L'atrabilioso

Sardegna


Io non lo so perchè, ma entro spesso nelle chiese. Mica per devozione (con la religione ho un rapporto conflittuale: cresciuto in una famiglia a forte orientamento cattolico ho vissuto il mio ormai lontanissimo distacco dal culto con una certa difficoltà, e ricordo perfettamente il brivido che mi correva nella schiena le prime volte in cui autonomamente decidevo di non andare più a messa, un impasto di orgoglio ribelle e di feroce senso di colpa), no, ma ecco: io passo davanti a una chiesa e voilà, mi vien voglia di andare a curiosare. Sarà anche che ci è toccato in sorte di vivere in un Paese dove le chiese sono spesso piene di meravigliose opere d'arte, o che forse fuori c'è casino e sai che entrando lì ti prendi una pausa, respiri e ti ritrovi un po', o magari anche solo per annusare l'odore che c'è in certe chiese antiche. O magari è che tutti, anche i più dannati materialisti covano dentro di sè un bisogno di spiritualità che non necessariamente coincide con una aspirazione religiosa, ma lì dentro è come se ci fosse qualcosa, non necessariamente Gesù Cristo, ma qualcosa che ha che fare con una sfera più intima e nascosta dell'uomo - o almeno io la sento così.Insomma entro spesso nelle chiese. Trovandomi a Cagliari per recitare, non ho fatto eccezione a questa mia abitudine. Ed è curioso che questo coincida con uno dei ricordi più vivi di questa trasferta sarda. Avevo l'intenzione di visitare la Cattedrale quando ho notato una piccola chiesupola proprio lì a fianco, con un assembramento di persone davanti. Era una chiesa di rito ortodosso, e si stava svolgendo quella che doveva essere una funzione religiosa particolare, forse per una ricorrenza speciale (o magari si svolge sempre così, confesso la mia ignoranza). Una piccola processione di sole donne con in testa un velo azzurro usciva in quel momento dalla chiesa. Tutte signore di una certa età, presumibilmente badanti russe in servizio nella città. Dentro, nell'aria d'incenso, con le icone russe esattamente come ve le immaginate e un pope (io dico "pope" ma chissà se è la parola giusta) con un copricapo e una barba da pope autentico, ho vissuto un'emozione forte. E' stato come essere trasportato in pochi istanti nella Russia dell'Ottocento, quasi una folgorazione.Insomma io entro spesso nelle chiese, e delle volte ne vale davvero la pena.(Certo, mi sono goduto anche il resto. I fenicotteri ad esempio, che sono così belli da sembrare finti. E ho mangiato una quantità di pesce buonissimo - andate alla Barceloneta, se passate di lì - e anche i culurgiones e i malloreddus. E il porto e le navi e i profumi di questa città bella e contraddittoria. Ma oggi volevo parlarvi un po' di questa cosa strana. Che uno va in Sardegna una settimana, la trova bellissima e quando torna a casa e ci ripensa, la prima cosa che gli viene in mente è un angolo di Russia).