L'atrabilioso

Esalare


Dopo l'ultimo post, inevitabilmente triste, è tempo di cambiare registro e alleggerire l'atmosfera. Stranamente mi vedo però costretto a parlare ancora della Grande Mietitrice, di nostra Sorella Morte, ma da un punto di vista particolare, diverso."L'é difézzil anch murìr!" diceva mia nonna con schietto tono popolare, ovvero "è difficile anche morire" e si riferiva alla fatica di certi lunghi e dolorosi trapassi, la cui fine viene quasi accettata come un sollievo, una liberazione, da chi va e da chi resta.Ecco, che sia difficile morire l'ho scoperto anch'io venerdì sera, quando sono morto sul set. In verità non è stata una dipartita molto lunga: nella notte, dentro una fabbrica deserta, in mezzo a luci sinistre, morivo ammazzato da una revolverata in pieno petto. Eppure lo confesso, essere inquadrati in PPP (primissimo piano) ed esalare, in un misto di dolore e stupefazione, l'ultimo respiro, mi ha creato un imbarazzo assai grande, e dir che non son proprio di primo pelo, ma quanto a morire era la prima volta, cercate di capire. Dopo il primo tentativo, s'è creato un certo conciliabolo tra la regista e parte della troupe:"Non male, ma cerca di rifarlo rovesciando la testa all'indietro, il dolore immenso in quella bocca aperta" diceva la regista,"Però ti sparano in pancia, forse è meglio se ti pieghi su te stesso e cadi in avanti" ribatteva l'assistente alla regia,"Potresti cadere su un fianco? Così non rischi di spaccare la cassetta del microfono che ti ho legato alla schiena" avvertiva il fonico,"Concludo la scena inquadrando la tua mano destra, se cadi su un fianco ricorda di tenere il braccio lontano dal corpo, così non rischio di far vedere che respiri" ammoniva il cameraman,"Ecco, se poi non respiri del tutto è meglio" ha concluso il direttore della fotografia.Forte di queste indicazioni, a volte un zinzello contraddittorie, sono morto e resuscitato diverse volte, fino alla fine, fino all'ultimo ciak, quando, con la fronte sudata appoggiata a terra in mezzo alla limatura di ferro, ho cercato di riprendere fiato senza far vedere che respiravo, e lì ho pensato: cavolo, aveva proprio ragione mia nonna: l'é difezzil anch murìr!