L'atrabilioso

Volare


Tra una cosa e l'altra, tra il braccio rotto e la reclusione forzata, non ho potuto guidare per quattro mesi. Sarà anche una cosa minore, ma a me mancava assai. A una delle domande che rimbalzavano maggiormente in quei giorni, ovvero: cosa ti manca di più? io rispondevo, la tangenziale.Avevo pensato spesso a come mi sarei fiondato in macchina, non appena me ne avessero dato la possibilità. Massì, un po’ di coraggio e via. Giù i finestrini, il vento addosso, la musica alta. Belle ragazze in shorts ai lati della strada ad applaudire, così vedevo la scena. Così, quando ho potuto farlo, sono salito sulla mia Punto tutto contento e ho girato la chiave. Niente. Batteria a terra. C’è poco da fare, toccava rimediare, sono andato dal rivenditore di batterie; c’era la fila, lui era stranamente euforico. Si fregava le mani di continuo, ma forse era solo per spalmarsi il gel sanificante. Già che c’ero me ne sono dato un po’ anch’io. Dopo, c’era da far benzina. L’ho fatta. Arrivato il momento di pagare mi sono avvicinato alla benzinaia e quella mi ha stoppato a mano aperta, un po’ lontana. Mi son detto, giusto, brava ragazza, hai ragione, le cautele non sono mai troppe. Però ho pensato: adesso come faccio? appallottolo i dieci euro e glieli lancio? potrebbe non prenderla bene. Allora ho piantato i piedi a terra e mi sono tutto allungato in avanti col busto, il braccio proteso coi soldi stretti tra indice e medio. Da sopra la mascherina gli occhi della benzinaia sembravano dire: non prendermi per il culo. Ma sarà stata un’impressione.Alla fine ci sono arrivato, alla tangenziale. C'era la fila anche lì. Ma me l'ero guadagnata.Col finestrino giù ho respirato un po' di gas di scarico ascoltando radio3.Mozart e monossido di carbonio. C'era da sentirsi bruciare gli occhi per la commozione. Mi ero ritrovato.