L'atrabilioso

Valkirie


Mi è bastato l'ascolto casuale, alla radio, di tre secondi della Cavalcata delle Valkirie di Wagner, per aprire di colpo uno squarcio sul passato.Ero alle medie, forse in seconda, non ricordo. Avevamo questa materia, al pomeriggio, si chiamava "Drammatizzazione"; che a pensarci ora - considerando che si era solo nei tardi anni Settanta - doveva essere un esperimento didattico piuttosto audace. In sostanza, si faceva più che altro teatro (e vabbè, lo so, rischio di essere un po' scontato a dir che mi piaceva: è fin troppo ovvio che quella prima pionieristica esperienza deve avermi influenzato un zinzello; ma pensate che mettemmo addirittura in scena L'avaro di Molière, mica una robetta così), e non smetterò mai di ringraziare idealmente quella Prof che mi fece scoprire la mia America. Ma non solo del teatro si faceva, in quelle ore. Dicevo infatti delle Valkirie. Questa Prof, che doveva essere assolutamente visionaria, applicava una metodologia di lavoro per noi assolutamente sorprendente. Un pomeriggio arrivò a scuola con un apparecchio stereo (e questa presenza incongrua, uno stereo a scuola, ci fece strabuzzare gli occhi) e disse: "prendete un foglio e una matita: metterò su un disco e voi disegnate quello che volete, ascoltando questa musica". Chissà, noi ragazzini forse avremo ridacchiato, un po' divertiti e un po' imbarazzati. Poi lei mise su il disco, e fu il momento di Wagner. Ora, lo confesso: io ho sempre disegnato male. Ma male male, credetemi. A me quella musica ispirava una scena di guerra medievale, con le spade, gli elmi, gli scudi, i soldati bardati di corazze metalliche. E provai a disegnare quello che nella mia testa stavo "vedendo". Naturalmente il risultato fu raccapricciante: neanche uno bendato avrebbe potuto far peggio. Finita la musica, la prof venne a vedere tutti i nostri disegni. Arrivato il mio turno, lei guardò il disegno e sorrise, con un piccolo cenno di assenso. Nient'altro. E se c'è una rivoluzione dentro a una rivoluzione, fu quella: mi sentii NON giudicato, e per me fu dapprima un sollievo, e poi soprattutto un insegnamento clamoroso, tant'è vero che me lo ricordo ancora, con una vivezza che se sapessi disegnare vi farei un disegno.Tutto questo per dire cosa? Non so, forse questo: che non si deve avere paura delle novità, dei cambiamenti di rotta. Possono arricchire. Arricchiscono. Davvero.