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Date la colpa alla mia insonnia

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Retrospettiva (Prima Parte)

Post n°49 pubblicato il 30 Luglio 2009 da je_est_un_autre

Cosa c'è, di quello che è stata tua madre, in te?
In spiaggia, da piccolo, ti spingeva fuori da sotto l'ombrellone, urlando "IL SOLE TI FA BENE!".
Il dorso dei piedi ti si riempiva presto di bolle. Non hai più amato il mare.
Del resto, quando ai suoi figli piccoli tentava di mostrare un segno d'affetto - e ci provava - di dare una carezza, diventava goffa, come se stesse facendo qualcosa che non le apparteneva davvero, come se una piccola vergogna, un intimo pudore la bloccasse.

Era iniziato tutto molto tempo prima. Tuo nonno, quando doveva andare a morosa, faceva così: prendeva la bicicletta e si appostava lungo l'argine. La ragazza che sarebbe diventata tua nonna lo vedeva e faceva per raggiungerlo. Quando lei era vicina, lui faceva dietro-front e se ne andava. Era tutto.
Si era innamorata e si erano sposati.
Quando già erano una famiglia, alle tre del mattino tuo nonno riempiva una cassetta di radicchi per venderli al mercato, a Modena. Venti chilometri in bicicletta.
Al suo ritorno, nessuno parlava. C'era la campagna, una mucca (l'unico tesoro) ma soprattutto c'era la canapa da coltivare, la fatica e il macero e le puzze. Anche per i bambini, che quelli che li facevano arrivare in quinta elementare era già tanto.
Tua madre la odiava, la campagna. E qualcosa stava cambiando, pensava tuo nonno. Riuniva la famiglia attorno al tavolo, e diceva:
"Csa fàmmia? A vendàmm la vaca?"
E tua nonna: "Nando, avàmm sòol quala lè"
E tuo nonno: "Desis. A la vendàmm"
L'azzardo fu ben ripagato. La bottega (di stoffe prima, "negozio di confezioni" poi) fu la vera fortuna per i tuoi nonni e tua madre. Prima sudata, poi curata e infine davvero mitizzata, fino a costituire il perno centrale di tutta una storia familiare, divenne l'emblema di un "boom" privato che non ha fatto in tempo a lasciarsi travolgere dallo "sboom" causato dalla diffusione degli ipermercati (la quintessenza del diavolo, in casa tua).
Perchè sì, ad un certo punto la scelta fu inevitabile.
Purtroppo la cessione della bottega fu molto più drammatica di quella della mucca. Nel giro di pochi anni tuo nonno perdette la parola, tua nonna la ragione.
Tua madre non si è mai lasciata sorprendere dalle nostalgie. Sorrideva come per dire: era solo una bottega.

(continua)

 
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