubblico non fosse pronto a questo genere di spettacolo è ormai uno scontato dato di fatto. Nota da tempo la scaletta, che Renato ha leggermente cambiato rispetto alle prime date, in molti hanno sperato in un cambio di rotta in corso d’opera che non è avvenuto perché non era giusto e nemmeno possibile. Renato Zero rimane uno dei pochi – se non l’unico – a potersi permettere di non portare nemmeno una hit in setlist, con cattivissima pace di chi cerca ancora di scambiarlo per un jukebox. Non mancano le tracce di Zerovskij, sulle quali si è basato l’intero spettacolo, ma anche alcuni dei brani più amati di Artide Antardine, disco che amo definire terribilmente zerofolle. Padre Nostro è una delle sue tracce, così come lo è Marciapiedi e La Stazione. Da Soggetti Smarriti, riportata in Zerovskij, Renato Zero ha portato Infiniti Treni, mentre da Trapezio porta Motel.

 
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