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Messaggi del 21/05/2020

 

Se hai una copia de Il Signore degli Anelli hai potenzialmente un tesoro

Post n°15713 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
 

da drcomtmodore.it

Quanto valgono le copie de “Il Signore Degli Anelli”

Basta fare un giro su Ebay per rendersi conto di un fatto piuttosto strano, ma non del tutto inaspettato. Decine e decine di inserzioni di volumi de Il Signore degli Anelli, venduti a prezzi da capogiro, varie decine di euro, quando non centinaia. E non si tratta di vecchie edizioni, prime stampe rare, o copie autografate da JRR o da Christopher; non solo comunque.

La maggior parte di questi sono comuni volumi di qualche mese fa, stampe recenti, o comunque non più vecchie di una decina di anni.

Una delle più quotate è l’edizione illustrata da Alan Lee, artista premio oscar per la migliore scenografia ne Il Ritorno del Re nel 2004. Un volume sicuramente di pregio, arricchito dalle splendide pagine inchiostrate dall’artista inglese e che risale a meno di 20 anni fa, per un prezzo di copertina di 70€, ma che arriva agilmente ad essere venduto a 250, quando non 400 euro su Ebay in questi giorni.

Il motivo è presto detto: la nuova traduzione pubblicata dalla casa editrice Bompiani, ha fatto sparire dagli scaffali delle librerie le vecchie edizioni.

Il nuovo Signore degli Anelli di Bompiani

Eseguita da Ottavio Fatica per sostituire quella di Vicky Alliata risalente alla fine degli anni ‘60, questa nuova traduzione ha sollevato parecchie critiche da vari esponenti del mondo accademico legato allo studio delle opere del professor Tolkien. Un po’ per nostalgia nei confronti di una versione, quella della Alliata, che aveva accompagnato il pubblico durante gli ultimi 50 anni e che aveva segnato anche l’adattamento italiano della trilogia di Peter Jackson, un po’ per scelte discutibili sulla resa di alcune parole.

L’esempio più idiomatico è forse l’adattamento di ranger, termine riferito ai cacciatori e guerrieri dúnedain delle terre selvagge, di cui Aragorn era signore; nella prima versione italiana era stato infatti tradotto con l’iconico ramingo da Vicky Alliata, ma diventa forestale per Fatica.

La nuova traduzione de Il Signore degli Anelli La Compagnia dell'Anello di Ottavio Fativa

D’altro canto la nuova traduzione sembra prendersi meno libertà, mantenendo più coerenza con il tono originale voluto da Tolkien per la sua opera. Non è un segreto che la Alliata, benché avesse compiuto un’opera incredibile a suo tempo, fosse inesperta e non pronta fino in fondo a quella sfida.

Fatto sta che con la pubblicazione di questa nuova traduzione della casa editrice Bompiani, le vecchie edizioni, che riportavano la traduzione della Alliata, siano sparite dagli scaffali delle librerie e anche dai magazzini della distribuzione: oggi è praticamente impossibile trovare una qualsiasi copia pre-Fatica in un negozio, anche se parliamo dell’ultima edizione che è solo di pochissimi anni fa. 

Le polemiche per la nuova traduzione hanno quindi scatenato una caccia ai volumi più datati, che oggi vengono venduti su Ebay a prezzi parecchio maggiorati. 

Se avete una copia de Il Signore degli Anelli a casa, probabilmente avete un bel gruzzoletto in potenza.

Noi vi consigliamo comunque di conservarla e leggerla, soprattutto.

 
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Il comunicato censurato e la pena del contrappasso dei giornalisti di Repubblica da antidiplomatico

Post n°15712 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
 

Il comunicato censurato e la pena del contrappasso dei giornalisti di Repubblica
 


Non vinceranno sicuramente i 600 euro e la spilletta “R” promessa dal nuovo direttore, i giornalisti di Repubblica che hanno apertamente criticato con un comunicato lo sfacciato conflitto di interessi nel caso Fiat FCA e aiuti di Stato dal loro giornale.

 
Repubblica, con ben due articoli nella giornata di domenica, ci ha spiegato quanto sia positivo e giusto che lo Stato intervenga, ancora una volta, in sostegno del gruppo, una volta italiano, con sede fiscale in Olanda. Il comitato di redazione ha convocato un’assemblea per discutere il caso e ha prodotto un comunicato contro il nuovo direttore.



 

Maurizio Molinari, nota voce dei “valori democratici” e “liberali”,  ha proibito la pubblicazione.
 

Censura totale.

 
Cari colleghi della redazione di Repubblica guardiamo però il lato positivo della vicenda. Dopo oltre un ventennio di sbornia neoliberista, con il vostro giornale principale sponsor di tutte le bufale confezionate a Berlino, Bruxelles e Francoforte contro lo Stato, male assoluto da abbattere, tutti i castelli di menzogne vengono giù una ad una. E lo Stato è quello che invocano i supplici Elkann padroni dell’informazione.
 

Cari colleghi di Repubblica è una strana pena del contrappasso quello che state vivendo sulla vostra pelle, costretti a subire quello strano concetto di democrazia ideato a Washington, Tel Aviv e Bruxelles che avete diffuso e difeso per anni.
 

Un concetto solo formale, permeato di contraddizioni e una doppia morale vergonosa. Maurizio Molinari, esattamente come Repubblica prima che diventasse lui il direttore, per anni ha giustificato guerre, tentativi di golpe, sanzioni brutali perché si diceva che queste azioni servissero a portare la democrazia.
 

Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina e oggi Venezuela, Iran e Cuba sono stati attaccati economicamente, militarmente e mediaticamente perché si ribellavano o si ribellano alla voce del padrone. Milioni sono morti o profughi per colpa di quelle barbarie che avete difeso e protetto con le vostre menzogne.
 

Cari colleghi di Repubblica, quella che subite oggi è la stessa arroganza, la stessa devastante arroganza del potere che ha censurato il vostro comunicato oggi, come da settimane sta censurando l’ennesimo attacco “mafioso”, come lo ha definito l’ex vice-segretario Onu Pino Arlacchi, contro il Venezuela.  
 

E’ il concetto di democrazia padronale, dove ha cittadinanza solo la voce della proprietà, dove tutto deve essere conforme ed effettuato in funzione di detti interessi, dove chi si ribella non ha diritto di parola. Ed è per questo che il vostro giornale, anche prima della direzione Molinari, ha censurato sempre o travisato la voce di quei paesi che si ribellavano ai diktat padronali.
 

E nel caso delle vicende internazionali la voce del padrone coincide sempre con gli interessi di Washington.  Avveniva anche prima quando nel giornale c’era Gad Lerner. Forse adesso sono più chiare tante cose anche a chi faceva finta di niente.


La Redazione

 
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spazio censura fake media

Post n°15711 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
 

Obamagate e quello strano silenzio del mainstream da antidiplomatico

Obamagate e quello strano silenzio del mainstream
 

di Antonio Di Siena 
 

L’Obamagate potrebbe essere una bufala colossale. O al contrario la pietra tombale sul mito della presunta superiorità morale dei democratici statunitensi.


 

 

Anche se il silenzio dei media sul caso qualche indicazione di massima ce la fornisce.

Un silenzio imbarazzante che, con la solita spocchia dei “professionisti dell’informazione”, ha rapidamente bollato la vicenda come una teoria del complotto.

Eppure Donald Trump - che nonostante non l’abbiate ancora digerito sarebbe il presidente della prima potenza economica e militare del mondo - domenica scorsa ha fatto un tweet abbastanza emblematico con cui accusa Obama nientedimeno di essere il regista del Russiagate.

Quell’inchiesta che, nonostante abbia avuto un risalto gigantesco su tutti i principali organi di informazione internazionali e ha portato pure all’impeachment nei confronti di Trump, si è rivelata quello che in molti avevano sempre sostenuto essere sin dal principio: una gigantesca bufala.

E non è un caso che alla fine i massimi organi di giustizia Usa hanno dovuto archiviarla.

Ebbene negli ultimi giorni sono successe due cose abbastanza importanti.


La prima è che uno degli ultimi strascichi ancora attivi del Russiagate si è anch’esso concluso nel nulla. Giovedì scorso infatti il Dipartimento di Giustizia ha lasciato cadere tutte le accuse contro Michael Flynn. Il generale primo consigliere per la sicurezza nazionale dell’era Trump che fu dimissionato perché ingiustamente accusato di aver fatto accordi coi russi e di aver mentito all’FBI.


Accuse partite proprio dal Bureau che nel 2016, con l’operazione “Crossfire Hurricane”, aveva pubblicamente ipotizzato (sarebbe più corretto dire affermato con certezza) il legame Putin-Trump.


Un’indagine potenzialmente decisiva per l’esito delle presidenziali che fu sbandierata ai quattro venti in piena campagna elettorale.


Il secondo avvenimento da cerchiare in rosso poi è ancora più emblematico. Negli ultimi giorni infatti la commissione “intelligence” del Campidoglio ha desecretato un bel po’ di documenti interessanti. Fra questi ci sono le trascrizioni delle audizioni con le quali la stessa commissione (che le svolse a porte chiuse) acquisì informazioni dai soggetti coinvolti nel Russiagate.


Ebbene da questa massa enorme di carte (circa 6000 documenti) è venuto fuori che i funzionari dell'amministrazione Obama davanti al Cobgresso hanno escluso ufficialmente di essere stati in possesso di evidenze empiriche che provassero la collusione fra Trump e Putin.


Detto in altre parole non c’era non solo alcuna prova, ma neppure alcun indizio sufficientemente circostanziato, che indicasse come i russi stessero interferendo con la campagna presidenziale Usa.


In pratica quindi amministrazione Obama ed FBI (che teoricamente alla prima rispondeva) pur in assenza di evidenze empiriche tali da motivare un’accusa così grave, ritennero comunque ragionevole far trapelare quelle pesantissime accuse contro Trump (in piena campagna elettorale) che diedero il via al Russiagate (e condizionando anche le MidTerm).


E allora sarebbe lecito domandarsi il perché tutto questo sia avvenuto.


Come mai il Dipartimento di Giustizia, pur in assenza di prove, ha autorizzato FBI a portare avanti una indagine di questo tipo? A sentire Loretta Lynch, ex ministro della Giustizia, non c’erano ragioni per farlo. Si può ragionevolmente desumere quindi che o FBI abbia agito in autonomia, oppure questa rispondesse direttamente all’ex presidente americano.


E se così fosse (e da quel poco che emerge qualcosa lo lascerebbe intendere) perché mai Obama avrebbe avuto interesse a iniziare un’indagine così delicata e dalla enorme risonanza mediatica nonostante l’assenza di “evidenze empiriche”?


L’unica idea maliziosa che viene in mente è che il movente potesse essere politico.


Complottismo? Forse.


L’unica certezza è che col Russiagate i Dem hanno tentato un clamoroso ribaltone.

Montando uno scandalo politico gigantesco sul nulla - col consueto ausilio di quegli stessi media che per anni avevano gettato fango e ombre su Trump- per cercare di eliminare il legittimo presidente degli Usa attraverso un impeachment (la massima accusa nei confronti di un presidente Usa).


Un ribaltone così antidemocratico da puzzare di tentativo di golpe. Che se ove mai fosse dimostrato avrebbe l’effetto deflagrante di una bomba atomica. E la cui onda d’urto arriverebbe pure a Roma, come dimostrano un paio di tweet fin troppo eloquenti firmati stanotte da George Papadopoulos.


E cercare di capire se le cose possono essere andate effettivamente come quanto sta emergendo potrebbe indicare mi pare il minimo sindacale per quella che viene definita “la più solida democrazia del mondo libero”.


Altro che complotti.


A meno che non si voglia sostenere che fosse lecito indagare allora benché sulla base di accuse palesemente inventate. E invece oggi non lo sia, nonostante tutto quanto sta saltando fuori.


Legittimando una volta per tutte quel doppiopesismo politico e morale tipico della sinistra liberale per cui non contano tanto gli atti di per sé, ma esclusivamente i soggetti che li pongono in essere.

Notizia del: 14/05/2020
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"Interferenze russe", La Stampa svela finalmente le sue "fonti" da antidiplomatico
Interferenze russe, La Stampa svela finalmente le sue fonti
 


“Il Cremlino ha tentato di destabilizzare la democrazia in Italia”.
Finalmente Paolo Mastrolilli, fantasioso inviato de La Stampa a Washington, fa nomi e cognomi nel suo ultimo articolo per denunciare la visibilissima interferenza russa nei processi decisionali italiani.

 
Finalmente. Basta “fonti che vogliono restare anonime”. Basta “fonti del GRU secondo quanto riporta una fonte interna al Dipartimento di Stato filtrata dalla Casa Bianca e che vuole restare anonima per ragioni di sicurezza”.  Basta con le “fonti che hanno ascoltato fonti parlare con fonti che hanno visto dossier di hacker russi”.
 

No, finalmente il Mastrolilli svela chi c’è dietro le sue accuse e oggi fa nomi e cognomi dando grande autorevolezza anche ai suoi scritti precedenti su cui vi avevamo già scritto.

 
“I russi sono terribili, quello che fanno con la loro macchina della propaganda. Quando ero ambasciatore passavo un sacco di tempo a correggere le informazioni false che mettevano in giro".
 

Forse non lo ricorderete, ma a parlare oggi a La Stampa è John Phillipps, ex ambasciatore obamiano in Italia. Quando Renzi voleva distruggere la nostra Costituzione con l’endorsment diretto del presidente Obamadichiarò testualmente:

 
“Una vittoria del No al referendum costituzionale sarebbe un “passo indietro” per attrarre gli investimenti stranieri in Italia”.

 
Interferenze con quel tono minaccioso di chi occupa l'Italia con 113 installazioni militari, decine di bombe atomiche e fa partire droni per bombardare paesi dalle nostre basi, che a La Stampa passano chiaramente inosservate. Quindi chi più di Phillips può parlare di interferenze? E, dopo aver letto l'intervista del Mastrolilli, non riusciamo a smettere di immaginarlo nel suo ufficio a Via Veneto a “passare un sacco di tempo a correggere” per La Stampa (?) articoli che poi sarebbero usciti il giorno dopo puliti, filtrati, senza interferenze chiaramente, nella nostra “libera” stampa.
 
In attesa dell’Obamagate dopo il tracollo tragicomico del Russiagate, ennesima spilletta nella gloriosa collana di fake news del mainstream, Philips e quelle sue “correzioni” potrebbero tornare presto di attualità.
 
Restiamo in trepida attesa.

Intanto, mentre piccoli commercianti italiani, lavoratori, artigiani, partita Iva lottano per una sopravvivenza sempre più utopica, la FCA degli Agnelli, editori de La  Stampa, di Repubblica e ormai monopolisti dell’informazione in Italia, dal loro paradiso fiscale olandese dettano un nuovo ricatto al governo italiano: secondo quanto risulta e scrive oggi Milano Finanza hanno chiesto 6,5 miliardi di euro (altri 6,5 miliardi di euro dei contribuenti italiani loro che le tasse in Italia le eludono) di prestiti a fondo perduto e garantiti per la quasi totalità dalla Sace, quindi con garanzie statali. Soldi, statene certi, che continueranno a essere spesi anche per sponsorizzare “articoli” come questi:



 
E' arrivato il momento di dire basta che dite?

La Redazione
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In fila al Monte dei Pegni in attesa degli aiuti dall'Inps e della ripresa da AnsaPortati gioielli e beni di famiglia anche per piccole somme, serve liquidità immeditata

I prestiti bancari arrivano ma a rilento a causa di un meccanismo piuttosto complicato, gli aiuti erogati dall'Inps segnano spesso il passo e comunque i ricavi di molte attività sono scesi o completamente svaniti. Per questo, alla ripartenza della Fase2 molti italiani si sono messi in fila al Monte dei Pegni portando oro o gioielli e ricevendo immediatamente e senza presentare documenti, della liquidità per arrivare a fine mese ma anche per riavviare la propria piccola azienda, negozio o professione.

I dati forniti da Affide, il leader italiano del comparto (controllato dal gruppo austriaco Dorotheum) certificano un'impennata del 30% delle nuove operazioni rispetto al periodo prima del lockdown. Come spiega all'ANSA il condirettore Rainer Steger "ci sono situazioni di indubbia difficoltà di chi è in attesa magari dei sussidi" e "chiede piccole somme, anche di 50 euro".

"Ma ci sono anche piccoli imprenditori, magari un barista che vuole acquistare il plexiglas di protezione nel proprio bar e dopo due mesi senza ricavi non ha il contante. Noi eroghiamo subito, a vista, senza chiedere documenti, tranne i controlli antiriciclaggio mentre le banche ora fanno fatica a erogare in tempi rapidi. E in caso di mancato pagamento il soggetto non è segnalato in Centrale Rischi". "Va ricordato - sottolinea infine Steger - che di solito chi è in forte difficoltà vende l'oggetto da cui ricava sicuramente una somma più alta, piuttosto che darlo in pegno".

Il 95% dei beni dati in pegno viene riscattato, mentre il 5% finisce all'asta. Il credito su stima permette di ricevere un finanziamento offrendo come unica garanzia un prezioso o un gioiello, che resta di proprietà di chi lo impegna e che viene solo custodito dalla società di credito su stima. Al termine del periodo concordato, il proprietario del bene può scegliere se riscattare il suo bene, prolungare il finanziamento o mandare il bene all'asta.

__________

6 g · 

#Cuba Protestano il presidente ed il ministro degli esteri contro la decisione presa dal governo degli Stati Uniti presa contro Cuba ed il popolo cubano.
Ieri infatti il Dipartimento di Stato statunitense ha deciso di includere Cuba nella lista nera, da loro creata, dei paesi che non collaborano alla lotta contro il terrorismo.

L'isola non era in quella lista, che comprende Iran, Corea del Nord, Siria e Venezuela, dal 2015, quando fu rimossa dall'amministrazione Obama, dopo esservi stata inclusa per 33 anni.

Gli Stati Uniti si avocano il diritto unilaterale di giudicare questi paesi in base alla Sezione 40A della Legge sul Controllo delle Esportazioni delle Armi come "non cooperanti pienamente" con le iniziative antiterrorismo di Washington.

Secondo il documento del Dipartimento di Stato, Cuba è stata inclusa perché i membri dell'Esercito di Liberazione Nazionale colombiano (ELN), che hanno viaggiato nel 2017 per condurre colloqui di pace, sono rimasti sull'isola nel 2019 e si sono rifiutati di estradare 10 membri di quella organizzazione guerrigliera, dopo che fu attribuito l'attacco con un'autobomba alla Scuola Generale dei Cadetti militari di Santander a Bogotá, che causò 22 morti e oltre 60 feriti.

"Il rifiuto di Cuba di impegnarsi in modo produttivo con il governo colombiano dimostra che non sta collaborando con il lavoro degli Stati Uniti per sostenere gli sforzi della Colombia per garantire la pace, sicurezza e opportunità giuste e durature per il suo popolo", afferma il documento.

Sempre ieri, il governo di Cuba ha risposto a questa decisione statunitense denunciando "la lunga storia degli atti di terrorismo commessi dagli Stati Uniti" contro l'isola.

Il direttore generale per gli Stati Uniti del Ministero degli Affari Esteri cubano, Carlos Fernández de Cossío, ha sottolineato in questa lunga tradizione di attacchi, la "complicità" di Washington con "individui e organizzazioni" che hanno attaccato l'isola, tra cui l'ex agente della CIA Luis Posada Carriles, autore intellettuale dell'attentato al volo 455 della Cubana de Aviación nel 1976, in cui morirono oltre 70 persone.

La decisione del Dipartimento degli Stati Uniti di includere il paese caraibico nell'elenco, arriva dopo che Cuba ha denunciato "il complice silenzio" che le autorità statunitensi stanno mantenendo riguardo all'attacco armato commesso il 30 aprile contro la sua ambasciata a Washington.
Finora le autorità statunitensi non hanno rilasciato alcuna dichiarazione di condanna dell'accaduto né rivelato l'identità e le motivazioni dell'individuo presumibilmente arrestato.

https://twitter.com/DiazCanelB/status/1260898498196750336…

http://www.cubadebate.cu/…/gobierno-estadounidense-in…/amp/…

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“"Militari russi a Caracas? Sarebbe legittimo"
"La cooperazione tecnico-militare tra Russia e Venezuela si sta svolgendo legittimamente", così ha risposto il ministro degli Esteri russo Lavrov quando gli è stato chiesto di commentare le informazioni di alcuni media secondo cui i soldati russi sarebbero arrivati ​​in Venezuela con droni per facilitare la ricerca dei mercenari coinvolti nella recente incursione marittima fallita nel paese per provocare un colpo di Stato.

Lavrov ha affermato infatti che i servizi segreti russi e venezuelani mantengono contatti per indagare sul tentativo di invasione fallito contro Caracas.

"I nostri servizi di intelligence sono in contatto e se viene ricevuta una richiesta di assistenza ai sensi degli accordi corrispondenti, ovviamente, è presa in considerazione", ha dichiarato ieri il capo della Diplomazia russa in una conferenza stampa telematica.

Lavrov ha sottolineato che tutti i contatti in corso tra il suo paese e il legittimo governo venezuelano "sono condotti nel quadro giuridico, basato su accordi intergovernativi, ratificati sia dal parlamento venezuelano che da quello russo ed hanno forza di legge. Ciò si riferisce anche alla cooperazione militare tra i due paesi e alla fornitura di servizi alle attrezzature militari fornite al paese bolivariano. Sono i nostri obblighi contrattuali", ha aggiunto.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha condannato l'attacco terroristico contro il Venezuela, spiegando che mirava ad assassinare il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro e a promuovere la violenza nel paese.

Il ministro degli Esteri venezuelano ha ringraziato la Russia per aver offerto al suo paese aiuto nelle indagini sulla fallita incursione marittima contro il Venezuela.

Da parte sua il Venezuela ha ringraziato l'offerta di aiuto attraverso il suo munistro degli esteri Jorge Arreaza che su twitter ha pubblicato: "Il ministro degli Esteri Lavrov mostra la sua preoccupazione per la fallita incursione marittima del 3 maggio ed offre la collaborazione del suo servizio di intelligence per sostenere le indagini. La Russia è sempre impegnata nella pace del Venezuela".

Secondo il governo venezuelano, un gruppo di mercenari e terroristi addestrati in Colombia, con il sostegno degli Stati Uniti, ha tentato di entrare nel paese caraibico il 3 maggio, ma l'operazione è fallita grazie all'intervento della Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB).

Quest'ultimo attacco al Venezuela arriva circa un anno dopo il tentativo di colpo di Stato del leader dell'opposizione Juan Guaidó e dei suoi alleati a Caracas, anch'esso sostenuto da Washington. In effetti, la Repubblica Bolivariana ha già sventato molti piani e cospirazioni per rovesciare il Presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, grazie alla lealtà del popolo e dei militari al legittimo governo.

Caracas assicura che presenterà questo nuovo caso al Tribunale Penale Internazionale presso L'Aia, dove mostrerà prove attendibili dell'operazione mercenaria contro il Venezuela”

https://mundo.sputniknews.com/…/202005121091402236-rusia-r…/

https://www.hispantv.com/…/rusia/…/venezuela-atentado-lavrov

https://www.hispantv.com/…/…/rusia-incursion-fallida-arreaza

 
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Fake news e dintorni...

Post n°15710 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
 

Da oggi, ho deciso che oltre al solito spazio cultura, daremo spazio anche a quelle notizie che sono censurate o raccontate in maniera faziosa o falsa, dai "professionisti dell'informazione". Il titolo del post sarà sempre: spazio censura fake media, così come il tag

 
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Un saluto ad un grande maestro

Post n°15709 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema

"Guardavano la malattia: è evidente, non è che posso negarlo. Ho combattuto il pregiudizio. Fin da bambino ho lottato col fatto che un povero non può fare il direttore d'orchestra, perché il figlio di un operaio deve fare l'operaio, così è stato detto a mio padre".

Ezio Bosso, figlio della Torino proletaria, ex bassista degli Statuto, musicista di fama internazionale, persona incredibile.

 
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Melzer (ONU): “Su Assange chiari segni di tortura psicologica” daperiodicodaily.com

Post n°15708 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
 

Il caso Assange, oltre ad essere una vergogna internazionale, sta assumendo finalmente ricevendo un credito anche da parte di organismi importanti come le Nazioni Unite. Il rappresentante dell’Onu, in merito a tutto ciò, ricorda con un tweet la sua ispezione alla cella dell’attivista australiano sita al Belmarsh di Londra. La visita ha fornito a Melzer informazioni fondamentali non solo sulla detenzione, ma anche sul funzionamento delle democrazie occidentali, che tanto si propensano alla libertà di informazioni ma che in realtà operano nella maniera più antidemocratica possibile.

In particolare, Melzer afferma: “Oggi un anno fa, ho visitato Assange in carcere. E ha mostrato chiari segni di tortura psicologica prolungata. Per prima cosa sono rimasto sorpreso che le democrazie mature potrebbero produrre un tale incidente. Poi ho scoperto che non è stato un incidente. Ora ho paura di conoscere le nostre democrazie”

Accompagnato da medici, il rappresentante delle Nazioni Unite vide con i propri occhi i segni evidenti di una tortura psicologica. Ecuador, Svezia, Usa e Inghilterra sono secondo Melzer le responsabili oggettive di questo crimine contro una persona.

Con Assange rischia la democrazia

Nonostante gli appelli di dimostranti, cittadini comuni e addetti ai lavori, gran parte dell’opinione pubblica non conosce la storia dell’hacker. Un coraggioso uomo che ha messo a rischio la sua vita al servizio dell’informazione. Il suo caso, inoltre, rischia di mettere a repentaglio un sistema, quello democratico, che mai come ora sta mostrando segni di cedimento. È inconcepibile il massacro psicologico che il fondatore di Wikileaks ha dovuto subire fin dal suo arresto da parte di Scotland Yard. Un criminale. Un autentico criminale per l’establishment americano che ha avuto il coraggio, o forse la competenza giornalistica (?), di aver mostrato i crimini di Washington in giro per il mondo. Come ha sottolineato il The Guardian, il principale crimine di WikiLeaks è stato quello di dire la verità al potere.

 
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