L'atrabilioso

Questione di prospettive


Quando mi sono rotto il polso (era l'8 di gennaio), quell'evento mi sembrò una tragedia immane. Immane.Adesso che ci troviamo nell'occhio del ciclone della Catastrofe mi guardo indietro e capisco che quell'incidente non era davvero nulla. Ma allora non lo potevo sapere, era un'altra epoca: avevo bisogno di guidare la macchina, c'erano i corsi da mandare avanti, i copioni da scrivere, addirittura gli spettacoli da preparare e i testi da studiare, quella ansiogena sensazione d'incertezza era un pocolino giustificata. Tant'è. Il polso, nel frattempo, noncurante della sventura mondiale, si è messo a posto da solo. Non è proprio al 100%, ma mi accontento. Una cosa che mi ha scioccato è il rumore che fa, una novità sorprendente. Se lo faccio ruotare su se stesso, ne esce uno scricchiolìo sinistro che trovo raccapricciante e affascinante insieme. In secondo luogo ha un po' perso la forza di prima, che già non era erculea. L'ho scoperto usando l'attrezzo che serve per fare i passatelli (come si chiama, schiacciapatate? o quando si schiacciano i passatelli diventa uno schiacciapassatelli? insomma quello coi fori, ci siamo capiti). Beh, a farla breve ho preparato un impasto piuttosto sodo e dopo non ce la facevo a schiacciare abbastanza forte, così ho avuto bisogno di una mano. Mi sento un cuciniere a metà. Ho deciso che approfitterò di questo periodo anche per far riacquistare forza al mio polso. Uno degli esercizi è lasciarlo per delle mezze orette in acqua e sale. Cosa che mi fa sentire come una vongola. Ma un cuciniere a metà no, non si può sentire.