Quando ero bambino, ma poi anche più avanti, da adolescente e da ragazzo, mi sentivo protetto. "La natura" pensavo "non ce l'ha con noi", e quando dicevo noi intendevo Bologna, intendevo l'Emilia: "il nostro è un mondo perfettamente sicuro". I guai esistono, mi dicevo, la tv li rimandava sempre: i terremoti, le inondazioni, ma queste erano faccende d'altri. Ecco qua: da maggio del 2012, da quella scossa, è cambiato tutto. I terremoti sono anche cosa nostra, le alluvioni non ne parliamo.
Sabato notte per le pioggie incessanti è crollato un muro, a tre metri da casa. E' il muro di recinzione che delimita la rampa che porta ai garage. Mi sono messo lì, guardavo la scena e mi sembrava irreale, non ci volevo credere, non ci potevo credere. La mattina, in una Bologna ferita, sono rimasto per un po' con gli altri abitanti attoniti, davanti a quel cumulo di macerie che chissà quando verrà portato via, tra pompieri e poliziotti, sotto il volteggiare degli elicotteri. Uno scenario di guerra.
Questo, una volta, era un posto sicuro.
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