L'atrabilioso

Il pomeriggio di un letturista


 Da qualche tempo mi occupo di letture. Diciamo che in questo momento, e lo sarà ancora per un po’, è il mio mestiere. Si direbbe un bel colpo di fortuna per uno che ha amato i libri più di ogni altra cosa. Peccato che quello che mi tocca leggere non siano libri, ma contatori del gas. E dell’acqua. Quelli dell’acqua sono peggio, ma di questo dirò dopo. Ecco che cosa succede, a voler fare dell’arte un mestiere. E’ che si imparano sempre troppo tardi due o tre cose fondamentali. Che l’arte perde sempre, ad esempio. E che si deve pur mangiare: una seccatura, e io non me lo ero segnato da nessuna parte. Quanto al romanticismo bohémien che dovrebbe fare da sfondo a tutto questo, è defunto da tempo e mi viene la nausea solo a parlarne. Non che sia tutta da buttare, questa faccenda delle letture: solo qualche controindicazione. Ad esempio coi contatori dell’acqua c’è questa cosa delle rane. Tu apri il pozzetto e loro sono lì, che ti guardano. E’ casa loro, quindi è naturale che abbiano quell’espressione come a dire “che cazzo vuoi?”. Ho sempre l’impressione che per esprimere il loro disappunto mi possano saltare in faccia da un momento all’altro. Insomma non riesco ad abituarmici. E ci ho messo un po’ a familiarizzare coi ragni che stazionano nelle nicchie del gas. Però in compenso si vedono un mucchio di facce. E si sentono un sacco di odori. In quella pampa sconfinata che è la valle padana, tra Stuffione, Ravarino e Crevalcore.