L'atrabilioso

Il sabato filosofico di un ignorante


Forse mi piaceva di più quando mi limitavo ad aspettare il pettirosso che veniva a salutarmi sul balcone. Ma non tutti i sabati mattina escono uguali. Così certe volte apri gli occhi e ti si parano davanti le grandi domande. Tipo il tempo. Nel senso del Tempo, mica del meteo.it.Mi sono messo a pensare: ma come è possibile che siano passati miliardi di anni senza che io me ne accorgessi? Dove minchia ero? Non  è possibile, non è concepibile che non esistessi. Fa presto la gente a dire: "non esistevi". La fanno facile, quelli. Non può essere. Per non parlare di quando non ci sarò più. Più? No, non è possibile. Ma questa è talmente enorme che la tengo per un altro sabato.Cioè, voglio dire, questa roba qui, di sabato mattina, è devastante. Peggio dell'idea di stirare la camicia di "Casa del Popolo" per la replica di stasera, per dire.Poi mentre penso sento che ondeggio da una sensazione all'altra, la mia visione è sfuocata, incerta, sfumata, confusa. A dir poco, confusa.Ad esempio l'idea di essere un puntino infinitesimale nell'universo a volte mi agghiaccia, a volte mi rassicura. Mi agghiaccia perchè è come se d'improvviso una folgorante lucidità mi facesse dire "allora è proprio vero, conto meno di un cazzo, l'avevo sempre sospettato"; mi rassicura perchè un'altra vocina mi dice: "meglio così, qualunque cosa tremenda succeda in giro, non può essere certo colpa tua".Poi 'sti pensieri che per un bel po' mi immobilizzano tutto raggricciato nel letto, finiscono sempre per arrivare a un punto che è più o meno sempre lo stesso: tutto è vano e inutile, niente è importante.E quindi, se tutto è vano e inutile, se tutto è solo una gigantesca commedia, perchè adesso sono qui che mi stiro la camicia?