L'atrabilioso

Andàin pùr


Oggi comincio una nuova esperienza, un corso di teatro e dialetto.Mi ha chiesto di condurre il corso un noto "profesàur" (professore) di dialetto locale. Mi ha molto lusingato, e anche un pocolino preoccupato: il mio è un dialetto rudimentale, d'ascolto più che parlato, non vorrei fare brutte figure, ma lui si fida, bontà sua. So già che entro in un territorio scivoloso: non solo il nostro non è un dialetto nobilitato da un teatro riconosciuto (non tutti hanno la fortuna, come i napoletani e i veneziani, d'aver avuto drammaturghi come gli Eduardi e i Goldoni); ma già ho visto alzarsi scettici sopraccigli da parte di chi, tra i colleghi, non si avvicinerebbe al vernacolo nemmeno con la pistola alla tempia. Un pocolino li capisco: il nostro è un idioma che per natura si è sempre adattato più alla farsa trasudante sugo e prurigine che anche solo alla commedia, magari di spessore. E di conseguenza anche la recitazione degli attori dialettali si è uniformata, incrostandosi in intonazioni sempre uguali, quasi attente solo ai doppi sensi, e ai passaggi da risata crassa, più che alle sfumature. Mi piacerebbe anche solo scalfire un pocolino questo muricciolo di pregiudizio, e dare nel mio piccolo un po' di respiro a questa nostra bella, sempre più dimenticata lingua.Stiamo a vedere.Andàin pùr.