L'atrabilioso

Nelle stanze dei giorni trascurati


Ho un rumore cartonato nella testa. Non è facile pensare, avendo nelle orecchie questo schiocco sordo e metronomico. E' tutto rinsecchito qui attorno, le parole e le azioni. Sembra non mi freghi di nulla, e sono certo che la mia faccia non inganna. Del resto, chi può dirmi qualcosa? Guardo, ascolto, eseguo. Punto.Ho come una specie di regressione infantile, di quando ci si fa raccontare la stessa storiella per sentirsi tranquillizzati. Io metto su la funzione "repeat" nel mio cervello, il sentiero è segnato e buonanotte, posso andare avanti anche ad occhi chiusi. Che è poi quello che faccio - e che facciamo: abbiamo già gettato la maschera, vero, compagni?Avevamo bisogno di poesia - c'è sempre bisogno di poesia - e invece eccoci qui. Strisce di polvere di realtà risaputa e volgare. Non è la strada.Fanculo. Per non sbagliare metto la funzione "repeat" anche nello stereo - una volta ero più curioso, non lo facevo mai - di uno di quei dischi collection un po' buttati lì (che tengono insieme non si sa come truzzate invereconde alla Alice Cooper e capolavori assoluti come "I'm waiting for the man") ed è là nel mezzo che (ri)scopro una gemma di inestimabile valore e che mi fa davvero bene. Re-make/Re-model la conoscevo solo per la cover che ne avevano fatto gli ShockHeadedPeters, oscurissimo gruppo del (per me) genio Karl Blake; ma la versione originale dei Roxy Music è qualcosa di inarrivabile. Beh, dategli un ascolto, non ve ne pentirete.Anonimo, vienimi in soccorso.