L'atrabilioso

Prima Ferrara, poi Napoli


Per chiudere il resoconto delle vicissitudini che hanno contrassegnato la mia partecipazione al film di cui ho parlato qui (tutta una serie di provini per svariati personaggi, e poi spedito sul set a interpretarne uno ancora diverso, ed è solo un esempio) va annotata un'ultima cosa, piacevole e inaspettata: ebbene pensavo di avere chiuso il 30 giugno a Ferrara, e invece mi è arrivata un'ultima chiamata per una scena da girare a Napoli (massimo risultato, minimo sforzo: si trattava solo di fare una minipasseggiata all'interno di uno stabilimento, evidentemente serviva per l'equilibrio della scena, vai a sapere).E quindi per fare questa camminatella a favor di cinepresa me ne sono rimasto un giorno e due notti a Napoli, città che avevo visto solo una volta nella tarda infanzia, e di cui conservavo solo pochi pallidi ricordi (uno su tutti: mio padre, settentrionale rigoroso, che smadonna guidando nel traffico straripante della città, nel frastuono impossibile dei clacson e delle voci, e poco altro).E' stato un colpo di fortuna, poter scoprire almeno un pocolino questa città, e l'unicità dei suoi abitanti. Che sembra facciano apposta a volerti sorprendere.Tanto per dire, a Napoli tutti mi volevano dare da mangiare. La prima sera mi sono preso una pizza in un locale vicino all'albergo e ad un certo punto è arrivato al mio tavolo un babà al rum che non avevo chiesto. Mittente: una famiglia nel tavolo a fianco, festeggiavano un compleanno. Ho parlato un po' con loro: "Bulògnn, Nàpule..."Il giorno dopo, finite le riprese (durate assai poco, sapete com'è, una camminatiella dovevo fare...) sono andato in centro: cercavo la chiesa del Cristo velato e mi sono perso nei vicoli. Mentre passeggiavo, un signore che portava un cabaret su una spalla mi ha sorriso e, dopo un paio di metri, senza dir nulla si è fermato, ha alzato il burazzo (*) dal vassoio e mi ha allungato una rosetta appena sfornata. Così. Mi ha detto solo qualcosa come: me parév che stava a sentì o profumm.Adoro quella gente. Ho scoperto una città meravigliosa. (E poi, lì, nel centro, tra i vicoli stretti, giù, dove il sole non arriva, come si fa a non varcare certi portoni, attraversare quegli androni fatiscenti; come si fa a non farsi incantare da quelle scale, da quegli archi, da quelle ringhiere?).E' deciso, ci devo tornare, e presto anche. Ringrazierò Alessandro Siani anche per questo.(*) Burazzo=strofinaccio, asciugapiatti. Rimango pur sempre di Bulòggn.