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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi di Marzo 2018
Post n°14395 pubblicato il 31 Marzo 2018 da Ladridicinema
Articoli, Esteri 31 marzo 2018 di: MERI CALVELLI da Gaza – Sono almeno 16 le persone uccise e oltre 1000 i feriti durante la manifestazione pacifica a Gaza che ha visto tutta l’intera popolazione della Striscia andare e venire verso i confini. Nella parte est, dal nord al sud della striscia sono arrivati sin dalle prime ore del giorno donne, uomini bambini, anziani, disabili, a piedi, in moto in macchina, con il ciuco o il cavallo. Tutta l’intera popolazione di Gaza non è mancata alla chiamata della marcia per la pace organizzata dalla popolazione con la sola bandiera palestinese per ribadire ancora, per chi non lo avesse capito, che quella è la loro terra e che non se ne potranno mai andare. Hanno voglia di muoversi, di vivere, di andare sulla loro terra anche oltre il confine. Non vogliono e non possono continuare a stare chiusi in una prigione a cielo aperto, vogliono gridarlo al mondo e oggi lo hanno fatto. In pochi lo avranno recepito, in pochi sono venuti a vedere con i propri occhi la dignità e la compostezza di questo popolo. Volti sorridenti, fiori in mano anche se spari e gas si intrufolavano ferendo e uccidendo decine di persone. Nessuna battaglia campale come purtroppo i nostri media hanno descritto, nessun provocatore ma una grande forza popolare per la libertà. La protesta del “Grande“ durerà sei settimane.
Post n°14394 pubblicato il 31 Marzo 2018 da Ladridicinema
Mauro Donato ancora detenuto in Serbia, appello di Fnsi e Subalpina per il rilascio «È inaccettabile che un giornalista, un cittadino italiano venga detenuto in condizioni dure senza che le autorità forniscano dettagliate spiegazioni». Il sindacato dei giornalisti torna a chiedere alle autorità italiane di intervenire a tutti i livelli per ottenere la liberazione del nostro connazionale. Prosegue la detenzione in Serbia del fotoreporter torinese Mauro Donato, che dura ormai da due settimane, e anche l’udienza di oggi che doveva essere risolutiva non ha sbloccato la situazione. Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Associazione Stampa Subalpina ritengono doveroso che venga fatta chiarezza al più presto affinché Mauro Donato sia rilasciato e possa far ritorno a casa. «È inaccettabile che un giornalista, un cittadino italiano venga detenuto in condizioni dure senza che le autorità forniscano dettagliate spiegazioni», commenta il sindacato dei giornalisti, che torna a chiedere alle autorità italiane «di intervenire a tutti i livelli per ottenere la liberazione del nostro connazionale».
Post n°14393 pubblicato il 31 Marzo 2018 da Ladridicinema
E’ un processo della libertà di stampa contro il metodo mafioso quello che inizia poco dopo le 10.30 nell’aula Vittorio Occorsio del Tribunale di Roma. La prima udienza del dibattimento a carico di Roberto Spada e Ruben Nelson Del Puerto si svolge in un clima più che blindato e con le autorizzazioni ad effettuare riprese, ma non sui due imputati che sono videocollegati dagli istituti in cui si trovano detenuti. In questo procedimento rispondono di lesioni e violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso in relazione alla brutale aggressione in danno del giornalista Daniele Piervincenzi e del film-maker Edoardo Anselmi, entrambi presenti. Con loro una folta delegazione del Consiglio nazionale dei giornalisti, dell’Ordine del Giornalisti del Lazio, della Federazione nazionale della Stampa, di Stampa Romana e il direttivo di Articolo 21, oltre a colleghi giornalisti venuti per riportare la cronaca del processo e, soprattutto, per esserci. Poiché, appunto, questo procedimento è diventato, nei fatti, uno dei simboli nella battaglia per la libertà di informazione in Italia. Daniele Piervincenzi è stato sentito e ha raccontato cosa è accaduto il 7 novembre scorso e il suo non è stato solo un ripercorrere la sequenza dell’aggressione ma la descrizione del contesto di Ostia Nuova. Era andato lì per la trasmissione Rai, Nemo, e il servizio ruotava intorno al rapporto tra il clan spada e il voto di Casapound. In uno dei passaggi più delicati Daniele ha raccontato cosa lo aveva colpito di più, l’omertà. E in particolare il “rumore” delle tapparelle che si chiudono mentre lui e il collega venivano aggrediti. Un rumore indimenticabile, il rumore dell’omertà. Momenti delicatissimi anche nel ricordo riportato in aula quelli della corsa verso l’ospedale Sant’Eugenio perché chiedere soccorso ad Ostia, visto il clima, sarebbe stato pericoloso. Sempre Piervincenzi, in risposta ad una domanda dell’avvocato Vasaturo, ha ricordato la grande solidarietà ricevuta dal mondo dell’informazione dagli organismi di rappresentanza dei giornalisti. Prima dell’inizio del processo Piervincenzi ha ribadito più volte di essere lì per affermare il “diritto di fare questo mestiere, il diritto di porre domande, sempre”. Quel concetto è alla base della costituzione di parte civile, accolta, dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione della Stampa , che – come ha ribadito l’avvocato Giulio Vasaturo, sono nel processo iure proprio ossia perché vi è stata una lesione del libero esercizio del diritto di informazione di cui Consiglio nazionale dei giornalisti e Fnsi sono garanti”. Sulla legittimità degli organismi di rappresentanza quali parti civili al processo contro Spada e Del Puerto c’è stata una iniziale battaglia in punta di diritto tra la difesa, rappresentata dagli avvocati Angelo Staniscia e Luigi Tozzi, e i legali delle parti civili, cui ieri si è aggiunta Roma capitale (era invece già costituita la Regione Lazio come da prassi consolidata nei procedimenti per mafia). I difensori degli imputati avevano sollevato, motivandola in modo particolarmente dettagliato, una questione di legittimazione degli enti (compreso il Cong) e delle associazioni (dunque anche la Fnsi) ad essere parti, in quanto non direttamente danneggiate dal reato contestato. Eccezioni già sollevate dinanzi al gup, riproposte ieri e respinte, ad ulteriore conferma del diritto di tutti i giornalisti italiani ad essere risarciti del danno arrecato alla loro libertà, oltre che per il gravissimo atto subito da Piervincenzi e Anselmi. L’udienza è stata aggiornata al 20 prile prossimo, quando saranno sentiti i due imputati.
Post n°14392 pubblicato il 31 Marzo 2018 da Ladridicinema
Oltre tre milioni di euro: è il conto che lo Stato italiano dovrà pagare per quello che secondo i legali della famiglia di Ilaria Alpi è stato un vasto depistaggio delle indagini sulla morte di Ilaria e Miran Hrovatin, i nostri colleghi uccisi il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio mentre lavoravano ad un’inchiesta su vasti traffici di rifiuti e di armi che toccavano anche la Somalia. Un depistaggio, quello sul caso Alpi, di cui parla anche la sentenza della Corte d’Appello di Perugia che nell’ottobre del 2016 ha assolto Hashi Omar Hassan, il somalo accusato per l’agguato a Ilaria e Miran che ha trascorso 6363 giorni in carcere da innocente. I 3 milioni di euro sono il risarcimento assegnato ora dalla Corte d’Appello di Perugia per i quasi diciassette anni passati ingiustamente da Hashi dietro le sbarre. Assolto in primo grado, poi condannato in secondo grado e anche in Cassazione, infine assolto definitivamente a Perugia per non aver commesso il fatto, Hashi Omar Hassan era stato accusato da un suo connazionale, Ahmed Ali Rage, detto Gelle, di aver fatto parte del commando che aveva ucciso i due giornalisti italiani. Poi però Gelle aveva ritrattato le sue dichiarazioni prima parlando al telefono con un giornalista, quindi ripetendo di aver mentito, anche anni dopo, davanti alle telecamere di “Chi l’ha visto?”. Gelle ha detto di aver accusato Hassan perché “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso”. Così il processo fu sottoposto a revisione e Hassan scagionato. Da allora Luciana Alpi, la madre di Ilaria, e i giornalisti del Tg3 e di tutta la Rai, con Fnsi, Usigrai Libera Informazione, Legambiente, Articolo 21 chiedono che si faccia luce su quei depistaggi che hanno fatto perdere anni alla giustizia e intralciato la ricerca della verità. Di questa richiesta, che si oppone all’atto con cui la Procura di Roma ha proposto l’archiviazione dell’inchiesta sul delitto , si discuterà davanti al gip il 17 aprile. Fonte: “Libera Informazione”
Post n°14391 pubblicato il 31 Marzo 2018 da Ladridicinema
Sky Italia e Mediaset hanno siglato un duplice accordo che interesserà da un lato la visibilità di contenuti appartenenti al pacchetto Mediaset Premium anche per gli abbonati di Sky, e dall’altro, più commerciale, riguarderà la distribuzione di contenuti sulla piattaforma digitale terrestre. Da un lato, quindi, cinque canali di cinema e quattro canali di serie tv al momento visibili sul pacchetto di abbonamento Mediaset Premium, potranno essere visti anche dagli abbonati Sky senza costi aggiuntivi. Più dettagliatamente, l’accordo relativo ai canali cinematografici interessa Premium Cinema, Premium Cinema +24, Premium Cinema Energy, Premium Cinema Emotion e Premium Cinema Comedy. Dall’altro, Sky creerà una nuova offerta pay tv sul digitale terrestre a partire dal 1° giugno basata sulla capacità trasmissiva di Mediaset. Maggiori informazioni sono rintracciabili nel seguente comunicato, che riceviamo e riportiamo: SKY ITALIA E MEDIASET HANNO SIGLATO UN DUPLICE ACCORDO I 9 canali di cinema e serie tv attualmente disponibili solo su Mediaset Premium saranno visibili agli abbonati Sky via satellite senza costi aggiuntivi. L’offerta di contenuti di Sky On Demand sarà arricchita con nuovi film e serie tv di altre grandi major hollywoodiane. Sky creerà una nuova offerta pay tv sul digitale terrestre a partire dal 1° giugno basata sulla capacità trasmissiva di Mediaset. Questa nuova offerta di contenuti pensata appositamente per il DTT includerà una selezione dei canali Sky e Fox insieme a quelli di cinema e serie tv di Mediaset Premium. Milano, 30 Marzo 2018 – Sky Italia e Mediaset/Rti hanno siglato un duplice accordo commerciale che porta molti benefici agli abbonati Sky attuali e che consente ai telespettatori italiani di avere un’offerta Sky anche sul Digitale Terrestre. Grazie a un primo accordo relativo ai contenuti, 5 canali di cinema e 4 canali di serie tv attualmente disponibili solo su Mediaset Premium, saranno visibili a tutti gli abbonati Sky via satellite senza nessun costo aggiuntivo. Inoltre, tutti i film e le serie tv disponibili on demand andranno ad arricchire la library di contenuti a disposizione delle oltre 3,1 milioni di famiglie abbonate che accedono per scaricare e vedere i loro programmi preferiti quando e dove vogliono. Gli abbonati Sky al pacchetto Cinema vedranno quindi – in aggiunta ai 12 canali HD targati Sky che già offrono una prima visione al giorno, film campioni di incasso e le migliori pellicole italiane – Premium Cinema e Premium Cinema +24, con ancora più anteprime e blockbuster hollywoodiani, Premium Cinema Energy, dedicato al cinema d’azione, al brivido e all’horror, Premium Cinema Emotion, con le commedie romantiche e le storie più emozionanti, Premium Cinema Comedy, interamente dedicato alla commedia e al divertimento, dai cult italiani ai film comici di maggior successo. Tutti insieme, questi canali programmano ogni anno mediamente oltre 1.400 differenti titoli cinematografici tra cui blockbuster del calibro di Wonder Woman, Dunkirk, L’ora più Buia, Cinquanta Sfumature Di Rosso, Justice League, It, L’uomo di Neve. Gli abbonati Sky al pacchetto Sky Famiglia, potranno quindi vedere il canale Premium Action, dedicato alle serie d’azione, ai supereroi, al fantasy e al sci-fi, Premium Crime, il canale delle serie poliziesche e legal, Premium Joi con le grandi storie, che spaziano dal medical, al romance, ai drama familiari e Premium Stories, dedicato alle serie comedy, sitcom e alle commedie di ogni genere. Questi canali vanno a rafforzare un’offerta già ricchissima che va da Sky Uno a Fox, da Sky Atlantic a National Geographic. Alle apprezzatissime produzioni originali Sky – come Gomorra – La serie, The Young Pope, Babylon Berlin, Britannia, o l’atteso Il Miracolo di Niccolò Ammaniti – e alle serie tv internazionali trasmesse anche in contemporanea con gli Stati Uniti prodotte da HBO, Disney e Fox – come Westworld, Il Trono di Spade, Grey’s Anatomy, The Walking Dead, Billions, Trust – si aggiungeranno titoli del calibro di Gotham, Chicago Fire, Supergirl, Suits e Mr Robot. Questa offerta di contenuti di pregio senza precedenti si combinerà con la qualità dell’esperienza di visione che da sempre offre Sky, oggi più forte che mai grazie a Sky Q. Sulla base di un secondo accordo commerciale relativo alla distribuzione di contenuti sulla piattaforma digitale terrestre, Sky Italia affitterà banda sui multiplex gestiti dalla società Ei Towers del Gruppo Mediaset, per distribuire direttamente una sua offerta a pagamento pensata appositamente per il digitale terrestre. A partire dal 1° giugno 2018, grazie alla capacità trasmissiva messa a disposizione dal gruppo Mediaset, Sky creerà una sua offerta televisiva a pagamento in digitale terrestre che combinerà una selezione dei canali Sky e Fox con i 9 canali targati Mediaset, 5 di cinema e 4 di serie tv, che contemporaneamente andranno ad arricchire l’offerta via satellite. A questo pacchetto di canali di cinema, serie tv e intrattenimento, si potrà aggiungere anche un altro pacchetto dedicato allo sport che includerà una selezione dei grandi eventi sportivi di Sky, anche in Alta Definizione. Grazie a questa offerta da giugno avere Sky sarà più facile e saranno i clienti a scegliere come riceverlo, via Satellite, Internet o Digitale Terrestre. Ulteriori dettagli relativi a questa offerta Sky dedicata al digitale terrestre verranno resi noti in prossimità del suo lancio commerciale. Andrea Zappia, Amministratore Delegato di Sky Italia ha dichiarato: “L’accordo strategico siglato oggi da Sky e Mediaset è ricco di buone notizie per gli amanti della televisione. Gli abbonati Sky troveranno entro l’estate inclusi nei loro abbonamenti e senza costi aggiuntivi, l’intera offerta di canali Cinema e Serie Tv di Premium, tutti in HD. Sarà quasi come avere due offerte PayTv al prezzo di una. Dopo il lancio di Sky Q e l’annuncio della partnership con Netflix, questo accordo conferma la determinazione di Sky di offrire la miglior esperienza televisiva possibile agli italiani. L’altra ottima notizia è per chi invece non è ancora cliente Sky. Grazie a questa nuova partnership, infatti offriremo ancora più libertà di scelta a coloro che vogliano accedere alla PayTV, lanciando a giugno una offerta pensata per il digitale terrestre. Portare nelle case dei nostri abbonati un’esperienza televisiva ancora più ricca e completa, lasciando loro la libertà di scegliere come riceverla, è motivo di grande soddisfazione. Ed è proprio i nostri clienti che vorrei ringraziare. Con la loro fiducia ci stimolano a migliorare ogni giorno il nostro servizio”.
Post n°14390 pubblicato il 30 Marzo 2018 da Ladridicinema
Ciro è un grafico che non riesce a trovare impiego stabile e ospita spesso in casa gli amici Fabio e Matilda, i quali litigano così costantemente che Ciro non riesce a dichiarare a Matilda i suoi sentimenti, nemmeno mentre lei sta per partire per l'estero in cerca di fortuna. Ciro è inoltre il dirimpettaio di sua madre, che lo controlla dalla finestra di fronte e lo rifornisce di manicaretti perché non diventi "sciupato". Tutto cambia quando, per accontentare Fabio, manda il curriculum a un sito che promette di diffonderlo nello spazio. La notte stessa viene rapito dagli alieni e, superato lo shock iniziale, scopre che questi hanno davvero bisogno di un grafico. Gli extraterrestri hanno però anche una ragione più sinistra per stazione così in prossimità al nostro pianeta... Commedia fantascientifica demenziale che fonde Guida galattica per autostoppisti con il cinema di Edgar Wright e ovviamente con lo spirito tutto napoletano degli stessi The Jackal, ma se ci si aspetta un esordio degno di L'alba dei morti dementi c'è di che restare tremendamente delusi. I The Jackal, che pure sono tra i migliori della scena italiana di YouTube, dimostrano fin troppo presto che le loro idee hanno le gambe corte, tanto che già nei primi minuti di film si ricorre a battute sul trito luogo comune dei cinesi che non sarebbero riconoscibili l'uno dall'altro. Da lì le cose non fanno che peggiorare tra qualche auto-omaggio, citazioni da vari film e una recitazione completamente sopra le righe, fatta di smorfie e grida che risulta sfiancante dopo pochi minuti (e non a caso di solito le loro opere durano appunto pochi minuti).
In una Napoli dove sono ancora chiarissimi "gli effetti di Gomorra sulla gente", tanto che un ristorante cinese si è riconvertito nella friggitoria napoletana "Deux Frittur", la precarietà dei giovani si unisce all'arte di arrangiarsi e a un invincibile kitsch che dà il peggio di sé nei filmati dei matrimoni, cui Fabio lavora insieme al padre. Ci sono i cameo di Fortunato Cerlino e Salvatore Esposito, alias Don Pietro e Genny Savastano di Gomorra, che qui sono gli incontentabili proprietari dell'azienda di piselli in scatola per cui lavora Ciro. Ma il cameo migliore è quello davvero irresistibile di Gigi D'Alessio, ben costruito perché più volte evocato nel corso del film prima della sua apparizione. Inoltre i The Jackal citano anche uno dei loro cortometraggi di maggior successo, The Parker, dedicato a un parcheggiatore abusivo, figura che appare anche nel film.
Post n°14389 pubblicato il 29 Marzo 2018 da Ladridicinema
L'acqua, la specie chimica più abbondante sulla superficie terrestre, ha da sempre suscitato un doppio sentimento nell'umanità: grande attrazione, dettata dalla necessità di soddisfare la sete, acqua come fonte di vita ma anche paura per le grandi distese marine in tempesta e per l'imprevedibilità delle alluvioni provocate dai grandi fiumi, e allo stesso tempo avventura. Un grosso mito è sempre stato quello che può riservare la profondità dei fondali, e qualcuno spesso ha cercato in questo mistero di trovarci una sorta di mitologia ancestrale che di conseguenza porta a nuove inquietudini e domande. L'acqua è silenziosa, invasiva e lustrale nella Baltimora del 1962, avvolta nelle foschie della Guerra Fredda. I potenti si sfidavano a colpi di scoperte tecnologiche, puntando anche alle stelle. I servizi segreti americani scopriono una strana creatura, strappata da un fiume in Amazzonia per diventare una cavia da laboratorio. L'altro personaggio è Elisa, muta per via di un trauma passato, che vive ai margini della società, perchè si crede e si vede come diversa. Lavorando in un laboratorio segreto, come donna delle pulizie, vede quello che succede, ma non può immaginare che quella creatura in realtà abbia una sensibilità e un'intelligenza particolare, e attraverso la musica riesce a comunicare con lei. Una trama semplice, ma costruita con una tale maestria e una tale passione da parte di Del Toro, che realizza un capolavoro da far rimanere a bocca aperta. La forma dell'acqua non è un film horror, come qualcuno pensa, bensì una favola romantica che invita a non aver paura del diverso. È una favola ultraterrena, una storia d’amore pura e semplice. Tutto viene realizzato ad hoc nei minimi particolari, a partire dai personaggi, che costituiscono un’esaltazione della diversità, un riscatto della gente comune e apparentemente insignificante. L'acclamato “The shape of water”, leone d’oro all’ultima Mostra del cinema di Venezia e oscar come miglior film, é nella sua semplicità, come lo ha definito il regista stesso ” una fiaba per tempi difficili”, tra un riferimento ad "Et" o a "il mostro della laguna". E in questi difficili carichi di odio e di paura, da fare assolutamente vedere a tutti. Sally Hawkins, con la sua carica espressiva è assolutamente magnifica, avrebbe meritato anche lei un oscar; e che dire di Michael Shannon nei panni di un perfetto uomo nero, Resta difficile non rimanere incantati dalla magia di questo film e da Del Toro che si rivela ancora una volta un grande narratore Voto finale: 5/5 La Forma dell'Acqua Titolo originale: The Shape of Water La Forma dell'Acqua è un film di genere drammatico, fantasy, sentimentale del 2017, diretto da Guillermo del Toro, con Sally Hawkins e Octavia Spencer. Uscita al cinema il 14 febbraio 2018. Durata 123 minuti. Distribuito da 20th Century Fox. - DATA USCITA: 14 febbraio 2018
- GENERE: Drammatico, Fantasy, Sentimentale
- ANNO: 2017
- REGIA: Guillermo del Toro
- ATTORI: Sally Hawkins, Octavia Spencer, Michael Shannon, Richard Jenkins, Doug Jones, Michael Stuhlbarg, David Hewlett, Nigel Bennett, Nick Searcy, Martin Roach, Lauren Lee Smith, Allegra Fulton, John Kapelos, Morgan Kelly, Marvin Kaye, Wendy Lyon
- PAESE: USA
- DURATA: 123 Min
- DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
TRAMA LA FORMA DELL'ACQUA: Nella sua nuova opera, La forma dell'acqua, il visionario Guillermo del Tororacconta una fiaba gotica ricca di suggestioni fantasy, ambientata nel pieno della Guerra Fredda americana (siamo nel 1963) e incentrata su una giovane eroina senza voce. A causa del suo mutismo, l'addetta alle pulizie Elisa (Sally Hawkins) si sente intrappolata in un mondo di silenzio e solitudine, specchiandosi negli sguardi degli altri si vede come un essere incompleto e difettoso, così vive la routine quotidiana senza grosse ambizioni o aspettative. Incaricate di ripulire un laboratorio segreto, Elisa e la collega Zelda (Octavia Spencer) si imbattono per caso in un pericoloso esperimento governativo: una creatura squamosa dall'aspetto umanoide, tenuta in una vasca sigillata piena d'aqua. Eliza si avvicina sempre di più al "mostro", costruendo con lui una tenera complicità che farà seriamente preoccupare i suoi superiori.
Il film ha vinto il Leone d'Oro al Festival di Venezia 2017 ed è candidato a 13 Premi Oscar 2018. Vincitore di 4 Premi Oscar 2018: Miglior film, migliore regia, migliore scenografia e migliore colonna sonora. PANORAMICA SU LA FORMA DELL'ACQUA: "L'acqua prende la forma di tutto ciò che la contiene in quel momento e, anche se l'acqua può essere così delicata, resta anche la forza più potente e malleabile dell'universo. Vale anche per l'amore, non è vero? Non importa verso cosa lo rivolgiamo, l'amore resta sé stesso sia verso un uomo, una donna o una creatura." Parla così del suo film, Guillermo del Toro, il regista messicano che non ha mai nascosto la sua passione per i mostri, per storie capaci di impaurire e incantare allo stesso tempo, così come facevano i classici horror della Universal di cui si è nutrito per anni, popolati di creature sì mostruose, ma intrappolate in uno stato transitorio - parte umane, parte qualcos'altro -, uno stato in cui chiunque si sia sentito emarginato, potesse identificarsi. Uno di questi esseri era proprio il Mostro della laguna nera protagonista del b-movie diretto nel 1954 da Jack Arnold e dei due sequel che ne sono derivati, il Gill-Man che è chiaramente un'ispirazione diretta per l'essere anfibio protagonista di The Shape of Water. Un film che nasce da una chiacchiera tra il regista messicano e Daniel Kraus, suo cosceneggiatore nella serie animata Trollhunters, avvenuta durante una colazione, durante la quale Kraus raccontò di un'idea avuta da ragazzo diventata poi il soggetto essenziale del film: quello di una donna delle pulizie di un impianto governativo che intesse un'amicizia con un uomo anfibio tenuto lì prigioniero. Nelle mani di del Toro, che per girare The Shape of Water ha rinunciato al sequel di Pacific Rim, questa trama è poi diventata una vera e propria storia d'amore, di un amore anche carnale che, per il regista, rappresenta la completa fusione tra due anime. Se il cast del film appare così azzeccato e funzionale alla storia che racconta, è di certo anche perché del Toro ha scritto il copione avendo fin dall'inizio in mente gli attori cui poi ha chiesto di partecipare al film: Sally Hawkins - che del Toro ha raccontato di aver approcciato da ubriaco ai Golden Globe del 2014, e che proprio in quel momento stava scrivendo una storia in cui una donna non si rende conto di essere una sirena - nei panni di Eliza, la protagonista; Richard Jenkins in quelli del suo amico e vicino di casa omosessuale, che l'aiuterà a salvare la Creatura; Michael Shannon in quelli del feroce agente governatico che ha catturato e che tortura la Creatura; Michael Stuhlbarg in quelli dello scienziato che invece vuole studiarla e proteggerla; Octavia Spencer in quelli della collega e grande amica di Eliza. Nei panni della Creatura, il cui aspetto definitivo ha richiesto nove mesi di lavoro, c'è Doug Jones, alla sua sesta collaborazione con del Toro, l'attore che è stato in precedenza per lui il Fauno del Labirinto del Fauno e l'Abe Sapien dei due Hellboy, giusto per citare due ruoli. L'attesa attorno a questo film è stata altissima fin da quanto è stato diffuso online il primo trailer, di fronte al quale Kevin Smith ha sentito di twittare che "Vedere qualcosa di così bello mi fa sentire stupido per definirmi anche io un regista". E se The Shape of Water è riuscito a vincere il Leone d'Oro al Festival di Venezia 2017, pur essendo un blockbuster, e rompendo quindi una consolidata tradizione festivaliera, un motivo ci sarà pure. CURIOSITÀ SU LA FORMA DELL'ACQUA: Alcuni dei film e telefilm citati in La Forma dell'Acqua:
Guillermo del Toro, la cui cinefilia è ben nota, riempie il suo film di citazioni, evitando di fare riferimento ai capolavori del musical e della Hollywood classica e preferendo inserire pellicole minori e attrici di grande successo popolare, per comunicare l'idea che qualsiasi film, per un ragazzo, rappresenta un mondo magico e di speranza. Ecco dunque che Elisa, la protagonista della storia, vede in tv col suo più anziano amico Giles. oltre ai notiziari dell'epoca (l'annuncio del presidente John F. Kennedy dell'inizio della cosiddetta crisi dei missili di Cuba, con l'inasprimento della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, il 22 ottobre 1962) telefilm come Mister Ed - The Talking Horse, ma soprattutto musical minori degli anni Quaranta, che risalgono all'epoca della giovinezza di Giles. Tre di questi hanno come protagoniste altrettante dive del periodo, oggi dimenticate dai più: l'esotica ballerina brasiliana Carmen Miranda, la cantante Alice Faye e la pin-up dei soldati americani Betty Grable, rispettivamente in Una notte a Rio (1941), Vecchia San Francisco (1943, in cui Alice Faye interpreta la canzone premio Oscar che Elisa canta nel sogno ad occhi aperti al suo amore anfibio, "You'll Never Know") e L'isola delle sirene, sempre del 1943. E' invece del 1935 Il piccolo colonnello, dove il più grande tap dancer della storia, Bill “Bojangles” Robinson, stella del Cotton Club, fa da spalla come in altri film alla diva bambina Shirley Temple, purtroppo relegato, per il colore della sua pelle, a ruoli insignificanti. Il ballo tra Elisa e la Creatura è invece ispirato, nelle coreografie, a due film con Fred Astaire: Seguendo la flotta (1936) e Balla con me (1940). La Forma dell'Acqua: guida ai contenuti dello scrigno magico di Guillermo del Toro Dal Trailer Ufficiale in Italiano del Film La Forma dell'Acqua Richard Strickland (Michael Shannon): Se sapete qualcosa su quello che è successo qui, è vostro dovere...denunciarlo.
Zelda Fuller (Octavia Spencer): Brava, fingi di non sapere niente
Generale Hyot (Nick Searcy): La tua unica preoccupazione è la risorsa, la vogliono i Sovietici, ce l'hai? Richard: Signore, la sto recuperando
Richard: Avete visto qualcuno entrare o uscire dal laboratorio? Zelda: No, niente di insolito
Fleming (David Hewlett): Potrebbe essere in assoluto il soggetto più sensibile mai ospitato in questo laboratorio!
Richard: Come sono entrati? Fleming: È un gruppo altamente addestrato di almeno dieci uomini: efficienti, spietati e meticolosi
Richard: Tu risolvi, è questo che fai, risolvi...giusto? Giusto??
Richard: Se sai qualcosa che non mi stai dicendo, me lo dirai!
Zelda: Sta venendo, vattene subito e porta via quell'essere
Elisa Esposito (Sally Hawkins): F-O-T-... Richard: Cosa mi hai detto? Che dice? Cosa sta dicendo?? Zelda: Sta dicendo "grazie" IL CAST DI LA FORMA DELL'ACQUA:
Post n°14388 pubblicato il 29 Marzo 2018 da Ladridicinema
Titolo originale: A Wrinkle in Time Nelle Pieghe del Tempo è un film di genere avventura, family, fantasy, fantascienza del 2018, diretto da Ava DuVernay, con Chris Pine e Reese Witherspoon. Uscita al cinema il 29 marzo 2018. Durata 109 minuti. Distribuito da Walt Disney Studios. - DATA USCITA: 29 marzo 2018
- GENERE: Avventura, Family, Fantasy, Fantascienza
- ANNO: 2018
- REGIA: Ava DuVernay
- ATTORI: Chris Pine, Reese Witherspoon, Storm Reid, Gugu Mbatha-Raw, Michael Peña, Zach Galifianakis, Bellamy Young, Mindy Kaling, Levi Miller, Oprah Winfrey, André Holland, Daniel MacPherson, Storm Reed, David Oyelowo, Will McCormack, Deric McCabe, Rowan Blanchard
- PAESE: USA
- DURATA: 109 Min
- DISTRIBUZIONE: Walt Disney Studios
TRAMA NELLE PIEGHE DEL TEMPO: Adattamento cinematografico del primo volume della saga sci-fi scritta da Madeleine L'Engle tra gli anni sessanta e ottanta. Nelle Pieghe del Tempo, il film diretto da Ava DuVernay, racconta le avventure della quattordicenne Meg Murry(Storm Reid), della sua famiglia di menti geniali e dei loro strampalati vicini di casa.
Figlia di due fisici di fama mondiale, Meg ha problemi di autostima come tutte le ragazzine della sua età, fatica a integrarsi e cerca disperatamente di farsi degli amici. Non sa ancora di aver ereditato la mente brillante del suo papà e di essere incredibilmente dotata come il fratellino Charles Wallace (Deric McCabe). A peggiorare la situazione interviene la sconcertante scomparsa del signor Murry (Chris Pine), evento che tormenta Meg e che lascia sua madre (Gugu Mbatha-Raw) con il cuore a pezzi. Tuttavia, poco tempo dopo la scomparsa dello scienziato, tre donne dall'aspetto eccentrico e un nome altrettanto peculiare, le signore Whatsit, Who e Which (impersonate rispettivamente da Reese Witherspoon, Mindy Kaling e Oprah Winfrey), spediscono Meg, suo fratello minore e l'amico Calvin (Levi Miller) nello spazio, per salvare il genitore rimasto intrappolato in una faglia temporale. Catapultati in mondi oltre i confini della loro immaginazione, grazie a un congegno magico che permette di scivolare lungo le pieghe del tempo e dello spazio, i tre ragazzini si imbarcano in una formidabile impresa contro un nemico potente e sconosciuto. Per poter tornare sulla Terra, Meg sarà costretta a guardare a fondo dentro se stessa e ad accettare i suoi difetti per raccogliere la forza necessaria a sconfiggere l'oscurità che avvolge lei e i suoi amici. PANORAMICA SU NELLE PIEGHE DEL TEMPO: La Walt Disney, attraverso la sua divisione TV, aveva già prodotto un adattamento del romanzo A Wrinkle in Time di Madeleine L'Engle per il piccolo schermo nel 2003. Originariamente intesa come una miniserie, questa prima versione di Nelle pieghe del tempo ebbe qualche problema in fase di montaggio, fu rimandata più volte la sua messa in onda per diventare alla fine un TV movie da poco più di due ore. È noto che l'autrice Madeleine L'Engle non ne fu entusiasta e purtroppo, essendo scomparsa nel 2007 a 89 anni, non potremo conoscere il suo parere su questa versione cinematografica.
In seguito al grande successo di pubblico di Alice nel paese delle meraviglie di Tim Burton, la Walt Disney Pictures nel 2010 gettò le basi per realizzare portare al cinema anche Nelle pieghe del tempo, la cui autrice si rifà indubbiamente ai mondi per bambini creati da Lewis Carroll aggiungendo però un po' di fisica quantistica. Un budget di ben 100 milioni di dollari era a disposizione della regista Ava DuVernay, cercata proprio dai produttori per un motivo preciso. La Disney ha voluto dare un forte segnale e operare un cambio etnico per il ruolo della ragazzina protagonista, la quale da americana caucasica diventa afroamericana mulatta. Era importante che anche alla regia ci fosse una persone con la stessa provenienza etnico-culturale dell'attrice Storm Reid. Ava DuVernay è dunque diventata la prima regista donna di colore a dirigere un film ad alto budget.
Il film ha inoltre una forte impronta femminile, come d'altra parte aveva anche il libro. Oltre al personaggio di Storm Reid, Meg Murray, sono fondamentali mnella storia le tre signore che la aiutano durante i suoi viaggi astrali. La signora Quale, la signora Chi e la signora Cos'è sono interpretate rispettivamente da Oprah Winfrey, Mindy Kaling e Reese WItherspoon e anche nel ruolo della madre di Meg, nella prima parte del film, spicca la brava Gugu Mbatha-Raw che abbiamo visto in un episodio di Black Mirror e in La Bella e la Bestia. Nei personaggi secondari vediamo Zach Galifianakis, peraltro in un ruolo che nel libro era femminile, e Michael Peña. Chris Pine, che interpreta il padre di Meg, ha detto che il motivo principale per cui ha accettato di fare il film è proprio la variante multirazziale che è stata aggiunta alla famiglia Murray. Dal Trailer Ufficiale Italiano del Film: Preside Jenkins (André Holland): Non puoi usare la scomparsa di tuo padre come scusa per compotarti male
Meg (Storm Reid): Non tornerà più, vero? Dott. Kate Murry (Gugu Mbatha-Raw): Devi sperare sempre!
Calvin (Levi Miller): È il suo lavoro? Di che si tratta? Meg: Lui è convinto che si possa viaggiare nell'unverso in un istante Calvin: Quindi lo spazio si piega Meg: No, si contrae
Calvin: Immagino quanto ti manchi... Meg: Più di qualsiasi altra cosa nell'universo! Signora Whatsit(Reese Witherspoon): Perché non andiamo a cercarlo?! Charles Wallace (Deric McCabe): Andiamo!
Signora Whatsit: È il pianeta che preferisco nell'intera galassia!
Meg: Chi siete? Signora Which (Oprah Winfrey): Siamo in cerca di guerrieri! Tuo padre ha realizzato qualcosa di straordinario, ma potrebbe essere in pericolo Meg: Mio padre è vivo? Signora Which: Pensiamo di sì. E la sola che può trovarlo, sei tu!
Meg: Lei scherza! Happy Medium (Zach Galifianakis): Ti sembra che io scherzi?! Calvin: Un po' Happy Medium: Beh, no. No
Signora Which: Verrai messa alla prova...a ogni passo. Abbi fiducia in ciò che sei! Meg: Ci proverò!
Signora Which: Non è sicuro qui! Non fidarti
Meg: Io non posso andarmene senza mio padre!
Signor Murry: Sei molto più forte di me
Signora Which: Sii una guerriera!
Meg: Ti fidi di me? Calvin: Mi fido! IL CAST DI NELLE PIEGHE DEL TEMPO:
- MONTAGGIO: Spencer Averick
- PRODUZIONE: Walt Disney Pictures, Whitaker Entertainment
Post n°14387 pubblicato il 29 Marzo 2018 da Ladridicinema
Titolo originale: Leanders letzte Reise L'ultimo viaggio è un film di genere drammatico, sentimentale, guerra del 2017, diretto da Nick Baker-Monteys, con Jürgen Prochnow e Petra Schmidt-Schaller. Uscita al cinema il 29 marzo 2018. Durata 107 minuti. Distribuito da Satine Film. Eduard ha la barba bianca, il passo incerto e la schiena un po' ricurva. Porta il peso dei suoi 92 anni, ma anche quello di un passato denso di ricordi ed emozioni che il suo volto segnato lasciano trasparire ma il suo atteggiamento scorbutico e distaccato non lasciano penetrare. Un passato che riemerge prepotente alla morte della moglie e di cui nè la figlia Uli, - una donna un po' nevrotica che già pensa di metterlo in una casa di riposo-, nè tantomento la nipote Adele, - una ragazza che vive alla giornata totalmente disinteressata alle storie del passato-, sembrano essere a conoscenza. Eduard, invece, a dispetto di tutti è una forza della natura: ora può finalmente ricomporre il puzzle del suo passato e mettere in ordine i ricordi che lo hanno accompagnato e tormentato per una vita intera. Con un cappello da cosacco estratto da un vecchio baule e una valigia con poche cose dentro, non esita a salire su un treno diretto a Kiev, in Ucraina, lasciando alla figlia Uli giusto un biglietto con un rapido saluto. Uli ha solo il tempo di allertare Adele, che lavora in un bar nei pressi della stazione, per farla correre alla ricerca del nonno e convincerlo a scendere dal treno. Ma il vecchio Eduard non ha alcuna intenzione di essere dissuaso dai suoi piani e Adele, si ritrova, suo malgrado, in partenza per un lungo viaggio nei ricordi personali del nonno, ma anche nella Storia. Un viaggio inaspettato e pieno di sorprese che, sullo sfondo della guerra civile Ucraina del 2014, porterà Eduard a riconciliarsi con il suo passato e Adele a capire quanto sia importante, per la propria identità, conoscere e accettare le proprie radici. IL CAST DI L'ULTIMO VIAGGIO:
Post n°14386 pubblicato il 29 Marzo 2018 da Ladridicinema
Io c'è è un film di genere commedia del 2018, diretto da Alessandro Aronadio, con Edoardo Leo e Margherita Buy. Uscita al cinema il 29 marzo 2018. Durata 100 minuti. Distribuito da Vision Distribution. Nella commedia Io c'è, il film diretto da Alessandro Aronadio, Massimo Alberti(Edoardo Leo) è il proprietario del "Miracolo Italiano", bed and breakfast un tempo di lusso ridotto ormai ad una fatiscente palazzina. La crisi che ha messo in ginocchio l'attività sembra non aver scalfito i suoi dirimpettai, un convento gestito da suore sempre pieno di turisti a cui le pie donne offrono rifugio in cambio di una spontanea donazione. Esentasse. Ecco l'illuminazione di cui Massimo aveva bisogno: se vuole sopravvivere deve trasformare il "Miracolo Italiano" in luogo di culto. Ma per farlo deve prima fondare una sua religione. E' la genesi dello "Ionismo", la prima fede che non mette Dio al centro dell'universo, ma l'Io. Ad accompagnare Massimo nella sua missione verso l'assoluzione da tasse e contributi la sorella Adriana (Margherita Buy), inquadrata commercialista, e Marco (Giuseppe Battiston), scrittore senza lettori e ideologo perfetto del nuovo credo. Preparatevi ad essere convertiti! Io c'è è il terzo lungometraggio del romano classe 1975 Alessandro Aronadio, già autore di Vite per caso (2010) e soprattutto del gioiellino in bianco e nero Orecchie che ha vinto diversi riconoscimenti, fra cui il Premio del pubblico del Montecarlo Film Festival de la Comédie.
Io c'è - il cui titolo fa pensare alle scritte "Dio c'è" che negli anni 70 occupavano cartelli stradali, muri e cavalcavia (e che si dice fossero un messaggio in codice che indicava la presenza uno spacciatore in zona), nasce dalla grande curiosità del regista (che è un ateo convinto) per il mondo della fede: "Da migliaia di anni miliardi di persone hanno bisogno di credere in morti che resuscitano, fasci di luce portentosi, entità superiori magnanime o vendicative, personaggi che volano o camminano sulle acque. Com'è possibile?". In realtà la commedia è una costola di Orecchie, perché prende spunto da due scene con Rocco Papaleo in cui si parla di fede. Affrontando un argomento tanto delicato, perché nel film si racconta di una nuova religione chiamata "Ionismo" che pone l'io al centro di tutto, Aronadio ha messo in conto eventuali proteste da parte della Chiesa Cattolica, ma nonostante i consigli di alcuni prudenti amici che lo spingevano a lasciar perdere, ha continuato a sviluppare il progetto. Il regista è infatti convinto che si possa ridere perfino delle "cose sacre": "Trovo che ci potrebbe essere qualcosa di intrinsecamente comico nelle religioni: gli abiti liturgici, le storie che raccontano, i rituali, le coreografie".
A capitanare il cast del film di Io c'è, nei panni del proprietario di un bed & breakfast che per non far fallire la propria attività si inventa appunto lo Ionismo, è Edoardo Leo, alle prese con un ruolo certamente comico ma non istrionico, visto che il suo Massimo fa quello che fa perché gli affari vanno decisamente male. L'attore ha già combattuto con la crisi economica nella trilogia di Smetto quando voglio e in Che vuoi che sia, la sua ultima regia. E' invece completamente nuovo alla collaborazione tanto con Margerita Buy (che nel film è sua sorella) quanto con Giuseppe Battiston (che impersona invece uno sfortunato scrittore di nome Marco). Entrambi sono stati scelti perché hanno un forte potenziale comico. In Io c'è recitano infine Giulia Michelin e Massimiliano Bruno, che di Leo è amico e compagno di lavoro da tempo immemore.
Anche se Orecchie ha portato ad Alessandro Aronadio apprezzamenti e notorietà, Io c'è è per lui una sfida ben più complessa di quella produzione low budget, perché si rivolge al grosso pubblico e si affida a una comicità non solamente di parola ma anche di situazione. Le riprese del film sono durate 6 settimane e la sceneggiatura è stata scritta, oltre che dallo stesso Aronadio, da Valerio Cillio, Renato Sannio e da Edoardo Leo. Dal Trailer Ufficiale del Film Io c'è: Adriana (Margherita Buy): Sulla base dei primi quattro mesi, il bed&breakfast ti fa diciamo...centodieci mila euro! Massimo (Edoardo Leo): Eh? Adriana: Spese di gestione, pulizie, quarantuno percento sull'eccedenza, Tasi, l'Imu... Massimo: Ma che veramente devo paga' le tasse?
Massimo: Ma sempre pieni de turisti questi?!
Massimo: Che posso avere la fattura? Prima Suora: No Seconda Suora: Noi accettiamo solo donazione
Massimo: Un'idea geniale questa! Mi faccio pagare dai turisti con la donazione minima esentasse!
Massimo: Nel mio bed&breakfast potremmo allestire un piccolo altare, potremmo pure fa 'na formula messa e colazione... Prete: Lo Spirito a sinistra, il Santo a destra...manco il segno della croce sai fa!
Massimo: Io non c'ho bisogno di loro, io me la invento 'na religione!
Marco (Giuseppe Battiston): Prendiamo un po' qua, un po' là, facciamo un mix di gusto magari, ma un mix!
Massimo: Facciamo che Dio è quadruplo!
Marco: Tu sei il tuo Dio!
Tutti: Noi siamo nostro Dio!
Massimo: Avete avuto il monopolio pe' duemila anni, adesso tocca a noi!
Marco: Ci dobbiamo concentrare per il prossimo obiettivo: l'otto per mille!
Teresa (Giulia Michelini): Ionismo, eh? Massimo: Cioè io da "io-" e nismo da...che ci porti altri du' spritz, per favore?
- MUSICHE: Santi Pulvirenti
- PRODUZIONE: Italian International Film, Vision Distribution
Post n°14385 pubblicato il 29 Marzo 2018 da Ladridicinema
Un estratto dal libro “Genova Macaia” (ed.Laterza), in cui l’autore racconta le testimonianze raccolte nelle aule di tribunale di quanto accaduto nei giorni del G8 nel carcere di Bolzaneto Sulla caserma ho affrontato in tribunale gli sguardi degli imputati, di tutti gli imputati, compresi gli sguardi dei «colleghi». Lo sguardo poco rassicurante di chi sa che certe cose non verranno dimenticate. E ho sentito e letto di tutto. E poi dovevo scriverne. Vivevo a Milano, fino alla mia partenza per la Cina, e facevo il pendolare al contrario: tutte le mattine alle 7.10 prendevo il treno. Alle 8.50 arrivavo a Genova, alla stazione Principe. Scendevo, tempo di immettermi in via Balbi e la prima focaccia arrivava secca sullo stomaco. Focaccia con le cipolle e cappuccino, se si pensava di avere tempo perché l’udienza iniziava più tardi. Dopo il G8, quando mi è capitato di dire «sono di Bolzaneto», ho sempre visto un impercettibile movimento delle labbra e degli occhi nel mio interlocutore. È un lampo nell’animo, un ricordo tagliente; che uno sia stato a Genova o meno in quei giorni del 2001, Bolzaneto è quella roba lì: una ferita comune, un’offesa comune. E il problema, da genovese, è che è l’ennesima. Bolzaneto è diventata cosa? È diventata la «posizione del cigno», è diventata il triage del dottor Toccafondi, le dita spaccate di una ferita alla mano, un salame sui genitali, «vi stupriamo come in Bosnia», «un due tre Pinochet». È il ministro della Giustizia che non vede nulla, niente, tutto a posto! È l’assessore alla sicurezza del sindaco Marino, che nel 2001 è magistrato addetto a Bolzaneto, che non vede nulla, niente, tutto a posto! Ma, oltre alle vittime, c’è un cazzo di infame. Un infermiere. Infermiere penitenziario. Un genovese. Che racconta un’altra storia. In quelle aule di tribunale si fa presto a far diventare la minaccia di uno stupro un titolo di giornale. Sono capaci tutti.All’epoca ci guardavamo sconvolti: mesi di lavoro e di testimonianze, e una dose di cinismo che cominciava a riempire di tacche il cuore, ma quando uscivano fuori le atrocità commesse dentro la caserma di Bolzaneto, era troppo anche per noi. Io sognavo manganelli e pietre che volavano, rincorse, sbuffi dei poliziotti e carabinieri, sentivo l’aria passarmi accanto rapida, mentre dormivo. L’odore di benzina e gli elicotteri lì sopra. Ancora oggi alcune persone si terrorizzano a sentire gli elicotteri. Ancora oggi alcune persone si terrorizzano a sentire nominare la caserma di Genova Bolzaneto. È una storia, del resto, che sembra non finire mai. Un ragazzo che ha dieci anni meno di me mi ha detto: «Genova per me è un incubo: qualunque cosa si faccia, Genova incombe». La pesantezza delle sconfitte. A Bolzaneto fu rappresentata in modo plastico. È il 6 maggio 2005. Il giudice per l’udienza preliminare di Genova rinvia a giudizio 45 imputati appartenenti alle forze dell’ordine in servizio a Bolzaneto fra il 19 e il 21 luglio 2001, formulando a loro carico ben 120 distinti capi d’imputazione: avere ingiustificatamente e ripetutamente percosso, o avere consentito che altri percuotessero, con calci, pugni e schiaffi e talvolta colpi di manganello alla testa, al volto, alla schiena, ai reni, allo stomaco, ai testicoli, nonché attingendole con gas asfissianti e urticanti, le perso- ne arrestate presenti nella caserma di Bolzaneto, cagionando a vari arrestati malori e/o lesioni personali e, in un caso, una lesione grave (cagionata da un agente di polizia che divaricò con forza due dita di una mano di un arrestato, provocando- gli così una ferita lacerocontusa guarita in 50 giorni); avere costretto, o non impedito che altri costringessero, le persone arrestate presenti nella caserma di Bolzaneto a «rimanere per numerose ore in piedi all’interno delle celle, con il viso rivolto verso il muro della cella, con le braccia alzate oppure dietro la schiena, o sedute per terra ma con la faccia rivolta verso il muro, con le gambe divaricate, o in altre posizioni non giustificate […], senza poter mutare tale posizione», e a subire «percosse calci pugni insulti e minacce, anche nel caso in cui non riuscivano più per la fatica a mantenere la suddetta posizione nonché per farli desistere da ogni benché minimo tentativo, del tutto vano, di cercare posizioni meno disagevoli»; avere minacciato, o comunque non impedito che altri minacciassero, di infliggere violenze sessuali o lesioni fisiche a numerosi arrestati, in un caso simulando addirittura un’esecuzione sommaria; avere costretto, o non impedito che altri costringessero, le persone arrestate che dovevano essere accompagnate ai bagni a «camminare con la testa abbassata all’altezza delle ginocchia e le mani sulla testa», mentre altro personale appartenente alle forze dell’ordine presente nei locali le derideva, ingiuriava e percuoteva; avere mantenuto, o avere consentito che altri mantenessero, le persone arrestate senza rifornimenti di cibo, bevande e generi necessari alla cura e alla pulizia personale in quantità adeguata in rap- porto alla lunga durata del periodo di permanenza presso la struttura; avere costretto, o comunque non impedito che altri costringessero, taluni degli arrestati a ripetere frasi fasciste o comunque contrarie alle loro convinzioni politiche, o comunque «ad ascoltare espressioni e motivi di ispirazione fascista contrariamente alla loro fede politica» (quali inni e slogan fascisti); avere costretto, o comunque non impedito che altri costringessero, a compiere movimenti innaturali aventi lo scopo di umiliarli; avere costretto, o avere consentito che altri costringessero, un’arrestata a subire il taglio di tre ciocche di capelli; avere pesantemente offeso, o non avere impedito che altri offendessero, l’onore delle persone arrestate a mezzo di «insulti riferiti alle loro opinioni politiche (quali ‘zecche comuniste’, ‘bastardi comunisti’, ‘comunisti di merda’, […], ‘Che Guevara figlio di puttana’, ‘bombaroli’, ‘popolo di Seattle fate schifo’ e altre di analogo tenore), alla loro sfera e libertà sessuale e alle loro credenze religiose e condizione sociale (quali ‘ebrei di merda’, ‘frocio di merda’ e altre di analogo tenore)»; avere costretto, o avere consentito che altri costringessero a mezzo di percosse o altre violenze, taluni degli arrestati a firmare i verbali relativi all’arresto con- tro la loro volontà; avere danneggiato o sottratto, o consentito che altri danneggiassero o sottraessero oggetti personali alle persone arrestate; non avere consentito alle persone arrestate di avvisare familiari e parenti del loro arresto, e agli arrestati di nazionalità stranieri di avvertire l’ambasciata o il consola- to del paese di appartenenza, attestando anzi falsamente sui verbali relativi all’arresto – o consentendo che altri attestassero falsamente sui verbali medesimi – la volontaria rinuncia degli arrestati a tali facoltà. Simone Pieranni
Post n°14384 pubblicato il 29 Marzo 2018 da Ladridicinema
da antidiplomatico di Fulvio Scaglione - Linkiesta
In un suo libro meraviglioso (Sapiens – Da animali a dei – breve storia dell’umanità), Yuval Noah Harari, docente di Storia alla Hebrew University di Gerusalemme, analizza la funzione dei miti nell’organizzazione delle società complesse. E scrive: “Crediamo in un particolare ordine non perché sia oggettivamente vero ma perché crederci ci permette di cooperare efficacemente”. Oggi basta guardarsi intorno, con la tensione tra Russia, Usa ed Europa che sale di settimana in settimana, per trovare evidente conferma dell’intuizione di Harari.
Quella che spinge la russofobia imperante è ormai una vera mitologia. Prendiamo le ultime rivelazioni. Per esempio il “caso Skripal”. Si parla di un vecchio arnese dello spionaggio, un doppiogiochista fuori dai giochi da vent’anni che si arrabattava con un po’ di consulenze. Già è curioso che di colpo Vladimir Putin (perché gli inglesi hanno detto che l’ordine veniva dal Cremlino) si ricordi di Skripal. Ancor più curioso che gli venga di colpo voglia di ucciderlo. Straordinariamente curioso, poi, è che si pensi di ammazzarlo con gas nervino. Il buon vecchio colpo alla testa non è più di moda? Oppure si vuole lasciare un’impronta così grossa da far gridare a tutti “aiuto, arrivano i russi!”? E poi si parla dl gas nella valigia, ma forse non è più vero. E poi si scopre che Skripal padre e figlia avevano spento per quattro ore i rilevatori satellitari dei cellulari, e chissà che avevano fatto in quelle ore. E chissà come stanno i due Skripal, che non sono morti ma nemmeno riapparsi: non una foto, una notizia, un bollettino medico. Tutto questo, per dirlo con la filosofia di Theresa May, è “highly likely”, altamente probabile? Se ve lo raccontasse un collega di un suo amico ci credereste? Stesso discorso per l’hacker russo (sempre Cremlino, sempre Putin, ovvio) che avrebbe rubato le mail di Hillary Clinton. Siete andati oltre i titoli, avete letto gli articoli? Sarebbe successo questo: l’hacker del Gru (servizi segreti militari russi) riesce a violare i server della Clinton. Poi, compiuta l’intrusione, con lo stesso computer e dalla stessa sede centrale del Gru a Mosca, ma dimenticando di usare il programma che cela la sua identità elettronica, si mette a surfare su Internet e addirittura entra in Twitter (Twitter, mica nel dark web) dove si fa pescare dall’Fbi. Secondo voi è “highly likely” che un militare-informatico esperto dei servizi segreti russi e impegnato in una simile missione faccia una coglionata di questo genere? Certo che no. E infatti gli stessi giornali raccontano queste favole con aria stanca, sapendo che sono balle. Avendo perfetta coscienza che tutti, i russi come gli americani, gli inglesi e anche noi italiani, spiano, intrigano, trafugano, origliano ovunque possono. Però sui russi le raccontano. Perché tutto ciò serve a tenere in piedi quello che Harari chiama “ordine” e che, a sua volta, è l’architrave di questo nostro mondo. Per andare avanti con la globalizzazione, il dominio dei mercati finanziari e il controllo delle risorse naturali del pianeta, abbiamo bisogno di raccontarci che siamo il centro del mondo. E che lo siamo non perché siamo i più forti ma perché siamo i migliori, i “buoni”. E che se rischiamo di non essere più il centro del mondo (con la sgradevole conseguenza di dominare e controllare un po’ meno, e di rimetterci qualche soldino) è perché i “cattivi” complottano contro di noi. Traduzione: poiché la Russia ci manda un po’ di carte a quarantotto, dal Medio Oriente all’Ucraina, è chiaro che complotta. Russiagate, Skripal, Brexit, Catalogna, vittoria di Lega Nord e M5S in Italia, no? Dunque va combattuta, in nome ovviamente del bene. È la funzionalità per il sistema a tenere in piedi una narrazione che, di per sé, in piedi non starebbe. E che vive di inesausta ripetizione, poiché prove convincenti dei vari complotti, dopo anni di martellamento, non se ne sono viste. Basta osservare quanto avviene in queste ore in Italia, dove un Governo in carica solo per l’ordinaria amministrazione (come il premier Gentiloni ha voluto chiarire anche su Twitter) prende un provvedimento straordinario espellendo due diplomatici e giudicandoli spie. Cosa che lo pone in rotta di collisione con un partner economico e commerciale storico come la Russia, che infatti lo definisce un “atto ostile”. Cosa che, almeno in teoria, ci mette nel mirino dei missili russi, visto che noi abbiamo in casa decine di testate atomiche Usa e Nato. E il Governo defunto che prende una simile decisione ai propri cittadini come unica spiegazione dice che bisognava stare con gli altri, gli americani, gli europei, l’Alleanza Atlantica. Di fatto ammettendo che non ci crede nemmeno lui ma che non poteva (o non aveva le palle per) tirarsi indietro. Come detto prima, è sicuro che la Russia spia, come spiano tutti gli Stati che spendono soldi per un servizio segreto. Oggi, però, il problema è un altro. A sentir parlare di armi di distruzione di massa (gas nervino) tornano alla mente ricordi nemmen tanto vecchi. Di quando gli stessi giornali, e spesso gli stessi “esperti”, tali armi le avevano localizzate per certo in Iraq. Di quando un ex generale, in quel momento segretario di Stato Usa, andava sventolando all’Onu provette di borotalco spacciandole per antrace. E di quando la Casa Bianca faceva circolare la lista dei “Paesi canaglia”: Afghanistan, Siria, Iraq, Libia e Iran. Paesi che, guarda combinazione, nel frattempo sono stati distrutti. Ecco, non si vorrebbe che il can can attuale servisse da distrazione di massa per spuntare l’unica voce di quella lista che ancora non è stata piallata. *Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore
Post n°14383 pubblicato il 29 Marzo 2018 da Ladridicinema
Le fonti di informazione che operano in modo difforme rispetto al coro conformista del sistema dei media atlantisti, quelli che svolgono l’insostituibile compito della manipolazione delle idee e dei cervelli , vengono sottoposte a pressione indebita, ricattate e sanzionate con i più assurdi pretesti in modo da rendere loro impossibile lo svolgimento del proprio lavoro. Il concetto di libertà di opinione per Washington, Londra ed i loro lacchè europei, confligge con l’atteggiamento delle autorità anglosioniste che sottopongono tutte le fonti di informazione al loro controllo palese o occulto attraverso l’appartenenza ai grandi gruppi finanziari che ne assicurano l’esistenza e ne garantiscono la conformità alle programmazioni degli “spin doctors” che soprassiedono alla manipolazione dei flussi informativi.
Nel caso degli Stati Uniti, risulta vincolante il controllo che viene esercitato dall’AIPAC,una società di influenza politica che cura gli interessi della potente lobby sionista negli USA e che esercita il vero potere dietro le ombre in materia di politica estera di Washington. L’espressione più chiara di questa idea è l’attacco permanente contro i paesi dell’asse della Resistenza, quali la Siria, il Libano e l’Iran. Questo attacco si svolge a tutti i livelli, incluso il sistema dei media e la loro limitazione, proibizione e perfino chiusura degli accessi sui social media, per effetto delle decisioni e degli obiettivi perseguiti dall’Amministrazione di turno e delle pressioni sioniste sui mezzi di comunicazione di massa. Così è accaduto ad esempio con il network informativo di Hispan Tv , che ha subito la censura da parte della società Google e da Youtube, portando alla chiusura dei suoi canali globali in una decisione inaccettabile delle autorità statunitensi, dimostrando che queste reti sono soggette al controllo preventivo che non ha nulla a che spartire con la sbandierata libertà di informazione e di opinione. Stesso trattamento riservato anche alla rete libanese Al-Manar ed a quella di Al-Mayadeen. Questi episodi dimostrano con chiarezza come opera il potere della elite dominante e la sua imposizione di controllo. La pagina su You Tube è stata riperta dopo il provvedimento di censura ma senza possibilità di accedere ai suoi archivi ed alla sua ricca storia documentata di reportage e di notizie su quelle aree tematiche, su quelle regioni e processi che vegono silenziati dai media occidentali (es. la guerra in Siria ). Ancora peggio per le reti libanesi che, esendo considerate collegate con Hezbollah, partito presente nel Parlamento libanese, vengono considerate “reti terroriste” e come tali viene negato l’accesso ai loro corrispondenti sul territorio statunitense e sequestrati i loro conti bancari. Provvedimenti analoghi sono stati presi dalle autorità USA contro la rete russa RT News ed RT Actualidad (in spagnolo) diffuse negli USA. Nello scorso mese di Novembre, le autorità del Congresso USA hanno decretato il ritiro delle credenziali stampa al network RT sulla base di un voto unanime realizzato il giorno 21 di Novembre da parte del Comitato Esecutivo dell’Ufficio dei corrispondenti di Radio e Televisione nel Congresso. Un atto di autorità unilaterale sulla base del quale viene limitata la possibilità di trasmettere da parte di questa rete sul territorio degli Stati Uniti, con il pretesto di inserire la rete in un elenco di agenti stranieri la cui attività informativa può essere limitata da parte del Congresso. Il piano maestro di Washington è quello di cercare in ogni modo di silenziare le voci dell’Asse della Resistenza che contrasta le politiche imperialiste degli Stati Uniti e dei loro alleati, in una guerra informativa che possa controbilanciare la campagna di falsificazioni e di menzogne che il Dipartimento di Stato, l’AIPAC e la CIA fanno diffondere sulla Siria, sul Libano e sull’Iran attraverso i loro mega media collegati, dalla CNN alla Reuters, alla NBC, Fox Nexs, ABC, Associated Press, ecc… Una campagna che prepara il pubblico statunitense alle nuove guerre ed agli assassinii di massa che USA, GB, Arabia Saudita ed Israle si apprestano ad organizzare in Medio Oriente. Nel caso di Google, il gigante mediatico statunitense, principale sussidiaria della multinazionale USA Alphabet Inc. la cui specializzazione sono i prodotti ed i servizi relazionati con Internet, software, dispositivi elettronici ed altre tecnologie, è stata imposta una restrizione contro le pagine di Hispan Tv, Hispan Tv programmi, documentazione, video e serie televisive tanto nella piattaforma Youtube quanto in Google Plus. La scusa è stata quella che Hispan Tv avrebbe violato le condizioni di Google in materia di invio di spam e contenuti pubblicitari e richieste varie. Tutti argomenti falsi e chiaramente destinati ad esercitare pressioni ed attaccare quei media che si opppongono alla egemonia globale. Risulta evidente che, al governo statunitense, risulta scomodo un paese sovrano come l’Iran, che rappresenta una spina nel fianco della sua politica egemonica, come il trovare un rivale che è in grado di affrontarlo sul suo stesso terreno e sgominare i suoi alleati, come accaduto nella guerra di aggressione contro la Siria e in Iraq, dove l‘Asse della Resistenza ha rappresentato un muro dove si è infranta la triade costituita dall’imperialismo, sionismo e wahabismo saudita. Allo stesso tempo come il Piano di Azione Congiunta -JCPOA – l’accordo sul nucleare ha dimostrato la forza della nazione persiana in materia di realizzare un programma nucleare in funzione dei propri obiettivi nazionali, mostrando al mondo che l’unico che non adempie a agli accordi stabilit tra i firmatari del gruppo 5+1 è precisamente il governo degli USA che non accetta, che non assimila che i termini come sovranità e dignità sono acora presenti in alcuni popoli del mondo.
Post n°14382 pubblicato il 29 Marzo 2018 da Ladridicinema
La guerra siriana rappresenta una delle più grandi tragedie del nostro tempo. Per analizzare tale complesso conflitto per procura che dura da 7 lunghi anni, occorrono competenza, preparazione e uno sguardo non fazioso e il più possibile oggettivo sui fatti. Riteniamo che una vicenda simile non possa essere trattata senza contraddittorio e con tesi precostituite né con troppa enfasi e in maniera unilaterale. Pensiamo altresì che quanto andato in onda domenica 25 marzo a Che Tempo Che Fa, in particolare durante l’intervento del saggista Roberto Saviano, che non è né un professore di relazioni internazionali né un giornalista esperto di Medio Oriente, non sia tollerabile. Riteniamo che un servizio pubblico come quello della Rai debba il più possibile fornire un’informazione bilanciata e sopra le parti. Quello che abbiamo visto è un monologo senza contraddittorio che non fa un buon servizio all’informazione. Chiediamo dunque che d’ora in poi questo tema venga trattato con maggiore equilibrio e professionalità. COPIA QUESTO MESSAGGIO E INVIALO A chetempochefa@rai.it
Post n°14381 pubblicato il 29 Marzo 2018 da Ladridicinema
Il regista stupisce ancora: in due pellicole l’epopea dell’ex-premier Toni Servillo nei panni di Silvio Berlusconi Berlusconi si fa in due. E Sorrentino stupisce ancora. Non un film ma due film, distinti e separati, racconteranno l’epopea dell’ex-premier. Il primo, «LORO 1», uscirà nelle sale italiane martedì 24 aprile, distribuito da Universal Pictures. Il secondo «LORO 2» sarà nei cinema dal 10 maggio. La collocazione delle date fa immediatamente pensare al cartellone del prossimo festival di Cannes dove da tempo si dava per certa la presenza della nuova opera sorrentiniana. La scansione in due parti fa immaginare diverse possibilità, Sorrentino potrebbe partecipare alla kermesse per la prima volta fuori concorso (a Cannes i film in gara sono generalmente anteprime mondiali) oppure potrebbe aver ottenuto dal direttore Thierry Fremaux una deroga (in passato era accaduto solo a Nanni Moretti), oppure, altra ipotesi, potrebbe partecipare alla competizione per la Palma d’oro solo con il secondo titolo, annunciato per il 10 maggio, quindi a festival ormai iniziato. I più informati parlano anche della possibilità secondo cui «Loro» potrebbe aprire la rassegna (in programma dall’8 al 19 maggio). Nel trailer, un’esibizione in cui il protagonista interpreta, a bordo piscina, la celebre «Malafemmena», scorre la galleria dei personaggi, dalla moglie Veronica Lario (Elena Sofia Ricci) all’ imprenditore pugliese Tarantini (Riccardo Scamarcio). Volti immobili, come raggelati nell’incantesimo del leader. Accanto al protagonista dei due «Loro» Toni Servillo, recitano, tra gli altri, Kasia Smutniak, Euridice Axen, Fabrizio Bentivoglio, Roberto De Francesco, Dario Cantarelli, Anna Bonaiuto, Giovanni Esposito, Ugo Pagliai, Ricky Memphis, Lorenzo Gioielli, Alice Pagani, Caroline Tillette, Elena Cotta, Iaia Forte, Duccio Camerini, Yann Gael, Mattia Sbragia, Max Tortora, Milvia Marigliano, con l’amichevole partecipazione di Michela Cescon e con Roberto Herlitzka. La sceneggitura è scritta dal regista con Umberto Contarello. Luca Bigazzi firma la fotografia, Cristiano Travaglioli il montaggio, Lele Marchitelli le musiche, Stefania Cella la scenografia, Carlo Poggioli i costumi. Il film è prodotto (con la Francia) da Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori, Viola Prestieri.
Post n°14380 pubblicato il 28 Marzo 2018 da Ladridicinema
Era giovane e aveva gli occhi chiari è un film di genere sentimentale del 2017, diretto da Giovanni Mazzitelli, con Mario di Fonzo e Iole Casalini. Uscita al cinema il 29 marzo 2018. Durata 87 minuti. Distribuito da Evo Films. TRAMA ERA GIOVANE E AVEVA GLI OCCHI CHIARI: X, oltre trent'anni ed un lavoro rocambolesco, come pochi nell'Italia d'oggi, è l'icona che potrebbe rappresentare ognuno di noi. Tutto quello che pensa è radicalizzabile in un'unica domanda. "La verità è davvero nel mezzo?" Ciò che si chiede X è un po' tutto quello che ci chiediamo noi ogni giorno, circondati da persone che vivono agli estremi dell'esistenza e che sembrano più felici di noi, rinchiusi in regole sociali che reprimono i nostri istinti più primordiali. IL CAST DI ERA GIOVANE E AVEVA GLI OCCHI CHIARI:
- PRODUZIONE: Cinema Fiction, Fourmile
Post n°14379 pubblicato il 28 Marzo 2018 da Ladridicinema
Contromano è un film di genere commedia del 2018, diretto da Antonio Albanese, con Antonio Albanese e Alex Fondja. Uscita al cinema il 29 marzo 2018. Durata 102 minuti. Distribuito da 01 Distribution. Contromano, il film diretto da Antonio Albanese, vede protagonista Mario Cavallaro (Albanese), cinquantenne milanese preciso e abitudinario: si sveglia tutte le mattine nello stesso modo, nella stessa casa, nello stesso quartiere, nella stessa città, beve lo stesso caffè nello stesso bar e apre il suo negozio senza mai tardare di un solo minuto. È questo, per lui, il bello della vita: le cose che non cambiano, che rimangono uguali, le abitudini. Una routine prestabilita e rassicurante che lui non ha alcuna intenzione di cambiare. L'ordine, la precisione, la puntualità, il rispetto, il decoro, la voce bassa, lo stare ognuno al proprio posto sono i valori cardine della vita di Mario, convinto che il segreto di una società civile sia il rispetto della disciplina. La monotona vita di Mario si divide tra i suoi due luoghi del cuore: il suo prestigioso negozio di calze, ereditato dal padre, e il terrazzo di casa dove coltiva un orto, unica passione che si concede. Terrorizzato al solo pensiero di apportare dei cambiamenti alla propria vita, è facile capire il suo sgomento quando viene a sapere che il suo vecchio bar di fiducia, dove beve sempre lo stesso marocchino dallo stesso inconfondibile sapore, sta per essere venduto a un egiziano, all'"egiziano del kebab", e, come se non bastasse, davanti al suo negozio si piazza Oba (Alex Fondja), un giovane senegalese venditore ambulante di calzini, che inizia a minacciare l'attività di Mario con le sue offerte altamente concorrenziali. Ma quel che è troppo è troppo, e decide di agire per "rimettere le cose a posto". Così escogita un piano semplice quanto folle: decide di rapire Oba e riportarlo a casa sua. Un viaggio Milano-Senegal di solo andata. Anzi, la reputa un'idea geniale: se tutti lo facessero, riportandoli in patria uno a uno, il problema dell'immigrazione sarebbe risolto. Il film prende così la piega di un paradossale on the road, che si complicherà ulteriormente con l'entrata in scena di un terzo personaggio che, se possibile, rende ancora più assurda la situazione in macchina. Oba acconsente alla sua "deportazione" solo a una condizione: Mario deve riaccompagnare a casa anche la sorella di lui, Dalida (Aude Legastelois). Fin qui tutto bene, se non fosse che Mario, non appena vede la bellissima ragazza, se ne innamora perdutamente. E anche Oba e Dalida sembrano non raccontarla giusta sulla loro parentela... Sarà l'inizio di una serie di guai seri e rocamboleschi o di una nuova, assurda armonia? Dal Trailer Ufficiale del Film: Mario Cavallaro (Antonio Albanese): È questo il bello, capito? Le cose...le cose che non cambiano, che rimangono uguali, le abitudini! Questo sapore, questo marocchino, grazie a te, sarà sempre lo stesso! Barista: Vendo il bar Mario: Ma a chi? Barista: All'egiziano, quello del kebab!
Venditore ambulante: Cinque euro! Mario: Ma non piove più! Venditore ambulante: Quattro, perché non piove più! Mario: Ma dai...
Oba (Alex Fondja): Amico, guarda un attimo...filo di Svezia! Mario: Scozia, si chiama "filo di Scozia"!
Cliente: Le prendo tutte se me le metti venti euro! Mario: Abbiamo sempre fatto quindici al paio Cliente: Il nero qua fuori fa cinque, io lo faccio scendere a tre
Mario: Casa tua è laggiù, da qualche parte in Africa ed è lì che io ti riporterò!
Dalida (Aude Legastelois): Mario, mi chiamo Dalida. Quella storia di tornare a casa, porterebbe anche me?
Poliziotto: Mi sa che non ho capito...lei li stava riportando in Africa? Mario: Traghetto Napoli-Tunisi e poi tutta una tirata fino in Senegal!
Mario: Se ognuno facesse come me, uno alla volta li riportiamo a casa, li riportiamo tutti! Una vacanza umanitaria!
Post n°14378 pubblicato il 28 Marzo 2018 da Ladridicinema
Ready Player One è un film di genere azione, thriller, fantascienza del 2018, diretto da Steven Spielberg, con Tye Sheridan e Olivia Cooke. Uscita al cinema il 28 marzo 2018. Durata 140 minuti. Distribuito da Warner Bros.. - DATA USCITA: 28 marzo 2018
- GENERE: Azione, Thriller, Fantascienza
- ANNO: 2018
- REGIA: Steven Spielberg
- ATTORI: Tye Sheridan, Olivia Cooke, Simon Pegg, Mark Rylance, Hannah John-Kamen, T.J. Miller, Ben Mendelsohn, Julia Nickson, Lena Waithe, Win Morisaki, Philip Zhao
- PAESE: USA
- DURATA: 140 Min
- FORMATO: 3D e 2D
- DISTRIBUZIONE: Warner Bros.
Ready Player One, il film diretto da Steven Spielberg, è basato sul romanzo omonimo di Ernest Cline. Si tratta di una rappresentazione distopica immersa nella suggestione della realtà virtuale, ma la sua particolarità è il rimasticare l'immaginario collettivo videoludico degli anni Ottanta, dalle avventure testuali stile Zork della Infocom passando per Pac-Man e altri titoli meno noti (se non ai veri appassionati). D'altra parte Cline, oltre a essere un nerd militante a 360° (possessore di una DeLorean), è sempre stato un appassionato di videogiochi, in grado di miscelare la propria mania con le sue doti di scrittura creativa, allenate da oltre vent'anni, anche in performance di poesia.
Nel 2045 la terra è diventata un luogo inquinato, funestato da guerre, povertà e crisi energetica. Gli abitanti versano in condizioni precarie, stipati in grossi container spogli, senz'altra evasione che il nostalgico mondo virtuale di OASIS. L'universo ispirato ai ruggenti anni ottanta, creato dal milionario James Donovan Halliday (Mark Rylance), conta milioni di login al giorno per la facilità d'accesso (sono sufficienti un visore e un paio di guanti aptici) e gli scenari iperrealistici in cui sfuggire al mondo tetro e pericoloso. La notizia della morte di Halliday arriva insieme con l'ultima, stimolante sfida lanciata dall'eccentrico creatore: una caccia al tesoro da miliardi di dollari. L'adolescente Wade (Tye Sheridan), da sempre affascinato dalla figura del programmatore, ha collezionato informazioni sulla sua vita e il suo lavoro. Attraverso l'avatar Parzival proverà ad aggiudicarsi il premio in palio, contro i potenti nemici di una malvagia multinazionale (la IOI) e un nutrito gruppo di concorrenti senza scrupoli. PANORAMICA SU READY PLAYER ONE: Ready Player One, il romanzo di Ernest Cline edito nel 2011, ancora prima di essere pubblicato era già stato concesso in licenza per un adattamento cinematografico alla Warner Bros, con una clausola fondamentale: Cline stesso avrebbe dovuto partecipare a qualsiasi stesura della sceneggiatura. Il progetto è rimasto in gestazione per quattro anni, con due revisioni del copione di Cline, una a opera di Eric Eason, la seconda e ultima firmata da Zak Penn. Nel marzo del 2015 la notizia in cui tutti i nomi coinvolti speravano ardentemente: Steven Spielberg avrebbe diretto il lungometraggio, tornando a lavorare con la Warner Bros come regista a 16 anni di distanza da A. I. - Intelligenza artificiale. Il coinvolgimeno di Spielberg, che ha dato il primo ciak nel luglio del 2016, ha creato un paradosso: nel romanzo le sue opere sono citate e implementate nelle vicende molto spesso, ma a Steven l'idea di autoincensarsi non andava molto a genio. Per questa ragione, l'intenso citazionismo di Player One è stato rielaborato nel film, rimuovendo gran parte degli ammiccamenti all'opus spielberghiano, aprendosi a citazioni di diversa provenienza: il Gigante di Ferro, la DeLorean di Ritorno al futuro, Supercar, il Signore degli Anelli, Freddy Krueger, Mad Max, Akira e via discorrendo. In lizza per il ruolo di Art3mis, contraltare femminile del protagonsita, c'erano Elle Fanning, Lola Kirke e Olivia Cooke, ma alla fine è stata quest'ultima a spuntarla. Curiosa una vicenda legata al casting dei due cocreatori della realtà virtuale OASIS, fondamento della vicenda: se Ogden Morrow è portato sullo schermo da Simon Pegg, per il guru del sistema, il defunto James Halliday che lascia il suo misterioso testamento-caccia al tesoro, Spielberg aveva pensato addirittura al compianto Gene Wilder. Steven aveva in mente forse la suggestione di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, però Wilder, già con gravi problemi di salute e da tempo ritiratosi dalle scene, non ha mai accettato. La parte è andata quindi a Mark Rylance, che Spielberg ha incontrato in Il ponte delle spie, e al quale ha anche affidato Il grande gigante gentile. Fumata grigia per la colonna sonora: Steven sperava ovviamente che John Williams se ne occupasse, ma da tempo l'ottuagenario geniale compositore non affronta più di una soundtrack per volta. Hanno deciso di comune accordo che John avrebbe musicato il film sui Pentagon Papers, The Papers, con Meryl Streep e Tom Hanks. A prendere il suo posto un acquisto di lusso: Alan Silvestri, abituale collaboratore di Robert Zemeckis, autore dell'indimenticabile colonna sonora di Ritorno al futuro. Confermate invece altre due colonne del cinema spielberghiano, cioè il montatore Michael Kahn e il direttore della fotografia Janusz Kaminski. CURIOSITÀ SU READY PLAYER ONE: Tratto dal libro di fantascienza scritto da Ernest Cline. FRASI CELEBRI: Dal Trailer Ufficiale Italiano del Film: Wade Watts/Parzival (Tye Sheridan): Mi chiamo Wade Watts. Mio padre scelse questo nome perché sembrava l'identità segreta di un supereroe, tipo Peter Parker o Bruce Banner, ma morì quando ero piccolo, come mia madre e...sono finito qui. Qui, nel mio piccolo angolo nel nulla. Non c'è nessun posto dove andare...nessuno, a parte Oasis. Un intero universo virtuale. La gente viene su Oasis per tutto quello che si può fare, ma ci rimane per tutto quello che si può essere! È l'unico posto dove sento di avere un senso. Oasis è un parto della mente di James Halliday
James Halliday (Mark Rylance): Salve, se mi state guardando sono morto. Ho creato un oggetto nascosto, un easter egg, il primo che troverà l'egg, erediterà cinquecento miliardi di dollari e il controllo totale di Oasis stesso
Samantha Evelyn Cook/Art3mis (Olivia Cooke): Non è solo un gioco, si tratta di vita e morte nella realtà!
Voce off: Oasis è la più importante risorsa economica del mondo, questa non è altro che una guerra per il controllo del futuro!
Samantha Evelyn Cook/Art3mis: Benvenuto nella ribellione, Wade
Wade Watts/Parzival: Come molti di voi, sono venuto qui per evadere, ma ho trovato qualcosa di molto più grande di me stesso! Siete disposti a combattere?
Wade Watts/Parzival: Insieme salveremo Oasis! IL CAST DI READY PLAYER ONE:
Post n°14377 pubblicato il 28 Marzo 2018 da Ladridicinema
TRAMA TONYA: Tonya si basa sulla vita della pattinatrice Tonya Harding (Margot Robbie), protagonista di uno dei più grandi scandali sportivi nella storia degli Stati Uniti. Prima atleta americana a distinguersi durante i campionati nazionali statunitensi del 1991, per l'esecuzione perfetta di un triplo axel, la parabola discendente della sua carriera comincia appena un anno dopo, quando si piazza in quarta posizione ai Giochi olimpici di Albertville. Conosciuta per il temperamento focoso, che plasma anche lo stile energico e scattante, la Harding finisce sulle pagine dei quotidiani come responsabile dell'aggressione della rivale Nancy Kerrigan (Caitlin Carver). Colpita alle gambe da uno sconosciuto dopo gli allenamenti, la Kerrigan è costretta a ritirarsi dai campionati nazionali. L'incidente pilotato dall'ex marito di Tonya, Jeff Gillooly (Sebastian Stan), consacra la protagonista come una delle figure più controverse e competitive dello sport americano. Tonya è la storia vera di Tonya Maxene Harding, campionessa di pattinaggio artistico fino al 1994, quando fu radiata dalla US Figure Skating Association dopo una vicenda grottesca. L'ascesa della Harding dal 1986 al 1991, nonostante qualche problema di salute, fu costante, terminando con la prima esecuzione femminile di un triplo axel ai Campionati Mondiali di Pattinaggio Artistico. In perenne rivalità interna con la pattinatrice Nancy Kerrigan, vide la sua stella affievolirsi nei tre anni successivi, finché nel 1994 non fu al centro di uno scandalo: durante i Campionati Americani di quell'anno, Nancy Kerrigan fu attaccata da un uomo, che si scoprì poi essere stato assoldato dall'ex-marito di Tonya e dalla sua guardia del corpo: l'idea era spezzare una gamba di Nancy, per liberare Tonya dalla concorrenza in previsione delle Olimpiadi Invernali. Le procurarono tuttavia solo un infortunio transitorio, ottenendo l'effetto opposto di martirizzarla, tanto che durante quest'ultima competizione la Kerrigan riuscì comunque ad arrivare seconda, mentre la Harding si accontentò di un misero quarto posto. Dopo svariate investigazioni e accuse incrociate, si decise che Tonya, pur non mandante dell'attacco, ne fosse al corrente e non avesse mosso un dito per impedirlo. Il risultato delle indagini portò quindi alla fine ignominiosa della sua carriera di pattinatrice. Anni dopo Tonya si diede anche alla boxe come peso leggero (dal 2002 al 2004, senza troppa fortuna). Nel 2010, mentre era incinta, incapace di essere lontana dalle competizioni, riuscì a stabilire un record di velocità alla guida di un'antica Ford Model A del 1931. Il film è anche coprodotto da Margot Robbie, con una performance che la critica americana ha già ampiamente lodato. A dirigere I Tonya è stato chiamato Craig Gillespie, che qualche cinefilo ricorderà come l'autore, una decina d'anni fa, del provocatorio e toccante Lars e una ragazza tutta sua con Ryan Gosling. A scrivere il copione c'è lo sceneggiatore di Kate & Leopold e P.S. I Love You, Steven Rogers. I Tonya si concentra anche sul burrascoso rapporto che ha legato Tonya a sua madre LaVona Fay Golden, portata sullo schermo da Allison Janney: la vera Harding ha successivamente accusato di essere stata picchiata e umiliata dalla madre già quando aveva sette anni. Ciò non ha impedito alla donna di cucire di persona e a mano i costumi che la figlia avrebbe indossato durante le competizioni... un materiale sufficiente a ispirare il tono da commedia nera vietata ai minori scelto per I Tonya. Il film è candidato a 3 Premi Oscar 2018: Migliore attrice protagonista (Margot Robbie), Migliore attrice non protagonista (Allison Janney) e miglior montaggio. FRASI CELEBRI: Dal Trailer Ufficiale Italiano del Film: Tonya (Margot Robbie): Che cosa dirà la gente di me? Che sono una persona vera!
Tonya: A un certo punto della mia vita sono stata la migliore pattinatrice del mondo
LaVona (Allison Janney): E quello me lo chiami pattinare? Smettila di parlarci, è il tuo nemico!
Tonya: Con Jeff ho avuto il mio primo appuntamento LaVona: Avete già scopato? Tonya: Venne anche mia madre...
Tonya: Per tutta la vita mi sono sentita dire che non avrei mai combinato niente!
Tonya: Sapete non ho mai nascosto a nessuno di essere nata povera in una famiglia disagiata, perché questa sono io!
Tonya: Perché un punteggio così basso? Giudice di gara (Amy Fox): Giudichiamo anche la presentazione Tonya: E allora fottetevi!
Giudice USFS (Davin Allen Grindstaff): Tonya, non sei l'immagine che volgiamo per questo sport! A noi serve il modello di una di famiglia felice
LaVona: Io non starei mai con una merda che mi picchia! Tonya: Tu picchiavi papà... LaVona: È diverso!
Tonya: Io non avrò mai quel tipo di famiglia
LaVona: Hai pattinato come un toro incazzato, mi sono vergognata per te
Tonya: E a tutti quelli che vogliono farmi fallire, sapete cosa dico? Io non mi arrendo mai!
Tonya: Almeno quando ero piccola mi volevi un po' di bene? LaVona: Ti ho resa una campionessa, sapendo che mi avresti odiata! Questi sono i sacrifici che fa una madre! Tonya: Tu mi hai rovinata!
Jeff (Sebastian Stan): Ti sto perdendo, vero?!
Tonya: L'America...vuole qualcuno d'amare, ma vuole anche qualcuno da odiare
Post n°14376 pubblicato il 28 Marzo 2018 da Ladridicinema
Oh mio Dio! è un film di genere commedia, drammatico del 2017, diretto da Giorgio Amato, con Carlo Caprioli e Anna Maria De Luca. Uscita al cinema il 26 marzo 2018. Durata 95 minuti. TRAMA OH MIO DIO!: Visto come stanno andando le cose sulla Terra, Gesù decide di tornare per riportare la sua parola al centro dell'attenzione e proclamare l'imminente arrivo del Regno dei Cieli. Solo che questa volta sceglie di lasciare una testimonianza video del suo passaggio terreno, arruolando due cameraman che lo seguono costantemente. Così Gesù arriva a Roma e comincia la sua predicazione. Peccato però che proprio nella città dove sorge la sua chiesa si scontri con l’indifferenza delle persone che lo trattano come l'ultimo dei reietti. Ma Gesù non si scoraggia e per dare dimostrazione della sua potenza attraversa il Tevere camminando sulle acque proprio sotto il Vaticano. Il clamore mediatico dell'evento gli consente di radunare a sé dodici seguaci che lo aiutano nella predicazione. Ma, nonostante i miracoli che continua a compiere, la società contemporanea è troppo smaliziata e tutti pensano che si tratti di una messinscena ben organizzata. Insomma, preparare le persone all'imminente avvento del Regno dei Cieli si dimostrerà un'impresa molto più ardua di quella che affrontò 2000 anni fa.
- PRODUZIONE: Haka Film, Firenze Produzioni Cinematografiche, La Zona
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45