L'atrabilioso

Mi guardo indietro


Ci sarà ben da ragionare un giorno, su quello che ci è successo in questi anni, su questa assuefazione, su questo stanco disinteresse, su questo ripiegarsi su di sè, come se non avesse più senso impegnarsi o indignarsi, ma anche solo leggere, informarsi, tentare di capire. Non è rimasto nulla. Scrivo queste parole perchè me le ha fatte venire in mente un meritorio articolo sul Domenicale del Sole24ore, che riportava ampi stralci di un discorso di Bernie Sanders dopo il successo alle primarie del New Hampshire: parole semplici e forti, mi veniva da credergli. Vorrei essere americano per votarti, Bernie! ho pensato. Poi ho ragionato: le stesse identiche parole, qui, non le riterrei credibili nella bocca di nessuno. Qualche cosa si è spezzato e non  capisco quando è successo e perchè. Sì, certo, la corruzione, i mille esempi nauseabondi che ciascuno di noi può riportare, ma io intendo: quando? Ho buon gioco a buttarla in ridere: la mia prima esperienza politica è nata e morta lo stesso giorno: dopo essermi candidato consigliere nelle file della sinistra al mio comune, alle elezioni amministrative il comune è passato a destra per la prima volta in settant'anni. Qui, nell'Emilia più profonda. Come dire: decisamente non è la mia strada. Ma la stanchezza era cominciata ben prima. L'Italia è diventata piccolissima, ogni voce che si leva muore in fretta rimbalzando da una parete all'altra di questo cortiletto ammuffito e vecchio che è il nostro Paese.Eppure da una fessura di questi muri sbrecciati chiunque può guardare fuori e, se solo si ha un po' di senno, si capisce che ormai i nostri destini si decidono altrove.Lo si avverte anche se non lo si capisce fino in fondo: ad impegnarsi ad un gioco sterile non ci sta quasi più nessuno.