L'atrabilioso

Brina


Chissà perchè, in questi giorni mi è tornato alla mente questo professore, si chiamava B... Insegnava disegno tecnico. Era alto, tetro, non ti guardava mai negli occhi. Credo non avesse mai fatto un sorriso in vita sua.Dicevo "insegnava" ma non ricordo una sola lezione in cui ci abbia detto come disegnare, anche perchè non credo che il disegno gli interessasse davvero: dava il compito e lasciava fare, silenzioso e cupo. Durante le sue ore si viveva un costante senso di allerta: nessuno osava fiatare e si respirava un clima come di tremebonda, minacciosa attesa: aveva infatti, questo Brini, la terribile abitudine di interrompere da un momento all'altro il suo silenzio e chiamare fuori uno, metterlo in piedi di fianco alla cattedra e interrogarlo duramente - ma non sul disegno, su altro: filosofia, storia, teologia, qualunque cosa gli passasse per la testa andava bene. Erano insomma esplorazioni libere e implicitamente accusatorie di B... sulla cultura generale dell'allievo (solitamente assai deficitaria), senza voti ma in un'atmosfera - non so come ci riuscisse - da santa inquisizione. Si dirà: e voi? non dicevate nulla? dovevate protestare. Ebbene, non ci è nemmeno mai passato per la testa. Altri tempi, non  so. Insomma chiamava fuori uno e se non eri il prescelto tiravi un egoistico sospiro di sollievo, fino alla prossima volta, fino al tuo turno.Ebbene ricordo di quando mi chiamò fuori. Ero al secondo banco, probabilmente avrei preferito vedersi creare una voragine sotto ai miei piedi, piuttosto che raggiungere la cattedra.A B... piaceva dare a questo momento una certa solennità. Chiamava fuori e intimava agli altri: posate le matite. Non si sentiva volare una mosca.Mi chiese: parlami dei Romani. L'Antica Roma. Io non sapevo nulla, non ho mai saputo nulla, non so nulla neanche adesso dell'antica Roma. Ma anche se avessi saputo qualcosa chissà se avrei avuto la forza di parlare: ricordo solo che ero terrorizzato e che non riuscivo a dire niente. Provai a balbettare qualcosa, ma non uscì nulla. Mi tenne lì per quanto? Cinque minuti, dieci, mezz'ora, un'ora? Mi sembrò un tempo eterno. Lo fu. Me lo ricordo ancora adesso. Non è un caso.Quando mi mandò al posto, ricordo solo la vergogna, che è poi uno dei tratti essenziali dell'adolescenza.Non c'è nient'altro, nè una rivincita, nè qualcuno che salta su e gli dice qualcosa, nè niente.Vacca boia, che rabbia. Sapere adesso di conoscerle, le parole giuste da dire in quel momento. Poter tornare indietro per cinque minuti e potergli dire tutto. Ma non sull'antica Roma. No.Adolescenti che alzate la testa, mi piacete un casino.