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Festival di Venezia 2019: intervista a Julie Andrews, Leone d'Oro alla carriera da vogue

Post n°15314 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

La prima, indimenticabile Mary Poppins, ma anche una grande (e instancabile) attrice: «Ultimamente mi do al doppiaggio, almeno non richiede trucco e parrucco», ci ha detto al Lido, pr poi confessare il suo più grande rimpianto: non poter più cantare“Dico le parolacce, sono una maga delle colazioni ma una frana ai fornelli”: Julie Andrews confessa candidamente di non essere “praticamente perfetta sotto ogni punto di vista” come la sua Mary Poppins. E scoppia a ridere davanti al pubblico della Mostra del cinema di Venezia che le ha conferito il Leone d’oro alla carriera. Mescola la classe da regina del popolo al calore di una nonna non ancora in pensione. Anzi a 83 anni non ci pensa minimamente: “Ultimamente mi do al doppiaggio – aggiunge - che è meno stancante, non richiede trucco e parrucco”. Su Netflix sta infatti per arrivare la trasposizione di uno dei romance storici più amati, Bridgerton, per mano di Shonda Rhimes con cui aveva già collaborato quando la creatrice di Grey’s Anatomy ha sceneggiato il secondo film della saga di Pretty Princess (il terzo pare sia in corso di realizzazione). Intanto però ripercorre le pietre miliari della carriera con ironia e grazia.

Julie Andrews arriva a Venezia

Ci spieghi meglio questo rapporto di amore-odio con la cucina.

Una volta mia figlia mi ha rimproverata del fatto che non preparassi mai i brownie. Mi sono detta che non sarebbe poi stato così difficile, seguendo la ricetta. In casa però non avevo il lievito e ho usato il bicarbonato, pensato che sarebbe andato bene lo stesso. Immaginate il risultato.

Come ha fatto a nascondere a Walt Disney l’abitudine di dire le parolacce?
Non l’ho fatto, lo ha sempre saputo e gli andava bene così.

Il segreto della sua eterna giovinezza?
Il merito va a tutto al make-up artist. Personalmente già mi sembra incredibile che alla mia età riesca ancora a spiccicare parola, forse perché sono una persona curiosa che ama parlare con tutti.

La sua filosofia di vita?
Quella italiana mi sembra molto saggia: a Venezia, ma anche a Roma, ho notato che le persone si godono la vita. Lavorano tanto è vero, ma sono felici. E io che sono un’ottimista e vedo sempre il bicchiere mezzo pieno non potrei essere più d’accordo.

Le è dispiaciuto cedere il ruolo di My fair lady a Audrey Hepburn?
Per un po’ sì, perché l’avevo portato a teatro a lungo, ma lei era una mia cara amica quindi molto presto mi sono resa conto che quella mancata occasione mi ha portato a tutto il resto.

Julie Andrews a Venezia

Dopo Mary Poppins è arrivato un altro cult, Tutti insieme appassionatamente. Davvero lo aveva rifiutato?
Mi sembrava troppo sdolcinato: tutti quei bambini, le montagne e pure le suore… Insomma non era un po’ troppo? Per fortuna poi è rimasto sentimentale ma non troppo.

Che cosa ricorda del set?
Le ore infinite ad aspettare che spiovesse per correre subito all’aperto non appena un raggio di sole faceva capolino all’orizzonte. Il panorama, però, valeva decisamente la pena.

Lei ha reso molto felici intere generazioni con la sua splendida voce. Canta ancora?
Dopo aver subito un’operazione alle corde vocali non posso più farlo, quindi cerco di esprimermi in altri modi, come la scrittura del libro "Home Work: A Memoir of My Hollywood Years" che esce a ottobre, a quattro mani con mia figlia. E comunque sento sempre la musica nella mia testa e la canto dentro di me, non potendo farlo più a voce e mi manca immensamente.

Qualcosa in particolare?
Esibirmi con una grande orchestra è il piacere più grande della vita. È come essere sollevata in aria sulla poltrona più comoda che si possa immaginare e volare leggera leggera. Quei musicisti, infatti, ti elevano e ti rendono migliore e tu vuoi esserne all’altezza.

 
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Premio Kinéo a Marco Bellocchio e Sienna Miller

Post n°15313 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

VENEZIA. Marco Bellocchio con il suo film Il traditore ottiene ben 7 riconoscimenti del Premio Kinéo “diamanti al cinema”: Miglior Film drammatico, Miglior regia, Miglior montaggio (Francesca Calvelli), Miglior attore protagonista (Pierfrancesco Favino), Miglior attrice protagonista (Maria Fernanda Cândido), Kinéo SNCCI–Premio Pubblico&Critica, Miglior attore non protagonista (Luigi Lo Cascio).

Miglior Film commedia è Troppa grazia di Gianni Zanasi e Miglior Film opera prima/seconda Ricordi? di Valerio Mieli. L’attrice americana Sienna Miller per America Woman vince il Kinéo International Award. Vedi elenco di tutti i premiati.

La diciassettesima edizione del Premio Kinéo “diamanti al cinema", presentata all'Italian Pavillion, è dedicata a uno dei temi sociali più importanti e dibattuti del momento: la salvaguardia del nostro Pianeta, delle sue terre e dei suoi mari. Il progetto KINÉO Green & Blue in collaborazione con ONU e UNESCO, infatti, è dedicato al mare e proprio da Venezia, con la sua unicità di città galleggiante sull’acqua, è possibile lanciare un segnale forte al mondo in questa direzione.

Il Premio Kinéo è un riconoscimento al cinema italiano votato dal pubblico, prevalentemente delle sale cinematografiche ANEC (sul sito www.kineo.info), e da una giuria internazionale di personalità eccellenti del mondo del cinema.

 
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Bellocchio insignito del premio Siae

Post n°15312 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 
Tag: news, premi

È stato consegnato a Marco Bellocchio, alle Giornate degli Autori, il premio Siae.

"Sono ovviamente contento per il premio non sollecitato e spero meritato. Ho cercato di non essere mai un conformista e anche un ribelle e anarchico, ma mai violento. Spero di difendere finché potrò questi principi", ha dichiarato il regista, autore del più recente Il traditore

Nella motivazione della Siae si legge: "Il suo lavoro riflette un pensiero di respiro internazionale erede di una riflessione politica e storica che ha radici nella migliore cultura italiana. Ribelle lucido e osservatore critico, viaggiatore curioso e testimone del suo tempo, Bellocchio sa coniugare l'analisi introspettiva di sé con quella di una nazione, senza fare sconti all'individuo e alla società civile, ma indicando una consapevolezza che contrasta, ieri come oggi, ogni tipo di conformismo. Il riconoscimento gli viene assegnato in un anno importante della sua carriera segnato dal completamento di una trilogia di storia italiana che ha già regalato capolavori come Buongiorno notte e Vincere. Ma il premio segnala anche il suo impegno costante a difesa dei diritti di tutti gli autori". 

 
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Nomine: Dario Franceschini torna alla Cultura

Post n°15311 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

Il premier incaricato Giuseppe Conte ha sciolto la riserva al Quirinale e ha annunciato la lista dei ministri del suo governo bis, assegnando a Dario Franceschini il Ministero per i beni e leAttività Culturali con delega al Turismo, ruolo già ricoperto nella scorsa legislatura. Il giuramento avverrà domani alle  ore 10:00. 

"Bentornato da parte di tutti i produttori audiovisivi -  scrive prontamente su twitter il Presidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi Giancarlo Leone - Confidiamo sulla sua esperienza e competenza per lo sviluppo e la crescita del settore audiovisivo e cinematografico di cui è stato artefice nel recente passato".

 
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Il varco, diario di un soldato nella campagna di Russia

Post n°15310 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

VENEZIA - Dopo Il treno va a Mosca, Federico Ferrone e Michele Manzolini tornano con un film di montaggio sulla nostra storia. Stavolta siamo nel 1941: l'esercito fascista è alleato di quello nazista e un convoglio di militari procede vittorioso verso il Nordest dell'Europa. E' la campagna di Russia, una delle più drammatiche disfatte per il fascismo, tristemente legata alle memorie di tante famiglie italiane ma raccontata anche dal cinema con i film di De Santis (Italiani brava gente) e De Sica (I girasoli). Così Il varco, prodotto da Kiné in associazione con Istituto Luce Cinecittà, lavora su materiali dell'archivio Luce, insieme a Home Movies, Archivio nazionale del film di famiglia, e diversi fondi privati e diari tra cui quelli di Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern, Enrico Chierici, Guido Balzani, Remo Canetta, Adolfo Franzini. Quest'ultimo e Chierici filmarono in 9,5 mm e 16 mm il viaggio con una notevole capacità tecnica.

Così la pagina storica viene virata sul versante intimo, con il racconto in prima persona, affidato alle parole di Wu Ming 2 e alla voce narrante di Emidio Clementi di un soldato. Entriamo nella sua mente, è meno ottimista dei suoi commilitoni imbottiti di propaganda perché sa cos'è la guerra, è tormentato dalle memorie del fronte africano (le immagini sono tratte da Impressioni a distanza di Luca Ferro, che ha dato voce a suo padre e suo nonno). Ma è attraversato anche dalle suggestioni delle favole raccontate dalla madre russa, in particolare la fiaba Il soldato disertore e il diavolo di Alexander Atanasef che appare quasi profetica. All'arrivo dell'inverno l'entusiasmo generale cade sotto la coltre di gelo, si comincia a morire. L'immensa steppa spazzata dalla tormenta sembra popolata da fantasmi. "Sono immagini che riguardano la storia collettiva - spiegano gli autori - ma qui abbiamo privilegiato la parte più intima. La ritirata è il momento più conosciuto, noi ci fermiamo prima della disfatta e smontiamo il racconto di un'epopea come spesso appare nel senso comune". 

"Nel creare la storia di un uomo alla deriva nel 'cuore di tenebra' della guerra - proseguono - abbiamo attinto a immaginari anche apparentemente lontani tra loro: il romanzo d’avventura, le fiabe popolari russe, la coscienza sporca del colonialismo fascista, e i diari e i memoriali dei soldati italiani sul fronte orientale. Come le pellicole che lo compongono è un film popolato di spiriti. Fantasmi che vagano sempre più numerosi nella steppa ucraina, man mano che la guerra si fa più disperata. Ricordi che si insinuano nella mente del protagonista e lo riportano agli orrori della guerra coloniale. E infine frammenti di una guerra futura che si combatte oggi in Ucraina, negli stessi luoghi dove gli italiani combatterono tra il 1941 e il 1943. Presente e passato sono due binari paralleli che, col procedere del film, si avvicinano e confluiscono. Come se le ferite di oltre 70 anni fa, nel cuore dell’Europa, non si fossero mai rimarginate".

Un metodo, quello di raccontare una storia di finzione con materiali pre-esistenti, adottato anche da Pietro Marcello. "E' importante che questo tipo di lavori, che non sono strettamente documentari - dice il produttore Claudio Giapponesi - siano al festival, perché spesso faticano a trovare una propria collocazione. Anche Martin Eden nasce dal lavoro filologico sul materiale d'archivio".

La vicenda è in parte, sia pur lontanamente, sovrapponibile a quelle narrate in The Painted Bird del ceco Vaclav Marhoul, che indulge con un certo sadismo nel mostrare la cattiveria universale del genere (dis)umano con l'accanimento di tutti contro un bambino ebreo rimasto solo nell'Europa centrale funestata da nazisti, cosacchi e sovietici, contadini locali ignoranti e donne superstiziose. Ma Il varco lascia allo spettatore un ampio margine di riflessione e libertà. "Non vogliamo dare lezioni, sarebbe presuntuoso - dice Wu Ming 2 - la campagna di Russia è l'inizio della fine del fascismo che i film di famiglia ci permettono di guardare con altri occhi, nella sua quotidianità. E' un'arma a doppio taglio, perché molti neofascisti si appellano proprio a questa normalità per sdoganare il ventennio".

Ferrone e Manzolini lodano la "volontà dei due archivi, Luce e Home Movies, di lavorare insieme a un progetto di questo tipo che parte dalle immagini per poi aggiungere la scrittura e il montaggio. Qui l'archivio in pellicola, forma peculiare del Novecento, trova un senso maturo e compiuto". Infine sui riferimenti all'oggi: "Alcune delle cittadine sul percorso del nostro soldato, sono ora nel pieno del conflitto tra Ucraina e ribelli russi. Quindi ai flash back abbiamo affiancato dei varchi verso il presente. Le ferite subite da quei luoghi durante la prima e la seconda guerra mondiale hanno conseguenze incontrollabili a distanza di decenni".

Il film, presentato a Venezia nella sezione Sconfini, uscirà nelle sale cinematografiche italiane a ottobre, distribuito da Istituto Luce Cinecittà.

 
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Festa grande per Vincenzo Mollica, tra Fellini e 'Paperica'

Post n°15309 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

Come una stella del cinema sul tappeto rosso, così Vincenzo Mollica: sulle moltissime voci di un coro di giornalisti e persone, che hanno accompagnato l’ingresso del giornalista all’Italian Pavilion chiamando  “Vincenzo, Vincenzo”, stamattina il SNCCI, con la sua presidente, Laura Delli Colli, gli ha conferito il Premio Bianchi, anche se “si sa che Vincenzo non accetta premi, quindi è un’eccezione, questa che concede a noi”, ha detto la presidente mentre ancora il giornalista si faceva strada nell’affollatissimo spazio, tutto pullulante per lui. 

Vincenzo Mollica, consueto volto dall’espressione morbida e accogliente, accompagnato per mano dalla moglie Rosamaria, una volta ricevuto il Premio ha “rotto” momentaneamente l’acclamazione dedicatagli e, tra una voce accennatamente commossa e la sua delicata ironia, ha ringraziato: “Con il miracolo che m’è arrivato (Mollica si riferisce al suo delicato stato di salute) vi vedo tutti giovani, belli e magri, un effetto speciale! Grazie al Sindacato per questo Premio che non merito ma che ricevo con grande gioia, e che la Biennale lo condivida mi dà emozione. Lello Bersani mi diceva: ‘attento che il Premio Bianchi è importante! Seguilo!’. Grazie alla Rai, al TG1, che mi hanno permesso di fare questo mestiere, grazie alla mia squadra! Un lavoro, il mio, da cronista impressionabile e impressionista, come mi piace dire”.

Dopo le prime parole di circostanza, seppur – come sempre da parte sua – sincere e spontanee, Mollica è entrato nel vivo dell’ironia e della sdrammatizzazione, usando la sua vis da cronista e facendo così risaltare anche la sua inconfondibile voce che tanti racconti di spettacolo ci ha fatto attraverso la tv. “27-1-53: diabete, parkinson, glaucoma, se volete giocarli, è una condizione straordinaria! La condizione del non vedere mi ha insegnato che i film si possono anche sentire, il non vedere ti aiuta molto, i film ti parlano. Quando questo accede significa che c’è grande amore per il cinema. Vorrei fare tre dediche, una a mia moglie e mia figlia, Rosamaria e Caterina, che mi hanno sempre aiutato nel mio lavoro; poi a Federico Fellini, che mi ha insegnato l’arte del vedere: ‘Vincenzo, ricorda di non sbagliare mai il tempo di un addio o di un vaffanculo!’. Un altro pensiero ad Andrea Camilleri, che mi ha insegnato molto dell’arte di non vedere, che i colori nella tua memoria sono la cosa più importante e che si può lavorare anche non vedendo e l’ultima volta che ci siamo visti mi ha chiesto di abbracciarmi e io gli ho risposto: ‘Andrea, se c’incontriamo!’”. 

Presenti alla consegna del Premio anche Alberto Barbera, e il presidente della Biennale, Paolo Baratta, per cui “Vincenzo ho sempre trovato ‘il dominio del sorriso’, con lui si vive sempre un momento di colloquio, con l’illusione che l’importante dei due sei tu e non chi ti intervista, un fenomeno personale. Partecipo con gioia a questa festa in onore di un uomo così straordinario”, parole a cui ha fatto eco il direttore della Mostra: “Dire ‘meritatissimo’ è un aggettivo modesto, avrebbe meritato un Leone d’Oro alla carriera, che non possiamo dargli solo perché riservato agli autori. Cosa rende Vincenzo unico e insostituibile? Qual è la sua eredità di critico, comunicatore, giornalista? Tanti hanno la passione, ma lui ha l’entusiasmo e la generosità, non c’è nessuno che lo abbia dimostrato quanto lui. I critici hanno un po' il piccolo difetto di un po' di cattiveria non necessaria, per fortuna Vincenzo non ha questo limite. Che questa eredità trapassi a tutti quelli che fanno questo mestiere”, ha augurato Barbera, prima della conclusione in cui la presidente Delli Colli ha invitato tutta la sala ad alzarsi in piedi per questa “festa di non compleanno”, chiusa naturalmente delle parole del “festeggiato”, Vincenzo Mollica che ha chiosato strappando un sorriso e regalando alle persone presenti, e a tutte le tv che hanno ripreso un momento storico della Storia del cinema e della televisione, perché Mollica ha fatto e fa anche la Storia della televisione italiana: “Ho dato disposizione a Rosamaria, ho immaginato tre epigrafi per la mia lapide, per rendere la vicenda più festosa. Ho detto che vorrei la foto di Vincenzo Paperica e una di queste tre frasi: “con rigogliosa fatica mi feci piccolo come una Mollica”, “o medico non fui per poesia ma per mancanza di diottria”, “qui giace Vincenzo Paperica, che tra gli umani fu Mollica”. 

 
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Gino Strada: il doc su Emergency ci farà conoscere fuori Italia

Post n°15308 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

VENEZIA. “Speriamo che questo documentario si veda fuori dell’Italia dove Emergency è meno conosciuta, nonostante il suo impatto nel mondo dovrebbe parlare da solo: oltre 10 milioni di persone curate in 25 anni, dall’Afghanistan alla Sierra Leone”. Gino Strada, fondatore della ONG nel 1994, è contento del messaggio forte e attuale sulla guerra e sulle sue conseguenze raccontato Beyond the Beach: The Hell and the Hope, debutto alla regia del produttore inglese Graeme A. Scott e del direttore della fotografia americano Buddy Squires.

Il documentario, presentato nella sezione Sconfini, è “uno spaccato del lavoro che Emergency in 25 anni tra le tante attività ha svolto. I registi in totale autonomia hanno scelto le situazioni da documentare, non c’è stato nessun accordo, hanno scelto loro dove andare, tra l’altro in una Kabul che viveva bombe, attacchi suicidi, sparatorie. Una guerra che in Afghanistan va avanti nel silenzio generale da parecchi anni”.

Beyond the Beach: The Hell and the Hope getta uno sguardo sulla vita di medici, infermieri e volontari che hanno rinunciato alla normale vita quotidiana per lavorare in zone di guerra con l'ONG italiana per garantire cure mediche alle vittime della guerra e della povertà. Ricevere cure di elevata qualità è un diritto umano universale, indipendentemente dal luogo di nascita, dalle opinioni o dallo status socioeconomico di ciascuno. Nel film dal trattamento delle ferite di guerra a Kabul alla lenta routine dei campi profughi in Iraq fino al lavoro sulle imbarcazioni di salvataggio al largo delle coste libiche, i membri dello staff di Emergency raccontano come non riescano a rimanere a casa con le mani in mano, sapendo che invece è possibile “fare qualcosa” per queste situazioni. Assistiamo alle loro risate, alle loro lacrime e, talvolta, anche alla frustrazione di fare quello che pochissime persone sono abbastanza coraggiose da fare; scopriamo le difficoltà e lo stress emotivo che devono affrontare per portare a termine le loro missioni senza mai perdere la speranza.

“Crediamo che alcune storie debbano essere raccontate e questa è una di quelle. Come registi e come persone, vogliamo mettere in luce Emergency, promuovere l’esempio di medici e infermieri impegnati in tutto il mondo e, allo stesso tempo, sensibilizzare un pubblico internazionale per accrescere il sostegno all’organizzazione - affermano gli autori del documentario - Un terzo del ricavato del film sarà devoluto direttamente a Emergency. Crediamo che il modo migliore per raggiungere il nostro obiettivo sia quello di aver realizzato una pellicola più coinvolgente possibile e aver dato voce alle persone che lavorano instancabilmente ogni giorno al di là di ogni aspettativa, facendo la differenza”.

Non c’è ancora un programma di proiezioni. Per Gino Strada è importante che lo vedono i giovani perché questo sarà il loro mondo. “Chiederemo ai produttori, perché il film non è nostro, di mostrarlo nelle scuole perché gli studenti vengano informati della nostra attività. Potrebbe essere una buona idea inserirlo nelle attività didattiche sul cinema e l’alfabetizzazione audiovisiva che il MiBAC ha previsto con la Legge Cinema”.

In chiusura il fondatore della ONG è abbastanza ottimista sulla solidarietà e l'antirazzismo presenti nel nostro paese. “Ho 70 anni, non ricordo in Italia un periodo difficile come l’attuale caratterizzato da odio sociale, disprezzo per l’altro, l’immigrato, il povero. Nonostante i sondaggi non credo però che l’Italia vada dietro Salvini, non dimentichiamo che è un periodo di fakenews”.

 
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Martin Eden

Post n°15307 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

Regista: Pietro Marcello
Genere: Drammatico
Anno: 2019
Paese: Italia
Durata: 129 min
Data di uscita: 04 settembre 2019
Distribuzione: 01 Distribution
Martin Eden è un film di genere drammatico del 2019, diretto da Pietro Marcello, con Luca Marinelli e Jessica Cressy. Uscita al cinema il 04 settembre 2019. Durata 129 minuti. Distribuito da 01 Distribution.
Data di uscita:04 settembre 2019
Genere:Drammatico
Anno:2019
Paese:Italia
Durata:129 min
Distribuzione:01 Distribution
Produzione:AVVENTUROSA, IBC MOVIE e RAI CINEMA

TRAMA MARTIN EDEN:

Martin Eden, il film diretto da Pietro Marcello, è una nuova versione cinematografica dell'omonimo romanzo di Jack London, pubblicato nel 1909. Protagonista è il giovane marinaio di umili origini Martin Eden (Luca Marinelli). Il marinaio salva da un'aggressione Arturo (Giustiniano Alpi), giovane rampollo della borghesia industriale. Per ringraziarlo Arturo lo invita nella sua abitazione di famiglia dove Martin Eden conoscerà e si innamorerà di Elena (Jessica Cressy), la  bella sorella di Arturo. La giovane donna, colta e raffinata, diventerà un'ossessione amorosa e il simbolo dello status sociale cui Martin aspira a elevarsi. Martin inseguirà il sogno di diventare scrittore, a costo di sacrifici e fatiche affrontando i limiti della propria umile origine.  Influenzato dal vecchio intellettuale Russ Brissenden (Carlo Cecchi), si avvicina ai circoli socialisti, entrando per questo in conflitto con Elena e con il suo mondo borghese.

 

Casertano, classe 1976, Pietro Marcello è uno dei nomi più noti e importanti del cinema art-house italiano. I suoi esordi sono legati al cinema documentario, che il regista ha sempre interpretato in chiave molto personale. Il suo primo lungometraggio si intitolava Il passaggio della linea, e raccontava dei treni espressi notturni che attraversano l'Italia e dei loro passeggeri; è stata poi la volta di La bocca del lupo, storia dell'amore tra un detenuto di Genova e una transessuale conosciuta dietro le sbarre, e del loro ricongiungimento dopo dieci anni, quando anche lui venne scarcerato. Vincitore del Torino Film Festival del 2009, e di numerosi altri premi, La bocca del lupo ineseriva chiari elementi di ricostruzione drammatica all'interno della forma documentaria, mentre documentari puri sono quelli che Marcello presentò al Festival di Venezia nel 2011: un lungo dedicato al regista d'avanguardia Artavazd Pelešjan, Il silenzio di Pelešjan, e un corto su Marco Bellocchio, intitolato Marco Bellocchio, Venezia 2011.
Il film successivo di Marcello, Bella e perduta, può essere considerato invece un film di finzione che nasce da elementi reali e documentari, quali il destino dei bufali maschi allevati nel casertano, che prendono però una piega fantastica e alchemica che lascia stupiti. Con questo suo nuovo film, Martin Eden, il regista adatta per il grande schermo, in maniera altrettanto radicale e personale, il romanzo omonimo pubblicato da Jack London nel 1909, che racconta la storia di un giovane marinaio che è innamorato di una ragazza dell'alta borghesia e che sogna di diventare uno scrittore, e che era i libro letto avidamente dal giovane Noodles in C'era una volta in America di Sergio Leone.
Marcello non è stato il primo a cimentarsi nell'adattamento di questo romanzo che tocca temi come le classi sociali, la rivoluzione industriale e la dialettica tra individualismo e socialismo: già nel 1914 fu prodotto un primo adattamento, diretto da Hobart Bosworth e interpretato da Lawrence Peyton. La versione più nota è però quella del 1942, di Sidney Salkow con Glenn Ford nei panni del protagonista. Nel 1979 fu invece Giacomo Battiato a dirigere per la RAI una miniserie tratta dal romanzo di London con Christopher Connelly a interpretare il ruolo principale.

 

Film presentato in Concorso al Festival di Venezia 2019.

FRASI CELEBRI:

 

Dal Trailer Ufficiale del Film:

Martin Eden (Luca Marinelli): In tutti questi mesi ho riflettuto molto su me stesso e ho sentito come uno spirito creatore che mi divampava dentro, che mi incitava a fare di me uno degli orecchi attraverso cui il mondo sente, uno degli occhi attraverso cui il mondo vede, insomma voglio fare lo scrittore!

Russ Brissenden (Carlo Cecchi): Quanti ne vedi morire di fame, finire in galera perché sono dei poveretti, schiavi, ignoranti e stupidi. Lotta per loro, Martin!

Voce off: Lo scrittore Martin Eden non esiste. È un frutto delle vostre menti, quello che avete davanti è un malandrino, un marinaio...io non sono un mito, è inutile che ci provate, a me non mi fregate...a me non mi fregherete mai!

 
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Effetto Domino

Post n°15306 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

Regista: Alessandro Rossetto
Genere: Drammatico
Anno: 2019
Paese: Italia
Durata: 104 min
Data di uscita: 03 settembre 2019
Distribuzione: Parthénos
Effetto Domino è un film di genere drammatico del 2019, diretto da Alessandro Rossetto, con Diego Ribon e Mirko Artuso. Uscita al cinema il 03 settembre 2019. Durata 104 minuti. Distribuito da Parthénos.
Data di uscita:03 settembre 2019
Genere:Drammatico
Anno:2019
Paese:Italia
Durata:104 min
Distribuzione:Parthénos
Sceneggiatura:Alessandro Rossetto
Fotografia:Daniel Mazza
Montaggio:Jacopo Quadri
Produzione:Jolefilm con Rai Cinema
Guardalo al cinema
Effetto Domino ora al cinema: 5 sale cinematografiche
TRAMA EFFETTO DOMINO:

Effetto Domino, film diretto Alessandro Rossetto, è ispirato all'omonimo romanzo di Romolo Burgaro ed è ambientato in una cittadina termale del nord est italiano. Qui un impresario edile insieme al suo fidato geometra danno vita a un ambizioso progetto: convertire grandi alberghi abbandonati in residenze di lusso per pensionati facoltosi provenienti da ogni parte del mondo. Un sogno globalizzato che cambia faccia alla città e allo stesso tempo permette agli anziani di spendere i loro ultimi anni in paradisi in cui godersi l'ultimo pezzo di vita, piuttosto che rinchiudersi in fredde cliniche dove attendere la morte.
Un business della vecchiaia che qualcuno, più potente e visionario di questi piccoli imprenditori, fa suo qui dall’altra parte del pianeta, permettendo a queste vite stanche e fiacche di allungarsi all'infinito.
Quando il sostegno finanziario delle banche all'impresario edile improvvisamente viene meno, quello che si scatena è un effetto domino nella vita di chi sperava solo di arricchirsi, non consapevole di quel piano più alto e lontano di chi vede ormai il profitto venire da corpi che non muoiono mai.

Presentato nella sezione Sconfini al Festival di Venezia 2019.

 
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City Hunter: Private Eyes

Post n°15305 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

Regista: Kenji Kodama
Genere: AnimazioneAzione
Anno: 2019
Paese: Giappone
Data di uscita: 02 settembre 2019
Distribuzione: Nexo Digital in collaborazione con Dynit
City Hunter: Private Eyes è un film di genere animazione, azione del 2019, diretto da Kenji Kodama. Uscita al cinema il 02 settembre 2019. Distribuito da Nexo Digital in collaborazione con Dynit.
Data di uscita:02 settembre 2019
Genere:Animazione, Azione
Anno:2019
Paese:Giappone
Distribuzione:Nexo Digital in collaborazione con Dynit
Sceneggiatura:Yoichi Kato
Musiche:Taku Iwasaki
Produzione:Sunrise
Guardalo al cinema
City Hunter: Private Eyes ora al cinema: 180 sale cinematografiche

 

City Hunter: Private Eyes, il film d'animazione diretto da Kenji Kodama, arriva al cinema in occasione del 30° anniversario della prima messa in onda giapponese della celebre serie animata. 
Il film è ambientato a Shinjuku, Tokyo e racconta la storia di Ryo Saeba, investigatore privato ossessionato dalle belle donne e sempre a caccia di criminali. City Hunter e la collega Kaori sono alle prese con una nuova missione, dovranno infatti proteggere Ai Shindo, bellissima modella minacciata da misteriosi criminali e inconsapevolmente in possesso di una “chiave” legata a una cospirazione che coinvolge la città di Tokyo. 
Riuscirà Ryo Saeba insieme alla sua squadra a proteggere Ai e a salvare l'intera città?

 
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Mio fratello rincorre i dinosauri

Post n°15304 pubblicato il 04 Settembre 2019 da Ladridicinema
 

Regista: Stefano Cipani
Genere: Drammatico
Anno: 2019
Paese: Italia
Durata: 101 min
Data di uscita: 05 settembre 2019
Distribuzione: Eagle Pictutures
Mio fratello rincorre i dinosauri è un film di genere drammatico del 2019, diretto da Stefano Cipani, con Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese. Uscita al cinema il 05 settembre 2019. Durata 101 minuti. Distribuito da Eagle Pictutures.
Data di uscita:05 settembre 2019
Genere:Drammatico
Anno:2019
Paese:Italia
Durata:101 min
Distribuzione:Eagle Pictutures
Fotografia:Sergi Bartrolí
Montaggio:Massimo Quaglia
Musiche:Lucas Vidal
Produzione:Paco Cinematografica, Neo Art Producciones con Rai Cinema
TRAMA MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI:

Mio fratello rincorre i dinosauri, il film diretto da Stefano Cipani, segue la storia di Jack (Francesco Gheghi) che fin da piccolo ha creduto alla tenera bugia che i suoi genitori gli hanno raccontato, ovvero che Gio (Lorenzo Sisto), suo fratello, fosse un bambino “speciale”, dotato di incredibili superpoteri, come un eroe dei fumetti. Con il passare del tempo Gio, affetto dalla sindrome di Down, per suo fratello diventa un segreto da non svelare. Con questo sentimento nel cuore, trascorre il tempo delle scuole medie. Quando Jack conosce il primo amore, Arianna (Arianna Becheroni), la presenza di Gio, con i suoi bizzarri e imprevedibili comportamenti, diventa per lui un fardello tanto pesante da arrivare a negare ad Arianna e ai nuovi amici del liceo l'esistenza di Gio. Ma non si può pretendere di essere amati da qualcuno per come si è, se non si è in grado per primi di amare gli altri accettandone i difetti. Sarà proprio questo l’insegnamento che Jack riceverà da suo fratello grazie a quel suo originale punto di vista sul mondo e riuscirà a farsi travolgere dalla vitalità di Gio comincerà a pensare che è davvero un supereroe.

 

Mio fratello rincorre i dinosauri è stato ribattezzato "la risposta italiana a Wonder" prima ancora di essere uscito al cinema.
Il protagonista del film con Julia Roberts e Owen Wilson, che era interpretato da Jacob Tremblay, è infatti, come il piccolo Gio della nostra storia, un bambino non come gli altri. Se quel personaggio era affetto dalla Sindrome di Treacher Collins, questo è nato con la Sindrome di Down. Il film di Stephen Chbosky, inoltre, proprio come l'opera di Stefano Cipani, era tratto da un romanzo. Il libro che ha ispirato Mio fratello rincorre i dinosauri, però, è decisamente più autobiografico ed è stato scritto dal giovane Giacomo Mazzariol, che aveva già parlato alla gente della vita insieme al fratello down, da sempre considerato speciale, anzi un supereroe. I due si sono presentati al pubblico per la prima volta nel 2015 con il video “The Simple Interview”, che è stato pubblicato su youtube in occasione della giornata mondiale della Sindrome di Down e che si chiudeva con le parole: “Dentro ogni persona c’è un mondo unico. Non guardate gli altri soltanto con i vostri occhi. Siate autentici, siate spontanei. Restate semplici, restate veri”. Il libro "Mio fratello rincorre i dinosauri" è arrivato poco dopo, diventando il caso editoriale dell’anno con 150.000 copie vendute, ed è stato seguito da un lungo tour promozionale nelle scuole.

Mazzariol, che si definisce “politicamente scorretto”, ha scritto la sceneggiatura del film insieme a Fabio Bonifacci e, commentando le prime immagini, ha detto: “In periodi difficili per l’intolleranza e l’accettazione, le storie sono ancora gli strumenti più forti per entrare in sintonia con i pezzi di mondo che non ci appartengono. Amore e accoglienza rendono la nostra esistenza unica”.

Mio fratello rincorre i dinosauri è il debutto nel lungometraggio di Cipani, già regista di un interessante cortometraggio intitolato While God is Watching Us, in cui un ragazzo disabile affetto da una malattia terminale chiedeva alla persona che si occupava di lui di accompagnarlo a perdere la verginità. Per Cipani il cinema è sempre stato una droga, “assaggiata” per la prima volta guardando insieme al padre i western di Sergio Leone.

A interpretare i genitori di Jack e Gio in Mio fratello rincorre i dinosauri sono Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese. Altro volto noto del film è la spagnola Rossy de Palma, una delle attrici-feticcio di Pedro Almodovar. Per quanto riguarda i “piccoli”, quello che conosciamo un po’ di più è Saul Nanni(che tanto piccolo non è). Lo ricordiamo per la sua interpretazione di Christian nella serie Alex & Co. e nel film Come diventare grandi nonostante i genitori, e nella serie Non dirlo al mio capo.

 

Tratto dall'omonimo successo letterario di Giacomo Mazzariol edito da Einaudi.
Presentato Fuori Concorso alla XVI edizione delle Giornate degli Autori del Festival di Venezia 2019.

FRASI CELEBRI:

 

Dal Trailer Ufficiale del Film:

Jack (Francesco Gheghi): Mio fratello era più che speciale, era un supereroe!

Jack bambino ( Luca Morello): La verità è che mi avete fatto credere che era un supereroe, siete dei bugiardi!

Arianna (Arianna Becheroni): Tu mia avevi detto di avere solo due sorelle!
Jack: Mio fratello...è morto

Jack: Lui è genialità e ingenuità al tempo stesso, Gio è uno che quando si trova nei corridoi corre, perché nei corridoi si corre! Gio è uno che ogni mattina si sveglia e ti chiede se fuori c'è il sole, ogni mattina porta dei fiori alle sorelle...e quando mi chiedono cos'ha Gio, io rispondo sempre: "Mio fratello rincorre i dinosauri".

 
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