L'atrabilioso

In Emilia


Io, è da poco che ho smesso di sognare il terremoto. Non che sia successo così di frequente, da quel maggio fino ad oggi: diciamo una diecina di volte in tutto. Del resto qui siamo solo sull'orlo di quella zolla, di quel cratere così devastato. Ha picchiato forte ma danni pochi.Però chi ha provato il terremoto lo sa: ti resta dentro in qualche modo, a tener vive crepe che non si vedono a occhio nudo. Poi è vero che il tempo sfuma tutto, specie se sei stato toccato  marginalmente, e arrivi a pensarci sempre meno. Poi però un giorno apri il giornale e leggi che qualcuno rideva anche qui. Dev'essere una moda diffusa, questa di ridere mentre i tetti cadono sulla testa di chi sta dormendo nel suo letto e i capannoni si rovesciano sugli operai che fanno i turni di notte. Ho ascoltato un paio di volte l'intercettazione della telefonata intercorsa tra quei due figuri, e a parte quella risata crassa non sono riuscito a capire nemmeno una parola per via di certi accenti inestirpabili e forse è meglio così. Ma di quei due gaglioffi così gutturali non voglio nemmeno parlare, che cosa ci sarebbe da aggiungere a quanto già detto e ripetuto, dall'Aquila in poi?No, quello che colpisce è il mutamento di una regione famosa per il suo senso civico, per la diffusa solidarietà, per l'impegno: perchè si sa che quelli non agiscono da soli. Qualcosa è cambiato, proprio nelle persone. Disincanto, cinismo, ambizione, lo sporco lucro, non lo so. Davvero, non so che cosa sia successo, ma l'identità è perduta.Forse invecchiando starò diventando più sentimentale, ma non mi sono mai sentito tanto legato a questa terra come adesso. Forse perchè mi cambia sotto gli occhi, e sento che qualcosa sta fuggendo via.Non so se sia ancora possibile sperare in qualcosa, in questo cupo momento della nostra storia.Ma se c'è ancora qualcosa da fare, è meglio farlo in fretta.