L'atrabilioso

Mi sento come uno


Mi sento come uno che dormirebbe cinquanta ore di fila. Anzi, non è che mi ci sento e basta: sono esattamente quella cosa lì: uno che, all'indomani dello spettacolo (ma c'entra qualcosa? mah) dormirebbe cinquanta ore di fila. E invece, anche potendo dormire, la mattina alle 5 mi sveglio. A volte anche prima.E così sento tutti i rumori. Dalle 4 e mezza comincia il merlo che emette un trillo uguale al suono di whatsapp; alle 5 e mezza sento il tipo che esce con la 500, proprio una 500 di quelle vecchie anni 60, carine, chissà dove va, è un signore in pensione, forse ha degli animali da curare, va via tutti i giorni a quell'ora; poi arriva il camion che rifornisce la coop e fa un sacco di casino, whiiirr...bonk!...whiiirr...bonk!...con quel pianale che va su e giù a scaricare i pallets. Io mi alzo dopo un po' e mi sembra di avere trillato come un merlo, rombato come una 500, scaricato un camion. Triturato, fino a sera. E penso: come sarò fra cinque anni, fra dieci? Mioddìo, il pensiero mi terrorizza. Se penso, ecco, com'ero da ragazzo. Che dovevo puntare la sveglia se mi volevo svegliare prima di mezzogiorno. Che smaltivo le sbornie in mezza giornata. Che non facevo in tempo a pensare: sono stanco, che già mi era passata.Stupide nostalgie. Maledetta vecchiaia. Eccomi qua, che già brontolo come un vecchio rompicoglioni. Mi sto mettendo avanti per bene coi lavori.