L'atrabilioso

Dopo il 10 di Agosto


A tarda sera, i tuoi piedi erano neri.La pelle dura, cementata, dalle parti dei talloni. Li hai strofinati forte con la pietra pomice, sotto la doccia: il risultato non è eccezionale. Non è importante, sai bene che saranno di nuovo sporchi, stasera. E domani, e il giorno dopo ancora.Avevano cominciato la mattina, a macinar chilometri. In una stanza 4metrix4, non sembra facile; ma loro, frenetici, se ne fregano. Tre ore: qualche chilometro l'avranno pur fatto. Un passo dopo l'altro, dopo l'altro. I muri sono solo un inciampo che non merita una sosta. E tutto il resto dietro: sono loro che comandano, e allora poco importa lo scricchiolio delle ginocchia, l'indolenzimento delle cosce, l'idiota ondeggiare di braccia ormai stanche, e la testa che ti scoppia: avanti, avanti ancora.Non hai mai avuto il talento del flâneur, del pigro e indolente osservatore delle cose circostanti. Il tuo è un camminare cieco, frenetico, senza meta. Campagna o città, è uguale.Ad un certo punto sei uscito di casa e i tuoi piedi hanno cercato prima piedi più anziani, poi piedi più giovani. Li hanno trovati e li hanno ignorati, passando oltre. Ti hanno portato fino al limite delle ultime case, poi ancora nei negozi, poi in diversi bar del centro. Hanno attraversato piazze e strade. Inesausti, sempre. E non cercavi nulla.A casa, più tardi, solo per un momento si sono ritrovati a ciondolare, svogliati e ottusi. Si devono essere vergognati, e si sono rimessi in movimento.Così, fino a notte. E il tuo cuore con loro, impazzito di fatica. E' che si sa, a te piace calpestarlo, a volte.Questa notte, dopo tanto tempo, ho avuto freddo.