L'atrabilioso

Protrusioni


Pensavo fosse un'idea carina. Un invito. Non immaginavo."D'accordo, grazie. Però, prima, faremo un po' di reiki tutti assieme""Veramente vi ho invitati a cena, non potremmo semplicemente fare quello? sederci e mangiare?""Non possiamo più permetterci, alla nostra età, di essere sempre e solo dei cazzoni materialisti. E' tempo di pensare anche alle cose serie, dobbiamo dedicarci di più alla nostra spiritualità""Tutto questo, venerdì sera a casa mia?""Precisamente"Succede di avere un po' di amici mai domi, in quanto a novità eccitanti."Tranquilli, è semplice. Ora sedetevi nella posizione del loto"Mai avuta familiarità con la posizione del loto. Mia sorella da ragazzina ci provava, a farmi assumere quella postura per me inarrivabile: "cretino, è la posizione più comoda" - ma non c'era nulla da fare: credo di essere stato il bambino meno snodato dell'Europa Occidentale. Lei invece siede tutt'ora sempre così, e quando le ho chiesto se si tratta, non so, di una scommessa esistenziale o di una pena segreta da scontare, lei mi ha apostrofato allo stesso modo: "cretino, è la posizione più comoda".E così sembrano pensarla anche i miei invitati, e il nostro maestro spirituale dell'ultim'ora. Praticamente tutto il mondo è seduto nella posizione del loto, e io, non potendo scappare a casa o darmi malato, mi ritrovo sfortunatamente a tentare di immaginare un cerchio che si colora progressivamente di arancione mentre mi sento come se avessi un chiodo conficcato nell'anca destra. La cosa non passa inosservata, e la voce del maestro ha una nota di ribrezzo: "Puoi anche sederti su una sedia, se vuoi". E così mi sento come un geometra capitato per sbaglio in un consesso di monaci zen in meditazione. Un geometra peraltro incapace di immaginare senza intoppi un cerchio che si colora di arancione.Chiaramente si tratta di un problema fisico, qualcosa che parte dalla schiena. Anzi, più precisamente di un problema che parte da oltre vent'anni addietro, quando per la prima volta misi piede in quel bell'ambientino che è un capannone dove si preparano gli smalti ceramici.Ma naturalmente non è solo questo. E' lo scetticismo.Ovvero qualcosa che nulla mi toglie. E' un limite, lo so. Come se cominciando a credere che una pratica spirituale possa guarire, cambiare davvero le cose, ecco, significasse arrendermi. Ancora: è puerile, lo so. Ma non voglio che il mio cervello abdichi.E poi: la spiritualità? Appena se ne parla assieme, in una riunione di accovacciati, per me muore. E' una cosa delicata, veramente delicata e segreta. Troppo intima per essere condivisa.E' come trovare "un ambiente deserto e incontaminato" segnalato su una guida turistica. Dopo la prima riga di inchiostro, non esiste più, è violato.Ma dev'essere un problema mio. Senz'altro.