L'atrabilioso

Dubbi di metà corso


Un uomo solo. Seduto a un tavolaccio, illuminato da una fioca candela.E' nervoso, febbricitante. Atrabilioso. Scrive e legge su certe carte che poi appallottola e butta via.Voci nell'aria riempiono la stanza, fantasmi antichi che lui ha creato. La stessa scena, per due anni. Per due anni la stessa giornata. Bòn. Non ho nient'altro per le mani. Ovvero? direte voi.Ovvero, in uno dei quattro corsi che faccio (per gli altri tre ho già stabilito testo e ruoli) l'unica immagine che ho è quella sopra. E' Molière, condannato, censurato, scontroso, in guerra con la società del suo tempo, coi preti, con la Corte, con tutti. Bello, eh? Però è un po' pochino, diciamo.Che poi non volevo partire da questo, volevo anzi inventare una scena in cui fare incontrare i giganti che adoro: Tartufo, Don Giovanni, Alceste.Ma per ora ho solo Molière nella testa, e lo vedo in questo studio che odora di muffa, scrivere e gettare, scrivere e gettare, ossessivo, febbrile.Ragazzi del Lunedì Verde, ve lo giuro, prima o poi ne vengo a capo, ve lo prometto.Scusate lo sfogo. Divento matto.