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Date la colpa alla mia insonnia

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Italia Anno Niente (Prima parte)

Post n°71 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da je_est_un_autre

Vai a Terni? Ah, nel Lazio, proprio vicino a L'Aquila! Occhio, c'è il terremoto, da quelle parti.
(Acume)
La vera vita è altrove.
(Rimbaud)
E dove vai stavolta? A Verbania? Oh, lo vedi? Finalmente ci vai davvero, nel Lazio! E non dirmi che non ho ragione!
(Acume)

Le frasi qua sopra sembrano non aver nulla a che fare con quanto segue, ma dovrebbero assumere un senso semmai dovessi davvero buttare giù la Seconda parte.
Che poi ieri sera ho visto Il Pianista e questo film ha avuto un effetto talmente dirompente su di me da farmi pensare di intitolare il post "Io odio i tedeschi", così, a prescindere - ma insomma sono cose che non si fanno.

Alla Polisportiva Sempreavanti Gastone mi aveva ricevuto nel suo studio, tra palloni, trofei e molti libri di storia.
"Che vuole mai, per quanto posso, mi piace sentirmi attivo. Non potrei per nessuna ragione, come fanno tanti della mia età, passare il mio tempo tra la partita a carte e le bocce. Non voglio irretirmi nella quotidianità"
Ci avevamo messo un po', a sciogliere il clima, e solo dopo una bella manciata di minuti aveva alzato lo sguardo da certe carte, puntandomi addosso da sopra le lenti i suoi occhi azzurrissimi.
"Noi della Brigata Partigiana Stella Rossa eravamo una formazione atipica, molto sostenuta dai contadini attorno al Montesole. Nei giorni della strage abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità. Hanno ucciso il nostro comandante, e io stesso a Caprara ho rischiato la pelle a causa di una granata. Ancora oggi, quando faccio le lastre, mi telefonano allarmati i dottori. 'Ha il polmone pieno di schegge!' Lo so, rispondo io"
Aveva preso fuori da un cassetto una vecchia fotografia.
"Vede, questo sono io, pochi giorni dopo la Liberazione. Qui leggo l'Unità, ma lo dovevo fare di nascosto perchè ero ancora in caserma e il Maresciallo non sembrava molto contento delle mie letture. Una copia di questa fotografia gliel'ho spedita dopo il congedo. Comunque, il 25 aprile ero a Venezia, e ricordo precisamente il momento in cui a Piazza San Marco gli altoparlanti annunciarono 'La guerra è finita! La guerra è finita!' Oh, furono due giorni e due notti di festa, lei non può nemmeno immaginare! Per i tedeschi, lei mi perdonerà, continuo a non provare tanta simpatia. Negli anni dopo la guerra, quando d'estate andavo a Rimini e ne vedevo certi della mia età sulla spiaggia, mi veniva sempre voglia di chiedergli: 'Oh, démm bàin! Ma te, in quei giorni là, dov'eri?".
Prendeva giù certi libri, per puntualizzare meglio nomi e date.
"Lo sa qual è stato il momento più importante della mia vita? Quando - ero militare, subito dopo l'otto settembre - fummo tutti messi davanti ad una scelta: entrare nelle fila della Repubblica Sociale oppure la deportazione in Germania, oppure ancora, opzione non espressa, disertare per cominciare la Resistenza. Quando seppi che il 90% dei miei coetanei aveva rifiutato di entrare nella RSI, capii di far parte di una generazione irripetibile"
Ad un certo punto aveva sospirato.
"Alla mia età non esiste il futuro, non si hanno aspettative. Al massimo, ecco, spero solo di avere vita a campare da poter vedere la fine di Berlusconi, alle prossime elezioni. Non è un grande obiettivo, ma questi anni sono quelli che sono"

Era l'inizio del decennio. Gastone se n'è andato pochi mesi prima del 2006, senza fare in tempo a vedere la fine (temporanea) di Berlusconi. Noi, nel frattempo, sempre lì stiamo.
Ma in fondo aveva ragione lui, non si tratta di un grande obiettivo. Non per chi ne aveva centrati ben altri. Questo Paese, che le sue glorie le spazza via dalle spalle quasi fossero fastidiosa forfora, dimentica e ripudia in fretta anche le generazioni irripetibili. Eh, sì. Questi sono davvero gli anni che sono.

(Questa parte di Gastone doveva essere molto più breve, ma mi son fatto prendere. Per adesso mi fermo qui).

 
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