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Il ministro

Post n°14850 pubblicato il 27 Gennaio 2019 da Ladridicinema
 

Franco è un piccolo imprenditore che si occupa di bonificare le aree industriali dismesse. I tempi sono duri e Franco ha un bisogno disperato di assicurarsi l'appalto di un'area ancora non assegnata. A questo scopo dovrà corrompere un ministro, organizzandogli una serata perfetta affinché il ministro non possa rifiutare. Il che, secondo Franco, significa procurare al ministro il suo piatto preferito, i vini "che ti fanno fare bella figura", un assortimento di stupefacenti e una escort a disposizione dell'onorevole per tutta la notte. A procurargli l'escort penserà Michele, il cognato di Franco, faccendiere corto di cervello ma ricco di iniziativa. Quando la prescelta ha un incidente inaspettato, Michele la sostituisce con una ragazza cinese che parla otto lingue ed è in procinto di laurearsi in teologia ermeneutica. A completare il quadro ci sono Rita, la moglie di Franco inacidita e depressa, ed Esmeralda, la colf venezuelana che Rita ha deciso di licenziare in tronco. Come andrà a finire la serata? Giorgio Amato, sceneggiatore passato alla regia, costruisce una favola nerissima sul complicato intrigo di corruzione e connivenze in cui molti si muovono, e a cui alcuni hanno venduto l'anima tout court. Nessuno è innocente in questa storia, e il cinismo crudele che anima tutti i personaggi non li abbandonerà dalla prima all'ultima scena, mostrando un coraggio e una coerenza narrativi non comuni nel cinema italiano contemporaneo, sempre pronto alla deriva piaciona e buonista. Amato costruisce una galleria di nuovi mostri senza possibilità di redenzione, ma ognuno animato da una disperazione di fondo che rende l'etica un fantoccio nelle mani dell'economia. L'ispirazione è chiaramente la commedia all'italiana anni '60, il modello è quello della cattiveria castigatrice di Monicelli, Salce e Risi: se ci fossero dubbi basta ascoltare la (onnipresente) colonna sonora creata ad hoc da Eugenio Vicedomini. Tutto il cast funziona: Tognazzi nei panni di Franco, un omaggio ai ruoli più riprovevoli interpretati dal padre Ugo; Fortunato Cerlino ministro dannato e sarcastico; Jun Ichikawa incarnazione dello spauracchio asiatico in procinto di comprarsi tutto l'Occidente; Alessia Barela moglie senza figli e senza più speranza; Ira Fronten immigrata disposta a tutto pur di sopravvivere; Edoardo Pesce cognato incapace la cui imbecillità ed egocentrismo sono facilmente strumentalizzabili dalle più becere correnti "politiche". Il tallone d'Achille è la regia, piuttosto debole e incerta, incapace di trasformare una pièce da camera in un film da grande schermo. Ma il ritratto dell'Italia contemporanea al suo livello più basso lascia l'amaro in bocca, esattamente come dovrebbe.

 
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