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Jacobin Italia, il magazine che ti fa perdere la testa da radiocittafujiko.it

Post n°14670 pubblicato il 07 Ottobre 2018 da Ladridicinema
 

Arriva la versione italiana della rivista del socialismo radicale americano.

Categorie: Politica
Jacobin.png

In Italia stanno arrivando i giacobini! La celebre rivista americana del socialismo radicale Jacobin avrà una versione italiana, che uscirà a fine mese. Nella redazione troviamo nomi noti come Wu Ming 1, Wolf Bukowski e Salvatore Cannavò. Il magazine ha l’obiettivo di arricchire e sprovincializzare il dibattito politico nel nostro Paese. Ne abbiamo parlato con David Broder e Marta Fana.

Come logo ha un giacobino nero, ispirato Toussaint Louverture, che guidò la rivolta degli schiavi con le stesse parole d'ordine della rivoluzione francese che portò all'indipendenza di Haiti nel 1803. Gli slogan non sono da meno: "Una cospirazione in piena luce" e "Diamoci un taglio", ad evocare l'immaginario della ghigliottina, che si traduce con la necessità di rompere bruscamente con la narrazione mainstream.
Da ieri è online il sito di Jacobin Italia , la versione italiana del celebre magazine americano del socialismo radicale. Entro fine mese appariranno sul web i primi articoli e, nei primi giorni di novembre, uscirà il primo numero della rivista.

A raccontare ai nostri microfoni la nuova avventura editoriale sbarcata in Italia sono David Broder, già redattore della rivista madre per l'Europa, e Marta Fana, che ugualmente fa parte del desk.
Jacobin nasce negli Stati Uniti nel 2010, in una fase difficile per la sinistra radicale americana. Bernie Sanders non era affermato e riconosciuto come oggi e la crisi economica aveva iniziato a mietere vittime.
"Jacobin fu un caso editoriale - racconta Broder - al punto che oggi abbiamo 40mila abbonati in giro per il mondo. Anche in Italia abbiamo molti lettori, al punto da rappresentare il quarto mercato della rivista, il primo per i non anglofoni".

Da qui è nata l'idea di realizzare una versione italiana, che contenga un 30% di articoli della rivista americana tradotti per il pubblico nostrano, ma soprattutto un 70% di contenuti originali.
"Avevamo ricevuto molti messaggi di persone che ci chiedevano di sbarcare in Italia - continua Broder - Ci siamo confrontati con Salvatore Cannavò di Edizioni Alegre e ora partiamo con questo progetto".

La rivista madre è vicina a movimenti come Occupy Wall Street e Black Lives Matter, ma dalla redazione ci tengono a sottolineare che non c'è una linea politica immutabile e perenne. Lo scopo, al contrario, è quello di sprovincializzare il dibattito politico italiano e fornire spaccati, analisi e riflessioni su ciò che accade nel mondo.
I giacobini arruolati fino a questo momento sono nomi noti del pensiero radicale italiano: da Wu Ming 1 a Wolf Bukowski, da Alberto Prunetti a Simone Fana, da Francesca Coin a Giuliano Santoro, da Lorenzo Zamponi a Bruno Settis e altri ancora.

"La narrazione attuale usa una retorica che cerca di convincere della bontà del sistema in cui ci troviamo le vittime stesse, gli oppressi e gli sfruttati" osserva Marta Fana. Al tempo stesso, il taglio di Jacobin esce dalla dicotomia tra "globalisti" e "nazionalisti" che si vorrebbe imporre oggi e che, secondo Fana, è una falsa dicotomia: "Il nazionalismo ha voluto proteggere i profitti e non i salari dei lavoratori". Il proposito di Jacobin Italia è dunque quello di analizzarne i meccanismi e le dinamiche.
Il faro, in ogni caso, rimane il marxismo, che sebbene torni a fare capolino in alcuni contesti del mondo, il Italia sembra rimanere schiacciato ed estromesso dal dibattito.

 
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