L'atrabilioso

I dialoghi impossibili: io e Arturo


IO: Hai visto in Egitto?ARTURO: Ho visto.IO: E che ne pensi?ARTURO: Non so. Sto a guardare. Dovrei avere un parere?IO: Sarebbe bene ne avessi uno: la situazione è grave.ARTURO: Me ne rendo conto, ma l'Egitto è l'Egitto, e noi siamo qua.IO: Ecco come fai, te ne lavi le mani, diciamo. Se invece provassi ad allargare anche solo di poco i tuoi orizzonti, sapresti che l'Egitto è più vicino che mai. Il focolaio si sta estendendo, e noi siamo il paese occidentale più affacciato sul Mediterraneo. Continua pure a leccarti le zampe, mentre già entra dalle finestre il puzzo di bruciato del fuoco acceso dai rivoltosi. Beh, io mi preparo.ARTURO: Ti prepari? Che fai, esci?IO: Magari sì. Può darsi, può darsi. Preparo una valigia se si mette male, e contemporaneamente allestisco un bunker se si mette peggio, con lo scatolame e tutto il resto. Non mi farò sorprendere.ARTURO: Sei tutto un'arguzia.IO: Non mi giudicare in modo sbagliato. Sono pronto a difendermi, sono pronto ad attaccare. In una parola, sono pronto a tutto. Però, questi egiziani. Stanno facendo sul serio. E la cosa arriverà fino a qui. E' così evidente. E anche tu: non puoi pensare di rimanere a casa a guardare i programmi del pomeriggio, mentre l'onda araba ci dà la sveglia.ARTURO: Mi ci vedi a piegare le camicie e a mettere da parte i viveri?IO: Eccoti qui: sei come tutti gli altri. Un intero paese fatto solo di gente che si guarda i piedi e  non sa altro che sospettare di tutto e di tutti e non si sta accorgendo di niente. Per tua fortuna ci sono qua io. Dovrò pensare a come mimetizzare il trasportino.ARTURO: Non potrei rimanere di vedetta qui, a prescindere? Dicevi, dello scatolame?